Copenhagen. Proseguono i negoziati per la riduzione delle emissioni di gas serra
Passo in avanti per la riduzione delle emissioni di gas serra da parte di Stati Uniti,
Cina ed India, a poche settimane dall’inizio del vertice Onu sul clima, che si terrà
a Copenhagen. Come valutare, a questo punto, queste aperture? Molti esperti parlano
di decisione epocale. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Arduino Paniccia,
docente di Studi Strategici presso l’Università di Trieste:
R.
- Sicuramente è una decisione di grande importanza perché è la prima volta che Paesi
così importanti raggiungono un accordo generale e complessivo – anche se per il momento
informale – sulla necessità della riduzione delle emissioni. Gli Stati Uniti da lungo
tempo dibattono su questo tema, senza aver mai raggiunto una vera e propria decisione
sulla riduzione. Altrettanto Cina e India. C’è, però, un elemento che divide sostanzialmente
le impostazioni dei due gruppi occidentale e asiatico: il fatto di ammettere che ci
deve essere una differenza tra le emissioni dei Paesi già industrializzati (Europa
e Stati Uniti) e quello che dovranno invece fare i Paesi in via di industrializzazione.
Si deve quindi raggiungere un vero e proprio formale accordo, che credo però non potrà
essere raggiunto così rapidamente al Vertice di Copenhagen.
D.
– Quella della riduzione dei gas serra è stata una questione che da sempre ha diviso
gli Stati fin dal Protocollo di Kyoto. Ma nonostante gli allarmi lanciati periodicamente
da parte dei massimi esperti di tutto il mondo, i Paesi più inquinanti non hanno mai
dato risposte concrete. E’ solo una questione economica o soprattutto politica?
R.
– Si tratta di una questione prima di tutto sociale. Per i Paesi che iniziavano il
loro cammino industriale, partire con dei vincoli che avrebbero richiesto investimenti
enormi per la riduzione delle emissioni e controlli altrettanto grandi, significava
mettere in forse quello che per i cinesi e per gli stessi indiani è il cammino verso
il benessere e, in qualche modo, anche verso la libertà. Su questo fronte non sono
stati particolarmente avanzati neppure gli Stati Uniti, che hanno sempre posto dei
veri ostacoli ad un accordo che portasse in breve tempo a delle riduzioni. Possiamo
dire che, una volta tanto, l’Unione Europea è stata veramente all’avanguardia nel
mondo globale.
D. – In sostanza il Vertice di Copenhagen,
quindi, possiamo definirlo non un punto di arrivo, ma un punto di partenza?
R.
– Definirlo un punto di arrivo sarebbe veramente esagerato. E’ un buon punto di partenza.
Probabilmente, per la prima volta, i Paesi veramente indispensabili per riuscire ad
ottenere delle reali riduzioni e quindi modificare il trend ambientale molto negativo
che abbiamo preso, hanno espresso la volontà di trovare delle soluzioni comuni ed
effettive. Anche se questo potrà accadere in un decennio.