Il Papa: chi segue la lezione di Galileo non confida solo nella scienza, ma alza lo
sguardo oltre se stesso, verso il Creatore di tutto
“Chi guarda al cosmo, seguendo la lezione di Galileo, non potrà fermarsi solo a ciò
che osserva con il telescopio, dovrà procedere oltre per interrogarsi circa il senso
e il fine a cui tutto il creato orienta”. E’ quanto afferma il Papa in un messaggio
inviato in occasione del convegno iniziato ieri alla Pontificia Università Lateranense
sul tema “Dal telescopio di Galileo alla cosmologia evolutiva. Scienza, Filosofia
e teologia in dialogo”. L’evento si svolge nel contesto dell'Anno Internazionale dell'Astronomia,
per celebrare il quarto centenario della scoperta del telescopio. Il servizio di Sergio
Centofanti. Il
Papa descrive la meraviglia e l’emozione di Galileo, quando 400 anni fa, nel 1609,
puntò per la prima volta il cielo con il telescopio, “da me escogitato – ebbe a dire
lo scienziato pisano – illuminandomi prima la grazia divina”. Con questa scoperta,
“tappa decisiva per la storia dell’umanità” - rileva Benedetto XVI – “la scienza diventava
qualcosa di diverso da come gli antichi l'avevano sempre pensata”. “Galileo si era
addentrato nelle vie sconosciute dell'universo” spalancando “la porta per osservarne
gli spazi sempre più immensi” e provocando nuove domande circa l'origine stessa del
cosmo. “Anche oggi – prosegue il Papa - l'universo continua a suscitare interrogativi
a cui la semplice osservazione, però, non riesce a dare una risposta soddisfacente:
le sole scienze naturali e fisiche non bastano”. “È la lezione di Galileo – afferma
il Papa - che conduce a questa considerazione”. E’ stato infatti lo stesso scienziato
pisano a sostenere che “Dio ha scritto il libro della natura nella forma del linguaggio
matematico”. “Eppure – prosegue - la matematica è un'invenzione dello spirito umano
per comprendere il creato”. Così, la perfetta coincidenza tra la struttura oggettiva
dell'universo e la struttura intellettuale del soggetto umano, "invita a guardare
ad un'unica Intelligenza creatrice” che collega queste due realtà.
“Le
domande sull'immensità dell'universo, sulla sua origine e sulla sua fine, come pure
sulla sua comprensione – ribadisce Benedetto XVI - non ammettono una sola risposta
di carattere scientifico. Chi guarda al cosmo, seguendo la lezione di Galileo, non
potrà fermarsi solo a ciò che osserva con il telescopio, dovrà procedere oltre per
interrogarsi circa il senso e il fine a cui tutto il creato orienta”. E in questo
senso il Papa auspica un rinnovato dialogo tra conoscenze scientifiche, filosofiche
e teologiche: tra loro non c’è alcun conflitto. “Al contrario, solo nella misura in
cui esse riusciranno ad entrare in dialogo e a scambiarsi le rispettive competenze
saranno in grado di presentare agli uomini di oggi risultati veramente efficaci”.
Il Papa invita infine a evitare “un sottile rischio sotteso a tante conquiste: che
l'uomo confidi solo nella scienza e dimentichi di innalzare lo sguardo oltre se stesso
verso quell'Essere trascendente, Creatore di tutto, che in Gesù Cristo ha rivelato
il suo volto di Amore”.