Il cardinale Terrazas: le elezioni in Bolivia siano serene e trasparenti
L'arcivescovo di Santa Cruz, cardinale Julio Terrazas, eletto presidente della Conferenza
episcopale boliviana per la quarta volta, parlando con i giornalisti per illustrare
i lavori della recente plenaria episcopale ha fatto riferimento anche alle elezioni
di domenica prossima in Bolivia. Il porporato ha rinnovato l'auspicio dei vescovi
affinché la consultazione "si svolga serenamente e con la massima trasparenza possibile".
I boliviani, secondo le disposizioni transitorie della nuova Costituzione entrata
in vigore pochi mesi fa, dovranno eleggere il presidente e il vice presidente della
Repubblica, i membri del Congresso. "Siamo consapevoli delle difficoltà del processo
ma se c'è buona volontà, attenzione e vigilanza da parte di tutti - ha precisato il
cardinale Terrazas - possiamo portare a termine l'intero compito con successo". Alla
domanda sui rapporti della Chiesa con lo Stato, l'arcivescovo ha aggiunto che “questi
rapporti anzitutto si misurano tramite l'importanza delle istituzioni e poi tenendo
conto dell'anima e della vita dei cittadini". "Se in Bolivia - ha spiegato - esiste
una maggioranza di credenti e la Chiesa attraverso molte delle sue istituzioni dà
un servizio, in particolare ai più poveri, ciò significa che occorre dialogare sempre
per trovare soluzioni adeguate ad ogni esigenza e, al tempo stesso, approfondire i
valori dello spirito”. “Nulla – ha detto il cardinale Terrazas - otterremmo se ci
dimentichiamo dei valori e ci dedichiamo solo alle cose materiali. E’ questo il servizio
della Chiesa e che si traduce in una totale disponibilità ad essere servitori autentici
della persona umana, che non può essere mai calpestata". Intanto ieri nella città
El Alto, Evo Morales, presidente uscente e probabile vincitore delle elezioni di domenica
secondo quanto assicurano tutti i sondaggi, ha chiuso la sua campagna elettorale fiducioso.
Ha detto di sperare di ottenere oltre il 50% dei voti e almeno due terzi del Congresso
nazionale. Se alla fine sarà così vuol dire che potrà governare fino al 2015 e come
ha ripetuto nei suoi discorsi di queste ultime settimane, potrà “approfondire le riforme
che devono modernizzare il Paese gettando le basi di una società più giusta e ugualitaria”.
(A cura di Luis Badilla)