2009-12-05 15:46:07

Il cardinale Foley interviene a un convegno sull'esodo dei cristiani mediorientali


In un Medio Oriente sempre più travagliato dall'instabilità, i cristiani, protagonisti di un vero e proprio esodo, possono essere un ponte per un futuro migliore per i musulmani. Lo ha affermato il cardinale John P. Foley, gran maestro dell'Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme, intervenendo venerdì scorso alla Norwegian School of Theology di Oslo, in Norvegia, sul tema “L'esodo dei cristiani dalla Terra Santa: sfida per una pace sostenibile”. Nel suo discorso, il porporato ha espresso la propria preoccupazione per il continuo abbandono della Terra Santa da parte dei cristiani, che sessant'anni fa rappresentavano il 20% della popolazione della regione e oggi sono scesi a meno del 2%. “La presenza dei cristiani in Terra Santa oggi è una fonte di speranza per la comprensione, la pace e la riconciliazione”, ha dichiarato. Per il cardinale Foley, ripreso dall'agenzia Zenit, il cristianesimo è “un ponte per il futuro per il mondo arabo musulmano”, soprattutto perché “i cristiani del mondo occidentale hanno appreso e portato certi valori e certe prospettive estremamente importanti”, come la separazione tra Chiesa e Stato o l'idea che la dignità e la libertà umane richiedano il rispetto della coscienza dell'individuo, il che porta alla “libertà di culto”. “Ciò è sconvolgente per il mondo islamico”, il quale deve tuttavia “integrare questi valori nella sua vita quotidiana” se vuole “entrare pienamente nella società moderna”. Il cardinale Foley ha ricordato che dalla fine della Prima Guerra Mondiale, che ha posto fine a 400 anni di egemonia ottomana, “i cristiani hanno iniziato a declinare ovunque” in Medio Oriente. Le motivazioni di questo fenomeno, ha osservato, sono molteplici, iniziando dal fatto che i cristiani “tendono ad essere molto bene istruiti rispetto alla maggior parte della popolazione, e, come sappiamo, sembra che quanto più sono alti i livelli di istruzione e le opportunità economiche per la famiglia, minori siano le dimensioni di quest'ultima”. Un'altra ragione del declino è ovviamente l'emigrazione, dovuta in primo luogo al fatto che “a livello sociale, tra i cristiani, c'è un senso di esclusione, se non di discriminazione, in molti Paesi”. Secondo il porporato, l'emigrazione non è un male in sé, ma implica una perdita, perché “con l'esodo dei cristiani si perdono un patrimonio e una cultura”. “La nostra missione - ha concluso - è aiutare la sopravvivenza dei cristiani in Terra Santa, attraverso il nostro sostegno finanziario, il nostro aiuto personale, la presenza delle nostre visite e i nostri pellegrinaggi, la promozione dell'istruzione e dello sviluppo umano per chi vive lì e la nostra volontà di impegnarci in questa coraggiosa lotta per la giustizia e per la pace”. (V.V.)







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