Il cardinale Tauran: Indonesia, buon esempio di dialogo interreligioso, ma sia possibile
costruire nuove chiese
Il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo
Interreligioso, sta compiendo un importante viaggio in Indonesia, su invito dei vescovi
indonesiani. La visita durerà fino al 2 dicembre ed è organizzata in stretta collaborazione
con la nunziatura apostolica. Il programma prevede 13 incontri religiosi e accademici
con le diverse istanze musulmane del Paese nonché momenti di raduno con la comunità
cattolica a Giacarta, Denpasar (Bali), Makassar (Sulawesi-Celebes) e Giogiacarta (Giava).
Sono previsti anche colloqui con le autorità indonesiane: il presidente della Repubblica,
il ministro degli Esteri e il ministro per gli Affari Religiosi. In Indonesia, ricordiamo,
vive il 22% dei musulmani del mondo. Thomas Chabolle, del Programma francese
della nostra emittente, ha raggiunto telefonicamente il cardinale Tauran a
Giacarta:
R. – Ma visite
a commencé par la visite de la cathédrale catholique, e ça c’est … La mia
visita è iniziata con una visita alla cattedrale cattolica. Questo è stato un gesto
simbolico, perché a pochi metri – basta attraversare la strada – c’è la moschea, luogo
di culto e centro culturale e sociale. Già questo richiede una forma di coabitazione
armoniosa tra le due religioni. Ecco, la giornata si è posta sotto il segno dell’islam
moderato. Ho visitato tre istituzioni che vogliono favorire la pace sociale, l’armonia
culturale e religiosa come pure una vita culturale impregnata di pluralismo. Nel corso
dei colloqui sono emerse tre convinzioni: innanzitutto, i miei interlocutori sono
d’accordo nel sostenere che il dialogo è necessario, che esso debba essere continuato
ed approfondito; in secondo luogo – e questa è stata per me una novità – ho rilevato
presso i miei interlocutori il desiderio di associare a questo dialogo interreligioso
in Indonesia anche i rappresentanti di un islam più fondamentalista. In terzo luogo,
poi, tutti i miei interlocutori si sono pronunciati contro uno Stato islamico, auspicando
invece la continuazione di uno Stato indonesiano fondato sui principi del Panchasila,
sui cinque principi che appartengono alla corrente culturale che qui rappresenta un
po’ la filosofia della vita politica e sociale (compassione, onestà, purezza,
sincerità, temperanza). Dunque, è stata sicuramente una giornata positiva, che ci
ha consentito di condividere convinzioni comuni. Potrei dire che l’Indonesia è un
buon esempio di questo dialogo interreligioso; ovviamente noi non abbiamo nascosto
le difficoltà esistenti ma che dovranno essere superate mediante il dialogo, soprattutto
per quanto riguarda la possibilità di costruire nuove chiese e di avere un’informazione
sulle religioni, nelle scuole, più obiettiva.