2009-12-05 15:34:39

Testimonianze dall’Africa per la sopravvivenza del pianeta Terra


“Ovunque viviamo, abbiamo il dovere di preservare le risorse limitate a nostra disposizione; se gestite in modo equo e responsabile, si eviteranno tensioni e conflitti. La foresta congolese, il secondo polmone del pianeta, va protetta: la sua distruzione avrà gravi conseguenze non solo per i 10 Paesi della regione, ma per tutta l’umanità”. A parlare in questo modo, a pochi giorni dall’apertura della Conferenza sui cambiamenti climatici in programma a Copenhagen, è la keniana Wangari Muta Maathai, Premio Nobel per la pace, intervistata dall’agenzia Misna. Impegnata dagli anni Novanta nella lotta al diboscamento, Maathai fa riferimento ai conflitti nella regione sudanese del Darfur o nella Repubblica Democratica del Congo, “emblematici - dice - delle conseguenze estreme quando è in gioco lo sfruttamento di risorse minerarie, acqua e terreni". Bisogna gestire, osserva, "i doni della natura con rispetto e in modo equo tra le persone, in questi casi a favore delle popolazioni locali”. Maathai ha fondato l’Associazione "Green Belt Movement", che per combattere l’erosione dei suoli ha piantato in Kenya oltre 40 milioni di alberi. Da questo Paese africano giunge anche la testimonianza di padre Tom Leyden, missionario della Società del Verbo Divino, secondo il quale all’origine della grave siccità che ha colpito la regione è legata al fenomeno meteorologico noto come “El Niño”. Il missionario racconta che la mancanza di piogge nella località di Dol Dol, nella Rift Valley, ha fatto seccare gli alberi e causato la morte di molti elefanti, stremati dalla mancanza di cibo, con gravi conseguenze sul patrimonio turistico della zona. “Questo - scrive padre Leyden sulla rivista ‘The Harp’ - accade quando un albero viene misurato per il suo valore monetario, piuttosto che come un seme di speranza per la sopravvivenza del pianeta”. (V.V.)







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