Giornata internazionale dei diritti dei disabili per abbattere barriere e pregiudizi
Promuovere la diffusione dei temi della disabilità e l’integrazione dei disabili in
ogni aspetto della vita sociale. Sono le finalità dell’odierna “Giornata internazionale
dei diritti delle persone con disabilità” indetta dall’Onu. Ma cosa sta facendo la
comunità internazionale per abbattere le barriere e promuovere l’integrazione? Amedeo
Lomonaco lo ha chiesto a Paolo Beccegato, di Caritas Italia:
R. – Il cammino
è stato avviato ma ci sono alcune contraddizioni. Sono reduce da incontri, con vescovi
e referenti Caritas dall'Asia. Quando mi espongono tutte le difficoltà complessive
e in particolare anche quelle legate alla disabilità, ci sono veramente situazioni
distanti anni luce dalla teoria e anche dal mondo sviluppato. D.
– Spesso i disabili sono poveri o emarginati a causa di lacune nella società, oppure
a causa di una chiusura, di una sfiducia dei disabili stessi nelle istituzioni. Come
aiutare la società a costruire una rete di solidarietà, e anche i disabili ad aprirsi,
a cogliere delle opportunità? R. – In primo luogo c’è il problema
del non avere paura: farsi vedere, entrare in relazione con gli altri, uscire dalle
case, cancellare lo stigma e considerarsi comunque a pieno titolo persone attive e
partecipanti a questa umanità. E questo aiuta perché si abbattono diffidenze, paure,
pregiudizi, banalizzazioni, superficialità. E poi è un discorso politico: laddove
si promuovono una normativa e delle leggi, una campagna che tenda all’integrazione,
all’attenzione, alla valorizzazione di queste persone che sono poi in mezzo a noi
– sono molto più vicine a noi di quanto normalmente si pensi – un approccio in questa
chiave educativa e culturale, in fondo politica e istituzionale, può veramente trasformare
la realtà in meglio e in modo più ampio, più condiviso ed esteso a tutti. L’odierna
Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità è anche un’occasione
per riflettere su possibili, molteplici forme di barriere per i disabili. Ricevendo
lo scorso 20 novembre i partecipanti alla Conferenza internazionale sul tema “Effatà!
La persona sorda nella vita della Chiesa” Benedetto XVI aveva affermato: “E’ la sordità
dello spirito che alza barriere sempre più alte alla voce di Dio e del prossimo, specialmente
al grido di aiuto degli ultimi e dei sofferenti”. Ma quale è la missione dei disabili
nella vita della Chiesa e, in particolare, dei sacerdoti non udenti? Ascoltiamo al
microfono di Amedeo Lomonaco padre Savino Castiglione della Piccola Missione
per i Sordomuti: R. – Rifacendoci
a quello che ha detto il Papa rivolgendosi alle persone non udenti ha affermato: “Voi
siete non solo i destinatari della pastorale: voi dovete essere, in virtù del vostro
battesimo, anche gli annunciatori, i missionari”. Benedetto XVI ha capovolto quello
che è un modo di pensare: il povero sordo, il povero handicappato, il povero disabile
che è lì per ricevere. Ma il Papa ha detto: voi avete la possibilità di essere annunciatori.
D. - E uno straordinario esempio di missionario disabile al
servizio della Parola è quello offerto dal sacerdote sordo cieco sudafricano, padre
Cirill Axelrod… R. - Lui è nato sordo, in Sud Africa. A 20 anni si è accorto
della vocazione. Nel 1970 fu ordinato prete: si dedicava ai sordomuti ciechi senza
sapere che dieci anni dopo sarebbe, pian piano, diventato anche lui cieco. La sua
vita è stata una vita come quella di tutte le persone sorde: un camminare in salita.
Ricordo poi che l’uno per mille della popolazione è sorda, queste persone vorrebbero
partecipare pienamente. Diamo loro la possibilità di potere approfondire il discorso
di fede nella loro vita!