Il commento del teologo don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
In questa seconda Domenica di Avvento la liturgia ci propone la predicazione di Giovanni
Battista nel deserto: siamo nell'anno quindicesimo dell'impero di Tiberio Cesare,
mentre Ponzio Pilato è governatore della Giudea; Erode è tetràrca della Galilea, Anna
e Càifa sono i sommi sacerdoti. Queste le parole di Giovanni, che richiamano le profezie
di Isaia:
“Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà
abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo
vedrà la salvezza di Dio!“.
Su questo brano del Vangelo,
ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Dogmatica
alla Pontificia Università Lateranense:
Osserva Ludwig
Wittgenstein che “il senso del mondo dev’essere fuori di esso. Nel mondo tutto è com’è
e avviene come avviene”. Il mondo può solo riprodurre il mondo, il tempo può solo
dipanarsi in altro tempo, in una ripetitività noiosa perché ultimamente insensata.
Se ci dev’essere un senso, se ci dev’essere qualcosa che dà significato allo scorrere
monotono, benché violento, del mondo, “dev’essere fuori del mondo”.
L’Evangelista
Luca ci presenta esattamente questa irruzione del Senso nel mondo, con l’accadere
(egeneto) della parola di Dio su Giovanni. E’ un’azione diretta e possente di Dio
che imprime un inizio, dentro la storia profana e sacra, un inizio che ha il tratto
di qualcosa di assoluto. Niente e nessuno si può né si potrà opporre validamente a
questo inizio. Né i burroni, né le montagne, né le profondità né le altezze. Tutto
è appianato e piano sotto la potente mano di Dio. Quando Dio agisce, lì ricomincia
tutto e tutto il contorno, sia esso pomposo o miserevole, non determina più nulla,
non è più decisivo in ultima istanza. Solo ciò che ha e avrà a che fare con quell’Inizio
divino ha ormai un suo senso e un suo peso specifico.
Diceva
don Andrea Santoro: in ogni situazione non mi chiedo più che cosa posso o debbo fare
io, ma piuttosto: che cosa stai già facendo Tu, o Signore, per poter quindi prendere
parte alla Sua azione. Solo in questo modo il tempo fisico e psichico della vita dell’uomo
diventa Storia, Storia santa.