Ru486. Il ministro Sacconi all'Aifa: "Uso della pillola abortiva solo in ospedale"
Uso della pillola abortiva Ru486 in ospedale e attento monitoraggio del percorso abortivo
in tutte le sue fasi, per ridurre al minimo le reazioni avverse (effetti collaterali,
emorragie, infezioni ed eventi fatali) e per disporre di un rilevamento di dati di
farmacovigilanza che consenta di verificare il rispetto della legge: e' quanto si
indica nel parere che il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha inviato oggi al
presidente dell'Aifa Sergio Pecorelli. Il parere era stato richiesto dalla commissione
Sanita' del Senato al termine dell'indagine sull'arrivo della pillola in Italia. Il
ministro chiede al Consiglio di Amministrazione dell'agenzia del farmaco di valutare
''se sia necessario riconsiderare la delibera adottata al fine di arantire modalita'
certe di somministrazione del farmaco in questione onde evitare ogni possibile contrasto
con la legge n.194 del 1978''.Sacconi ricorda anche che è la legge 194 sull'aborto
in Italia a stabilire che l'interruzione volontaria della gravidanza deve essere praticata
da un medico del servizio ostetrico ginecologico in ospedale, specificando inoltre
quali siano le strutture autorizzate e, fra l'altro, che e' stato il Consiglio Superiore
di Sanita', con parere del 18 marzo 2004, ad affermare che ''i rischi connessi all'interruzione
farmacologica della gravidanza si possono considerare equivalenti alla interruzione
chirurgica solo se l'interruzione di gravidanza avviene in ambito ospedaliero”, tenuto
conto della ''non prevedibilità del momento in cui avviene l'aborto'' e del ''rispetto
della legislazione vigente che prevede che l'aborto avvenga in ambito ospedaliero''.
Il 20 dicembre 2005 il Consiglio Superiore di Sanità ha anche ribadito l'avviso che:
“l'associazione di mifepristone e misoprostolo deve essere somministrata in ospedale
pubblico o in altra struttura prevista dalla predetta legge e la donna deve essere
ivi trattenuta fino ad aborto avvenuto''.Il Consiglio di Amministrazione dell'Aifa
il 30 luglio 2009 ha infine stabilito che: ''l'impiego del farmaco deve trovare applicazione
nel rigoroso rispetto dei precetti normativi previsti dalla legge 22 maggio 1978,
n.194 a garanzia e tutela della salute della donna''. (fonte:Ansa)