2009-12-03 14:10:03

Il commento del cardinale Tauran sulla questione dei minareti in Svizzera


Continua a far discutere il ‘no’ degli svizzeri, nel referendum di domenica scorsa, alla costruzione di nuovi minareti nella Confederazione elvetica. Al termine della loro assemblea ordinaria, i vescovi della Svizzera hanno pubblicato un comunicato in cui riaffermano che questa decisione rappresenta un ostacolo sulla via dell’integrazione. “Il divieto dei minareti – rilevano - è il segno di una crisi dell’identità cristiana nella nostra società”: inoltre questo divieto “non risolve alcun problema di convivenza con l'Islam”. Anzi: “il divieto dei minareti non faciliterà la situazione dei cristiani nei Paesi musulmani, ma l’aggraverà”. I vescovi svizzeri sottolineano poi il fatto che “il ‘no’ ai minareti significa anche il ‘no’ alla visibilità pubblica delle religioni e colpisce tutte le comunità religiose. La recente sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo contro il Crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche in Italia – concludono - è un altro esempio di pressione esercitata contro la visibilità della religione”. Sulla questione Olivier Tosseri ha sentito il parere del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso:RealAudioMP3

“La questione dei minareti pone, secondo me, prima di tutto il problema della libertà di religione, e la libertà di religione suppone la libertà di culto e quindi la libertà di praticare la propria fede in privato e in pubblico e quindi di avere anche i propri luoghi di culto. Ma, ovviamente, quando si costruisce una chiesa in un Paese a maggioranza islamica o una moschea in un Paese a maggioranza cristiana, la preoccupazione di chi costruisce l’edificio di culto deve essere di armonizzare la costruzione nel paesaggio urbanistico e nel contesto culturale della società. Ma al di là di questi aspetti, penso che il problema pone, in realtà, la questione dello statuto giuridico dell’islam in Europa, oggi: quindi, va molto al di là dei fatti di cui parliamo”.







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