2009-12-04 15:42:39

Il cardinale Terrazas: le elezioni in Bolivia siano serene e trasparenti


L'arcivescovo di Santa Cruz, cardinale Julio Terrazas, eletto presidente della Conferenza episcopale boliviana per la quarta volta, parlando con i giornalisti per illustrare i lavori della recente plenaria episcopale ha fatto riferimento anche alle elezioni di domenica prossima in Bolivia. Il porporato ha rinnovato l'auspicio dei vescovi affinché la consultazione "si svolga serenamente e con la massima trasparenza possibile". I boliviani, secondo le disposizioni transitorie della nuova Costituzione entrata in vigore pochi mesi fa, dovranno eleggere il presidente e il vice presidente della Repubblica, i membri del Congresso. "Siamo consapevoli delle difficoltà del processo ma se c'è buona volontà, attenzione e vigilanza da parte di tutti - ha precisato il cardinale Terrazas - possiamo portare a termine l'intero compito con successo". Alla domanda sui rapporti della Chiesa con lo Stato, l'arcivescovo ha aggiunto che “questi rapporti anzitutto si misurano tramite l'importanza delle istituzioni e poi tenendo conto dell'anima e della vita dei cittadini". "Se in Bolivia - ha spiegato - esiste una maggioranza di credenti e la Chiesa attraverso molte delle sue istituzioni dà un servizio, in particolare ai più poveri, ciò significa che occorre dialogare sempre per trovare soluzioni adeguate ad ogni esigenza e, al tempo stesso, approfondire i valori dello spirito”. “Nulla – ha detto il cardinale Terrazas - otterremmo se ci dimentichiamo dei valori e ci dedichiamo solo alle cose materiali. E’ questo il servizio della Chiesa e che si traduce in una totale disponibilità ad essere servitori autentici della persona umana, che non può essere mai calpestata". Intanto ieri nella città El Alto, Evo Morales, presidente uscente e probabile vincitore delle elezioni di domenica secondo quanto assicurano tutti i sondaggi, ha chiuso la sua campagna elettorale fiducioso. Ha detto di sperare di ottenere oltre il 50% dei voti e almeno due terzi del Congresso nazionale. Se alla fine sarà così vuol dire che potrà governare fino al 2015 e come ha ripetuto nei suoi discorsi di queste ultime settimane, potrà “approfondire le riforme che devono modernizzare il Paese gettando le basi di una società più giusta e ugualitaria”. (A cura di Luis Badilla)







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