La Chiesa ricorda San Francesco Saverio, Patrono delle missioni
La Chiesa celebra oggi la memoria liturgica di San Francesco Saverio. Nato nel 1506
in Spagna, compagno di studi di Sant’Ignazio di Loyola, fu tra i fondatori della Compagnia
di Gesù e missionario instancabile. Apostolo delle Indie e del Giappone, seppe adattare
il messaggio evangelico alle culture locali e, secondo la tradizione, battezzò oltre
30 mila persone. Sulla figura e l’attualità di San Francesco Saverio, Alessandro
Gisotti ha intervistato padre Mario Menin, presidente dello Csam, il Centro
Saveriano di Animazione Missionaria:
R. – San
Francesco Saverio è un Santo giovane: di fatti, è morto a 46 anni, consumato dalle
fatiche della missione alle porte della Cina, per cui interpella molto i giovani in
quanto giovane egli stesso. Giovane studente a Parigi, si infiamma per la causa missionaria
incontrando Ignazio di Loyola, con il quale fa questo cammino di conversione al Vangelo
e all’amore di Gesù Cristo.
D. – San Francesco Saverio
è stato davvero un missionario straordinario. Pensiamo a quanto ha operato, a quanti
frutti sono nati grazie a lui in Asia …
R. – Sì,
la sua è un’esistenza sempre in viaggio tra mare e terra, ma sappiamo che i suoi viaggi
non sono dettati da altro se non da questo desiderio di far giungere il Vangelo in
tutto il mondo. Scoperto da lui come la cosa più bella della sua vita, San Francesco
Saverio vuole condividere questo grande dono del Vangelo con tutti, soprattutto con
i non cristiani, perché ritiene che la scoperta, la conoscenza del Vangelo poteva
trasformare qualunque vita: non solo quella di un cristiano, come era lui, ma anche
quella dei non cristiani.
D. – L’esempio di San Francesco
Saverio è particolarmente vivo, sperimentato ogni giorno dai missionari saveriani
anche in situazioni difficili: pensiamo, per esempio, alle ultime notizie che vengono
dalla Repubblica Democratica del Congo …
R. – Senz’altro.
Questi missionari che sono stati accusati ingiustamente, impropriamente di finanziare
i movimenti di guerriglia, sono invece ispirati al carisma di Francesco Saverio di
donare la loro vita per tutti, indistintamente. Si sono lasciati commuovere, questi
missionari, dalla situazione di miseria delle persone che vivono rifugiate in alta
montagna, per cui non c’è alcuna complicità con la guerriglia da una parte o dall’altra,
ma solo solidarietà con i più poveri, quelli che non sono aiutati da nessuno, nemmeno
dalle grandi organizzazioni internazionali. Il missionario che vive sul posto, che
non fugge nemmeno nei tempi della guerra e che sacrifica la sua vita, secondo me incarna
l’ideale di Francesco Saverio che dà tutto per gli altri.