2009-11-27 15:34:00

Etiopia: a Macallé il Congresso internazionale di dermatologia


E’ in corso a Macallé, in Etiopia, il terzo Congresso internazionale di dermatologia, dedicato alle malattie tropicali di popoli e persone dimenticate. L’evento è promosso dall’Istituto nazionale per la salute dei migranti e la lotta alla povertà di Roma. Nel Paese, tra l’altro, opera da 20 anni il Centro italiano dermatologico, svolgendo attività clinica di ricerca scientifica e di formazione sanitaria. Da Macallé, il servizio del nostro inviato Luca Collodi.RealAudioMP3

L’Etiopia è il quartultimo tra i 27 Paesi più poveri al mondo e lo si vede girando per le strade di Addis Abeba: quattro milioni di abitanti, con ciechi, storpi e lebbrosi che vagano senza speranza. Il Paese ha scelto la via della democrazia e del multipartitismo. La terra, fonte di sopravvivenza per contadini e pastori, è data in concessione ai Paesi arabi e alla Cina per l’utilizzo in agricoltura. Il governo etiopico, attraverso l’appalto di grandi opere, come la costruzione di strade, case, reti telefoniche e centrali idroelettriche, spera di rimettere in moto un ciclo di sviluppo economico. L’islam però preme alla frontiera con Eritrea e Somalia, e la tratta delle donne, favorita dall’estrema povertà, indebolisce la tradizione cristiana: molte donne, in cambio di una misera paga, lasciano l’Etiopia e si convertono all’islam spesso con la forza. Ma l’identità cristiana del Paese a maggioranza ortodosso, forte di 83 nazionalità e 81 lingue, alimentata dalla presenza delle suore di Madre Teresa e dei missionari salesiani e comboniani tra gli altri, viene attaccata all’interno anche dalla presenza di sette religiose provenienti dall’America Latina, con soldi e offerte di lavoro ai più giovani. L’esercito etiope, in una delle regioni africane a maggiore instabilità, è una componente forte della società, nella quale i matrimoni precoci con le spose bambine producono prostituzione e bambini di strada.
 
Ascoltiamo, in questa intervista di Luca Collodi, il prof. Aldo Morrone, direttore dell’Istituto nazionale per la salute dei migranti e la lotta alla povertà di Roma:RealAudioMP3

R. – Purtroppo in Africa c’è una sorta di ricettacolo di tutte le malattie e quelle più gravi e più diffuse sono quelle della pelle in particolare: persino la lebbra che si stava cercando di sconfiggere è, invece, tornata così come la tubercolosi cutanea. Queste persone vengono completamente escluse dalla convivenza civile e questo è il motivo della lotta in particolare nei confronti di queste malattie proprio per restituire dignità e salute a questa popolazione.
 
D. – Un tema, questo, che preoccupa l’Africa che si trova già in una situazione economica drammatica. C’è, però, un problema che riguarda non solo l’Africa, ma anche i governi occidentali perché è stato scoperto che anche nei cosiddetti Paesi ricchi stanno tornando le malattie di questo genere per la mobilità delle persone e di questo se n’ è addirittura occupato il G8 dell’Aquila…
 
R. – Il G8 dell’Aquila ha preso atto che c’è un rischio terribile di diffusione delle malattie tropicali ed esotiche negli ambiti di quei Paesi dai quali si pensava che fossero state sconfitte. E questo proprio a causa della mobilità delle popolazioni: ogni anno sono oltre un miliardo e 300 milioni le persone che attraversano i confini del proprio Stato ed anche a causa della globalizzazione delle merci e quindi negli aerei si possono trovare quelle zanzare anofele che possono determinare la malaria. Le persone che sono presenti qui a Macallé e che provengono dai cinque continenti del Pianeta hanno deciso di dare il loro contributo a questo tavolo di lavoro, portando non soltanto la conoscenza scientifica, ma anche la loro esperienza sul campo. Dobbiamo ricordare che qui in Etiopia, ogni cittadino ha a disposizione per curarsi durante tutto l’anno, 4 dollari a testa. Si comprende bene che in questo modo è impossibile curarsi ed è impossibile sconfiggere le malattie. Il primo punto è proprio quello di sconfiggere la povertà, che è la madre di tutte le malattie.
 
D. – Questo è il punto principale e l’Oms ha definito la povertà proprio come una malattia…
 
R. – Già dal 1995, nei documenti ufficiali, l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato che la povertà estrema e cioè la miseria è essa stessa una malattia e deve essere combattuta; è una malattia non infettiva, ma altamente contagiosa e deve essere sconfitta questa sua diffusione. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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