Sudan: ancora molti ostacoli per il processo di pace in Darfur
Le trattative di pace continuano ad essere minate da incessanti violenze che minacciano
l'Africa Subsahariana, in particolar modo in Sudan. Il cardinale Gabriel Zubeir Wako,
arcivescovo di Khartoum, capitale del Paese, dichiara: “La Chiesa continuerà la sua
opera di evangelizzazione e di testimonianza cristiana oltre che di promozione umana.
Sul resto è difficile fare previsioni”. Per attuare l’Accordo Comprensivo di Pace
(Cpa), sottoscritto nel 2005 dal governo di Khartoum e dai movimenti indipendentisti
delle regioni meridionali, entro il 2010 dovrebbero svolgersi le elezioni politiche
e quelle presidenziali, mentre nel 2011 dovrebbe tenersi il referendum per chiedere
alle popolazioni del sud del Sudan di rimanere parte di uno Stato unitario o di creare
uno Stato indipendente. Questi piani d’azione sono però compromessi dall’intensificarsi
delle violenze in questo Paese africano, ha sottolineato il porporato in un colloquio
con un inviato dell’agenzia Fides. Solo negli ultimi giorni – come riportato dall’Osservatore
Romano – oltre cinquanta persone sono state uccise e circa venti ferite in scontri
armati. Il porporato aggiunge “i sudanesi non vogliono una nuova guerra civile tra
nord e sud, perché conoscono bene gli orrori della guerra che si è conclusa da poco.
Spero solo che non intervengano interessi esterni, legati al petrolio che attizzino
nuove tensioni che possono sfociare in un nuovo conflitto”. Per quanto riguarda la
questione del Darfur, la regione occidentale del Sudan dal 2003 teatro di scontri
tra esercito, milizie filo-governative e diversi gruppi di guerriglia, il cardinale
Zubeir Wako sottolinea: “La comunità internazionale è presente nella regione con una
forza di pace mista Onu-Unione africana ma non mi sembra che questa faccia molto per
proteggere effettivamente la popolazione locale”. Dall’inizio del 2008 in Darfur è
in corso una nuova ondata di combattimenti tra esercito e ribelli, in particolare
nella parte occidentale della regione, dove oltre 50mila persone sono rimaste sfollate
e altre 10mila si sono rifugiate in Ciad, in seguito ad un'offensiva dell'esercito.
Nel complesso, la situazione si presenta in costante deterioramento ormai dalla seconda
metà del 2006, dando luogo a una crisi umanitaria che, solo nel corso del 2007, ha
provocato oltre 300mila sfollati. Inoltre, il conflitto assume sempre più un carattere
regionale, con scontri, violenze e flussi di profughi che continuano a riversarsi
in Ciad orientale e nella Repubblica Centrafricana. Circa i forti investimenti fatti
negli ultimi anni in Africa da potenze estere per l’affitto di enormi terreni dove
produrre derrate alimentari per soddisfare le proprie popolazioni, l’arcivescovo di
Khartoum ritiene che “questo dimostra che la fame nel mondo si può vincere con forti
investimenti”, tuttavia “i contadini locali vengono espulsi dalle loro terre e vanno
ad ingrossare i quartieri più poveri delle città, si tratta dunque di un processo
molto pericoloso per la stabilità di diversi Paesi africani”. (C.P.)