Vietare o meno l’edificazione di minareti e l’esportazione di armi: sono i due quesiti,
molto diversi tra loro, sui quali sono chiamati a pronunciarsi domani i cittadini
svizzeri. La proposta di inserire nella Costituzione elvetica il divieto di costruire
minareti è stata presentata dalla destra nazional-conservatrice. La questione delle
armi è stata sollevata dal cosiddetto Gruppo per una Svizzera senza esercito. Il servizio
di Fausta Speranza: Secondo gli
ultimi sondaggi, i due punti del referendum saranno bocciati, ma bisogna sottolineare
che i pareri favorevoli all'iniziativa contro i minareti sono lievemente cresciuti
nelle scorse settimane. L'iniziativa contro i minareti è stata lanciata nel 2007,
sulla scia delle contestazioni dei progetti di costruzione di un minareto a Wangen
(Canton Soletta) e a Langenthal (Canton Berna) da rappresentanti dei due partiti di
destra: l'Unione democratica di centro e l'Unione democratica federale. Nel luglio
2008, i promotori hanno depositato l'iniziativa munita di quasi 114 mila firme valide:
100 mila è il minimo necessario per sottoporre un'iniziativa al verdetto popolare.
Il governo ed il parlamento hanno fatto campagna contro l'iniziativa. Per essere approvata,
la proposta dovrebbe ottenere la doppia maggioranza, dei votanti e dei cantoni. Sulla
questione, il nostro collega della redazione francese, Thomas Chabol, ha chiesto una
riflessione a mons. Nicolas Betticher, vicario generale della
Diocesi di Losanna, Ginevra, Friburgo: R. - Je penses que le
débat aujourd’hui sera autour de la question… Io credo che il dibattito
oggi sarà centrato anzitutto sulla questione della discriminazione e se ne comprende
bene il perché. Bisogna anzitutto capire che la proposizione di questa iniziativa
è finalizzata a modificare la Carta federale, introducendovi un articolo che discrimina
una comunità religiosa o, meglio, discrimina le comunità musulmane nel nostro Paese.
Questo è evidentemente e totalmente inaccettabile già dal semplice punto di vista
del semplice diritto. Sistematicamente, noi abbiamo ricordato - e i vescovi lo hanno
ribadito già dall’inizio di settembre - che non bisogna far subire ai musulmani quello
che già i cristiani hanno vissuto nel XIX secolo, cioè impedire la costruzione di
un vescovado senza l’autorizzazione del Consiglio federale. A questo riguardo, noi
abbiamo impiegato 150 anni per correggere questa ingiustizia e questa discriminazione.
Appare, quindi, molto importante oggi farsi guidare dalla storia e non dare inizio
nuovamente ad una battaglia che è già stata condotta ormai due secoli fa.