Marcia a Roma per testimoniare l'amore al Crocifisso
Si svolgerà domani a Roma una marcia promossa dall’Associazione “Famiglia Piccola
Chiesa”-Movimento dell’Amore Familiare per testimoniare l’amore al Crocifisso. I partecipanti
partiranno alle 10.30 da Piazza della Chiesa Nuova per giungere in Piazza San Pietro,
dove prenderanno parte all’Angelus del Papa. Federico Piana ha intervistato
don Stefano Tardani, rettore della Chiesa di San Tommaso ai Cenci e assistente
spirituale del Movimento dell'Amore Familiare:
R.
– E’ ora che i cristiani escano allo scoperto sempre di più, si esprimano, non si
chiudano nelle case e siano più uniti. E questa marcia è proprio l’occasione giusta
per testimoniare l’amore a Gesù Crocifisso, segno del suo amore e della nostra fede.
Ma poi la marcia è anche un evento sociale per il valore che comporta il Crocifisso
come simbolo dell’arte e della storia della cultura italiana e di altri Paesi. Per
questo è veramente importante partecipare come cristiani e come cittadini. Non mancate,
venite con i vostri amici e parenti, venite numerosi e portate anche i bambini, che
hanno diritto ad avere anche loro il Crocifisso, amico fedele della vita.
D.
– Don Stefano, per quale motivo c’è questa avversione, secondo lei, verso il Crocifisso?
R.
– C’è una mentalità secolarizzata che vuole isolare ciò che è più religioso e ciò
che rappresenta la fede, relegandolo in un individualismo, in qualcosa di privatistico,
perché non venga fuori nel sociale. Questo è un grande male, perché impoverisce la
società. E poi ci si lamenta della mancanza dei valori e del fondamento dei valori.
Ora, quando ci sono delle iniziative come questa e altre simili, bisogna che i cristiani
escano fuori e si facciano sentire e mostrino certi valori, difendano certi valori.
Sembra invece che spesso vadano avanti i valori più materialistici, direi più egoistici,
oppure di parte.
D. – Secondo lei, c’è la volontà di
certi ambienti di relegare la religione a fatto puramente privato?
R.
– Purtroppo assistiamo a questo fatto per la paura di esprimere certi valori e la
fede cristiana. Questa è la debolezza di tanti cristiani, che devono scrollarsi di
dosso questo sentirsi inferiori, una specie di complesso d’inferiorità. Questo per
il bombardamento della sottocultura che ha ridotto un poco la forza dell’impatto dei
cristiani, che si sentono confusi. Basta che approfondiscano in se stessi la propria
fede e si uniscano di più per avere possibilità di esprimersi anche nel sociale e
di uscire fuori più compatti, direi anche più sereni.(Montaggio a cura di
Maria Brigini)