I Vespri di apertura dell'Avvento presieduti da Benedetto XVI: "Un tempo liturgico
di presenza e attesa dell'Eterno"
L’Avvento come tempo della presenza e dell’attesa dell’Eterno e, per questa ragione,
tempo di gioia interiorizzata che nessuna sofferenza può cancellare. E’ così che Benedetto
XVI ha presentato ai fedeli l’inizio del tempo liturgico di preparazione al Natale,
celebrando ieri pomeriggio nella Basilica vaticana, i primi Vespri della prima domenica
di Avvento. Il servizio di Gabriella Ceraso:
Avvento significa
presenza, arrivo, venuta. Termine tecnico per l’antichità divenne per i cristiani
espressione della relazione con Gesù Cristo, col significato di “Visita di Dio”. Dio
non ci ha lasciati soli, spiega il Papa, non lo possiamo vedere e toccare ma viene
a visitarci in molteplici modi. Entra nella mia vita, vuole rivolgersi a me. "Tutti
facciamo esperienza, nell’esistenza quotidiana, di avere poco tempo per il Signore
e poco tempo pure per noi. Si finisce per essere assorbiti dal 'fare'. Non è forse
vero che spesso è proprio l’attività a possederci, la società con i suoi molteplici
interessi a monopolizzare la nostra attenzione? Non è forse vero che si dedica molto
tempo al divertimento e a svaghi di vario genere? A volte le cose ci “travolgono”.
L’Avvento,questo tempo liturgico forte che stiamo iniziando, ci invita a sostare in
silenzio per capire una presenza. E’ un invito a comprendere che i singoli eventi
della giornata sono cenni che Dio ci rivolge". L’Avvento,
prosegue il Papa, invita e stimola a contemplare il Signore presente, ma è anche tempo
di attesa e quindi di speranza che ci spinge a capire il senso del tempo e della storia
come occasione favorevole per la nostra salvezza. “L’uomo nella sua vita” - afferma
Benedetto XVI - ӏ in costante attesa, ma arriva il tempo in cui egli scopre di aver
sperato troppo poco se, al di là della professione o della posizione sociale, non
gli rimane niente altro da sperare”: “La speranza segna il
cammino dell’umanità, ma per i cristiani essa è animata da una certezza: il Signore
è presente nello scorrere della nostra vita, ci accompagna e un giorno asciugherà
anche le nostre lacrime. Un giorno, non lontano, tutto troverà il suo compimento nel
Regno di Dio, Regno di giustizia e di pace”. Ma ci sono
modi molto diversi si attendere: solo quando il tempo è dotato di senso e in ogni
istante percepiamo qualcosa di specifico e di valido - prosegue il Papa - la gioia
dell’attesa rende il presente più prezioso. Da qui l’invito del Pontefice a vivere
intensamente il presente dove già ci raggiungono i doni del Signore. L’Avvento cristiano
diviene in questo modo occasione per ridestare in noi il senso vero dell’attesa, ritornando
al cuore della nostra fede che è il mistero di Cristo, nato nella povertà di Betlemme. “Presente
tra noi, ci parla in molteplici modi: nella Sacra Scrittura, nell’anno liturgico,
nei santi, negli eventi della vita quotidiana, in tutta la creazione, che cambia aspetto
a seconda che dietro di essa ci sia Lui o che sia offuscata dalla nebbia di un’incerta
origine e di un incerto futuro”. A nostra volta possiamo
rivolgergli la parola, presentargli sofferenze e domande che ci affliggono. Certi
che ci ascolta sempre: “E se Gesù è presente, non esiste
più alcun tempo privo di senso e vuoto. Se Lui è presente, possiamo continuare a sperare
anche quando gli altri non possono più assicurarci alcun sostegno, anche quando il
presente diventa faticoso”. L'Avvento - conclude il Papa
- è il tempo della presenza e dell’attesa dell’eterno, per questo è il tempo della
gioia interiorizzata che nessuna sofferenza può cancellare e che ci fa camminare fiduciosi
con gli occhi volti al modello di questo intimo gaudio che è Maria Vergine.