2009-12-04 15:39:42

Trattato per la messa al bando delle mine: Africa in prima linea


“L’Italia e altri Paesi del Nord del mondo continuano a dimezzare i fondi per la bonifica di terreni minati e per il recupero delle vittime da mina”. “Il Sud del mondo, invece, è sempre più protagonista per risolvere un problema che lo riguarda direttamente nonostante la maggior parte delle mine in circolazione sia stato prodotto altrove”: è quanto dichiara alla Misna il direttore della Campagna italiana contro le mine, Giuseppe Schiavello da Cartagena, in Colombia, dove oggi si chiude la II Conferenza di revisione del Trattato di Ottawa. L’Africa, in particolare, è arrivata all’appuntamento colombiano con alcuni successi già acquisiti e alcuni annunci importanti: dopo aver dichiarato “liberi da mine” Swaziland (2007), Malawi (2008) e Tunisia (2009), la Campagna internazionale per la messa al bando delle mine (Icbl) ritiene che anche Rwanda, Zambia e Gibuti abbiano completato o siano vicine a risolvere la questione mine entro le scadenze fissate dal Trattato di Ottawa. Cambiando Continente, l’Albania si è aggiunta agli 11 Paesi già dichiarati ufficialmente liberi dalle mine. Secondo l’ultimo "Landmine monitor report" - il documento che su base annuale fa il punto della situazione - significativi progressi nella bonifica di territori minati sono stati compiuti anche in Paesi che non hanno firmato il Trattato, in particolare Cina, Iran, Libano, Marocco, Nepal, Taiwan e Sri Lanka. A Cartagena non sono mancati alcuni campanelli d’allarme: dopo i 15 Paesi che nel 2008 chiesero una proroga per completare la bonifica dei territori minati, quest'anno la stessa richiesta è stata fatta da Argentina, Cambogia, Tagikistan e Uganda. (A.L.)







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