2009-11-28 15:47:44

Il quotidiano 'Le Monde' torna sulla strage dei trappisti di Tibhirine


Torna d’attualità la vicenda di Tibhirine, ovvero la strage che vide assassinati 7 monaci trappisti del monastero di Nostra Signora dell’Atlante, in Algeria. Tutto accadde nella notte tra il 26 e il 27 marzo del 1996. Un commando armato formato da una ventina di uomini fece irruzione nel monastero e sequestrò i sette trappisti di nazionalità francese. Un mese dopo l’atto criminale venne rivendicato dal capo dei “Gruppi islamici armati” (GIA), Djamel Zitouni, in un comunicato in cui proponeva alla Francia uno scambio di prigionieri. Il mese successivo, un secondo comunicato dei GIA annunciava la morte dei religiosi: “Abbiamo tagliato la gola ai monaci”. Era il 21 maggio 1996. Nove giorni dopo vennero ritrovate presso il monastero le teste decapitate, ma non i corpi dei 7 monaci. Domenica scorsa, il quotidiano di Parigi ha dedicato l’editoriale di punta in seconda pagina e tutta la terza pagina a nuovi risvolti giudiziari relativi al caso, ovvero all’annunciato via libera della pubblicazione di una parte dei documenti del ministero degli Esteri e della Difesa relativi alla strage dei 7 monaci Nei mesi scorsi, un generale in pensione dell’esercito francese, François Buchwalter, aveva rivelato a Le Figaro che i 7 trappisti erano stati uccisi per sbaglio dai militari algerini, e che in seguito elementi deviati dei servizi segreti algerini avevano inscenato il rapimento dei 7 da parte dei GIA. Ora Le Monde si chiede: “Si conoscerà un giorno la verità sull’assassinio dei monaci di Tibhirine? L’affaire potrebbe alla fine illuminarsi se le autorità francesi levassero tutti gli ostacoli con i quali la giustizia si scontra da 5 anni”. E sui documenti diplomatici tra Francia e Algeria, riferiti al rapimento e alla uccisione dei cistercensi riformati, che il governo di Parigi sta per rendere pubblici, Le Monde non ha dubbi: vi si trovano “elementi contradditori”. Il quotidiano ricorda che “né i familiari né l’Ordine dei cistercensi si sono mai dichiarati soddisfatti della spiegazione fornita all’unanimità da Parigi e da Algeri”. Tutto ruota, secondo i documenti “dissigillati” dai ministeri francesi, intorno a Djamel Zitouni, capo dei GIA, che – secondo quanto oggi pensano le autorità di Parigi – aveva rapporti a doppio filo con la sicurezza militare dello stesso governo algerino. Intanto, l’avvocato delle vittime, Patrick Baudoin, fa sapere che “si avanza” verso la verità, “ma Algeri nasconde ancora molte cose”. (A.M.)







All the contents on this site are copyrighted ©.