Il commento del cardinale Tauran sulla questione dei minareti in Svizzera
Continua a far discutere il ‘no’ degli svizzeri, nel referendum di domenica scorsa,
alla costruzione di nuovi minareti nella Confederazione elvetica. Al termine della
loro assemblea ordinaria, i vescovi della Svizzera hanno pubblicato un comunicato
in cui riaffermano che questa decisione rappresenta un ostacolo sulla via dell’integrazione.
“Il divieto dei minareti – rilevano - è il segno di una crisi dell’identità cristiana
nella nostra società”: inoltre questo divieto “non risolve alcun problema di convivenza
con l'Islam”. Anzi: “il divieto dei minareti non faciliterà la situazione dei cristiani
nei Paesi musulmani, ma l’aggraverà”. I vescovi svizzeri sottolineano poi il fatto
che “il ‘no’ ai minareti significa anche il ‘no’ alla visibilità pubblica delle religioni
e colpisce tutte le comunità religiose. La recente sentenza della Corte europea dei
diritti dell'uomo contro il Crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche in Italia
– concludono - è un altro esempio di pressione esercitata contro la visibilità della
religione”. Sulla questione Olivier Tosseri ha sentito il parere del cardinale
Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso:
“La questione
dei minareti pone, secondo me, prima di tutto il problema della libertà di religione,
e la libertà di religione suppone la libertà di culto e quindi la libertà di praticare
la propria fede in privato e in pubblico e quindi di avere anche i propri luoghi di
culto. Ma, ovviamente, quando si costruisce una chiesa in un Paese a maggioranza islamica
o una moschea in un Paese a maggioranza cristiana, la preoccupazione di chi costruisce
l’edificio di culto deve essere di armonizzare la costruzione nel paesaggio urbanistico
e nel contesto culturale della società. Ma al di là di questi aspetti, penso che il
problema pone, in realtà, la questione dello statuto giuridico dell’islam in Europa,
oggi: quindi, va molto al di là dei fatti di cui parliamo”.