India: i cristiani accusati di “conversioni illegali” per meri motivi politici
Accusare i cristiani in India di portare avanti una campagna di conversioni illegali
o fraudolente è una falsità che movimenti integralisti indù diffondono per meri motivi
politici: è quanto afferma un forum ecumenico di oltre 500 fra sacerdoti e pastori
di diverse confessioni cristiane nello Stato del Karnataka, riunitisi nei giorni scorsi
a Bangalore. Come comunica all’agenzia Fides la Chiesa locale, il forum, presieduto
dall’arcivescovo di Bangalore, mons. Bernard Moras, ha denunciato il tentativo da
parte dei governi di alcuni Stati indiani, di approvare disegni di legge “anti-conversione”,
lesivi della libertà religiosa dei cittadini indiani. Le accuse di conversioni “sono
state ingigantite con il preciso intento di creare insicurezza e animosità fra le
comunità di diverse religioni nei riguardi dei cristiani. Queste accuse sono motivate
politicamente”, ha sottolineato l’arcivescovo. Mons. Moras ha spiegato che, se vi
sono alcuni casi verificati, questi vanno indagati e portati davanti alla Corte di
giustizia. Ma estendere l’accusa a tutti i cristiani, in modo indiscriminato, “è solo
il tentativo di creare disarmonia nella società per raggiungere un risultato politico”.
Anche perchè, ha continuato, “i cristiani non hanno mai costretto nessuno”, mentre
“l’opera di prossimità e di assistenza ai poveri e agli emarginati, che spesso chiedono
di conoscere meglio il messaggio di Cristo, e scelgono in piena e libera coscienza
la religione cristiana, è sotto gli occhi di tutti”. Il forum ha affermato che i diversi
attacchi che ancora vengono perpetrati contro chiese, scuole e comunità cristiane,
“sono un segno del Signore che ci spinge con forza sul cammino ecumenico”. I sacerdoti
presenti hanno infatti rilevato che l’attuale clima politico ha dato un’accelerazione
al cammino ecumenico e le accuse generalizzate hanno infatti portato le diverse confessioni
cristiane indiane a ricercare maggiore accordo e unità per rispondere ai tentativi
di delegittimazione e di diffamazione. Inoltre questo è stato il primo passo per potenziare
il cammino ecumenico, per lanciare programmi comuni nel campo liturgico, pastorale,
sociale e del confronto reciproco. (R.P.)