I Missionari redentoristi celebrano il 150.mo anniversario dell'arrivo in Sud America
I Missionari redentoristi della Colombia hanno ricordato con una celebrazione nei
giorni scorsi, i tre missionari italiani che arrivarono nel 1859 nella allora Repubblica
della Nuova Granada, oggi Colombia. Erano i sacerdoti Enrico Tirino, Gioacchino D'Elia
e Vittorio Loyodice, ed erano stati inviati dalla Santa Sede come responsabili di
tutto il territorio del Casanare, antica missione dei gesuiti e degli agostiniani,
che era stata abbandonata da molti anni. Questi missionari raggiunsero il territorio
loro assegnato il 1° novembre 1859 e subito iniziarono ad evangelizzare i gruppi indigeni
e i coloni presenti. Come ricorda una nota inviata all’agenzia Fides sulla celebrazione
dei 150 anni dall’arrivo dei primi missionari redentoristi, la loro missione finì
molto presto. Uno dei missionari morì annegato nel fiume Ariporo, un altro è morto
di febbre gialla mentre, in barca, andava verso la zona di Arauca, e il terzo fu espulso
dal paese dal governo anticlericale di Tomás Cipriano de Mosquera (1862). Nel frattempo
gli altri quattro candidati che si preparavano a rafforzare la missione, non potevano
lasciare l'Italia a causa dei moti rivoluzionari di Garibaldi. La celebrazione del
150° anniversario di questa missione, nella parte orientale della Colombia, si è svolta
a Yopal e a Paz de Ariporo, nel dipartimento di Casanare, Colombia, il 23 e 24 novembre.
Sono venuti espressamente per la celebrazione, l'arcivescovo di Villavicencio, mons.
Oscar Urbina, e il vescovo di Arauca, mons. German Meza. Convenuti nel luogo dell’antica
missione anche più di 80 missionari Redentoristi, per dare gloria a Dio per questo
seme missionario piantato nel continente americano un secolo e mezzo fa. Erano proprio
missionari redentoristi alcuni degli ultimi sacerdoti assassinati a marzo, nel dipartimento
di Vichada. Nel comunicato dei redentoristi della Colombia diffuso per la triste circostanza
si ricordava: “Offriamo con il sacrificio di Gesù Cristo sulla croce, i dolori e la
perdita di questi nostri fratelli, rispettivamente di appena 41 e 46 anni. Chiediamo
giustizia. Offriamo il perdono cristiano. Ribadiamo il nostro impegno di servire i
poveri, in accordo alla vocazione che ereditiamo da San Alfonso Maria dei Liguori”.
(R.P.)