2009-12-01 13:13:11

Il Papa: chi segue la lezione di Galileo non confida solo nella scienza, ma alza lo sguardo oltre se stesso, verso il Creatore di tutto


“Chi guarda al cosmo, seguendo la lezione di Galileo, non potrà fermarsi solo a ciò che osserva con il telescopio, dovrà procedere oltre per interrogarsi circa il senso e il fine a cui tutto il creato orienta”. E’ quanto afferma il Papa in un messaggio inviato in occasione del convegno iniziato ieri alla Pontificia Università Lateranense sul tema “Dal telescopio di Galileo alla cosmologia evolutiva. Scienza, Filosofia e teologia in dialogo”. L’evento si svolge nel contesto dell'Anno Internazionale dell'Astronomia, per celebrare il quarto centenario della scoperta del telescopio. Il servizio di Sergio Centofanti.RealAudioMP3
 
Il Papa descrive la meraviglia e l’emozione di Galileo, quando 400 anni fa, nel 1609, puntò per la prima volta il cielo con il telescopio, “da me escogitato – ebbe a dire lo scienziato pisano – illuminandomi prima la grazia divina”. Con questa scoperta, “tappa decisiva per la storia dell’umanità” - rileva Benedetto XVI – “la scienza diventava qualcosa di diverso da come gli antichi l'avevano sempre pensata”. “Galileo si era addentrato nelle vie sconosciute dell'universo” spalancando “la porta per osservarne gli spazi sempre più immensi” e provocando nuove domande circa l'origine stessa del cosmo. “Anche oggi – prosegue il Papa - l'universo continua a suscitare interrogativi a cui la semplice osservazione, però, non riesce a dare una risposta soddisfacente: le sole scienze naturali e fisiche non bastano”. “È la lezione di Galileo – afferma il Papa - che conduce a questa considerazione”. E’ stato infatti lo stesso scienziato pisano a sostenere che “Dio ha scritto il libro della natura nella forma del linguaggio matematico”. “Eppure – prosegue - la matematica è un'invenzione dello spirito umano per comprendere il creato”. Così, la perfetta coincidenza tra la struttura oggettiva dell'universo e la struttura intellettuale del soggetto umano, "invita a guardare ad un'unica Intelligenza creatrice” che collega queste due realtà.

 
“Le domande sull'immensità dell'universo, sulla sua origine e sulla sua fine, come pure sulla sua comprensione – ribadisce Benedetto XVI - non ammettono una sola risposta di carattere scientifico. Chi guarda al cosmo, seguendo la lezione di Galileo, non potrà fermarsi solo a ciò che osserva con il telescopio, dovrà procedere oltre per interrogarsi circa il senso e il fine a cui tutto il creato orienta”. E in questo senso il Papa auspica un rinnovato dialogo tra conoscenze scientifiche, filosofiche e teologiche: tra loro non c’è alcun conflitto. “Al contrario, solo nella misura in cui esse riusciranno ad entrare in dialogo e a scambiarsi le rispettive competenze saranno in grado di presentare agli uomini di oggi risultati veramente efficaci”. Il Papa invita infine a evitare “un sottile rischio sotteso a tante conquiste: che l'uomo confidi solo nella scienza e dimentichi di innalzare lo sguardo oltre se stesso verso quell'Essere trascendente, Creatore di tutto, che in Gesù Cristo ha rivelato il suo volto di Amore”.







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