Appello dei Gesuiti: stop all'impiego dei bambini soldato in Colombia
La Colombia continua ad essere dilaniata dalla guerra civile: negli ultimi giorni
nuovi scontri tra esercito e guerriglieri delle Farc hanno provocato diverse vittime.
Secondo dati forniti dall’Unicef, sono oltre 17 mila i combattenti nel Paese latinoamericano:
molti di essi sono bambini. Il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati ha lanciato un
accorato appello per fermare l'impiego di minori nel conflitto. Sul drammatico fenomeno
dei bambini-soldato in Colombia, Irene Lagan ha intervistato James Stapleton,
coordinatore internazionale della comunicazione del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati:
R. – Una
parte molto sostanziale di questi gruppi che combattono nella guerra è rappresentata
da bambini: circa un combattente su quattro ha meno di 18 anni. In queste circostanze
appare sempre più importante cercare di sensibilizzare la popolazione su questo problema,
anche perché è vero che negli ultimi anni il numero dei bambini-soldato coinvolti
nella guerra si è abbassato, ma si è anche abbassata l’età dei bambini che vengono
usati come soldati, che è infatti passata dai 13 ai 12 anni. La guerra, fino a qualche
tempo fa, era una guerra specificamente colombiana, mentre ora si tratta di una guerra
generale: le popolazioni che sono fuggite dalla guerra in Colombia – circa mezzo milione
di persone – non sono più sicure nei Paesi confinanti. La maggioranza delle persone
che hanno lasciato il Paese, lo hanno fatto per cercare di salvare i loro bambini,
per impedire cioè che i loro bambini venissero usati come bambini-soldato nella guerra.
Adesso non soltanto i bambini rifugiati, ma anche i bambini delle comunità che li
ospitano rischiano di essere sfruttati dai gruppi armati. Vorremmo chiedere, quindi,
a tutte le persone di buona volontà di sostenere tutti quei gruppi che lavorano per
la riabilitazione dei bambini-soldato e soprattutto che si impegnano nelle prevenzione
del loro reclutamento. Noi vogliamo cercare di incoraggiare queste persone, cercando
di fare pressione sui loro leader nazionali, come su quelli internazionali e mondiali
per cercare di reagire in favore di tutte queste persone vulnerabili e che non hanno
la possibilità di far sentire la propria voce. D. – Qual è
l’impatto di questo problema sulla società in Colombia? R.
– Le stime che abbiamo parlano di circa 11 mila bambini che vengono sfruttati dai
gruppi armati, su una popolazione – mi pare – di oltre 40 milioni di persone. E’ un
problema che riguarda soprattutto le comunità che vivono ai margini delle grandi città
o le comunità che vivono nelle zone rurali, dove il governo non è presente e questo
è il vero dramma. Il vero dramma è che ignorando questo fatto, queste condizioni non
fanno che creare i presupposti per una violenza futura. (Montaggio a cura
di Maria Brigini)