Critiche agli Usa per il no al Trattato sulle mine anti-persona
Sono già 127 i Paesi che si sono registrati per partecipare e una cinquantina quelli
che saranno presenti con delegazioni di alto profilo alla Seconda Conferenza di revisione
del Trattato di Ottawa per la messa al bando delle mine anti-uomo, in programma a
Cartagena (Colombia) dal 29 novembre al 4 Dicembre. Lo apprende l’agenzia Misna da
fonti colombiane che confermano anche la partecipazione, per la prima volta, di una
delegazione americana. Oggetto di critiche e osservazioni la possibilità, da parte
degli Stati Uniti - membro permanente del Consiglio di sicurezza dell'Onu - di inviare
una sua delegazione in occasione della Conferenza. Questo comunicato è stato però
accompagnato da una dichiarazione di Ian Kelly, portavoce della Casa Bianca, che ha
ribadito la posizione del suo Paese di non voler aderire, almeno per ora, al Trattato
di Ottawa. Dichiarazioni criticate dalla Campagna internazionale contro le mine (Icbl)
che in una nota ha espresso “disappunto” chiedendosi “quale sia lo scopo di inviare
allora una delegazione a Cartagena”. Dietro le posizioni ufficiali, fonti della MISNA
sottolineano però che il passo della Casa Bianca dovrebbe essere letto positivamente
almeno in considerazione del tenore delle dichiarazioni di Kelly, il quale ha detto
che “l’amministrazione americana è impegnata in una revisione della sua politica sulle
mine e che questa revisione è in corso”. Kelly ha anche detto che la revisione, la
prima dal 2003, richiederà tempo e che, dovendo decidere se inviare o meno una delegazione
a Cartagena, si è alla fine deciso in favore della prima opzione. “Fin quando questa
revisione andrà avanti – ha concluso il portavoce – la nostra posizione non cambierà”.
Secondo Steeve Goose, responsabile del dipartimento ‘armi’ dell’organizzazione non
governativa americana ‘Human rights watch’ (Hrw) e relatore di una parte del rapporto
annuale dell’Icbl sulle mine, la presenza di una delegazione americana a Cartagena
è comunque da considerarsi un passo avanti. Goose ha anche detto che, pur non aderendo
al Trattato, gli Stati Uniti rispettano già alcune sue importanti direttive: non usano
infatti mine dal 1991, non le esportano dal 1992 e non le producono dal 1997. Gli
Stati Uniti non hanno mai aderito al Trattato in vigore dal 1999, così come Russia,
Cina, India e Pakistan, la maggior parte dei Paesi mediorientali e delle repubbliche
ex-sovietiche. Il numero di Paesi che però hanno deciso di rinunciare ad un sistema
d'arma il cui impatto umanitario a lungo termine è decisamente sproporzionato alla
sua utilità militare, è più che triplicato. Più di 50 milioni di mine, immagazzinate
negli arsenali di questi ed altri Paesi sono state distrutte. Anche il numero delle
vittime sta lentamente diminuendo, parallelamente all'avanzare delle attività di sminamento
e di prevenzione. E nel dicembre 2002 per la prima volta un Paese minato, il Costa
Rica, è stato dichiarato "libero da mine". (C.P.)