Convegno a Roma su etica e finanza nel magistero di Benedetto XVI
L’economia deve essere guidata dalla responsabilità, non dagli interessi e deve essere
finalizzata al bene comune. Per realizzare una convivenza umana libera e solidale.
È quanto emerso nell’ambito di un convegno organizzato dal Comitato nazionale per
il microcredito, dal titolo: “L’amore intelligente. Etica e finanza nel magistero
di Benedetto XVI”, che si è tenuto di recente presso l’università Lumsa di Roma. C’era
per noi Alessandra De Gaetano:
Una
revisione dei paradigmi economico–finanziari dominanti, che hanno stabilito le regole
del mercato negli ultimi anni, alla luce di un’etica amica della persona. Sono le
parole del Papa, Benedetto XVI, nell’Enciclica Caritas in veritate, che suggeriscono
agli addetti ai lavori una riflessione sulla necessità di una nuova visione di economia,
che ponga al centro la persona e il bene comune. Ma qual è la forza di questa Enciclica?
Mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia:
“Di
fronte all’assenza di visioni, anche di testi e di prospettive, da parte dell’intera
società mondiale, l’Enciclica del Papa resta forse il documento anche politicamente
più rilevante per una visione, non solo economica, ma sociale dell’intero pianeta.
Ecco perché è un’esigenza che è stata colta in maniera particolare da Benedetto XVI,
perché il suo sguardo sa cogliere la grande domanda che sale da tutti i popoli.”
Sotto
i riflettori anche le ragioni profonde della crisi economica, cui l’Enciclica propone
una via d’uscita nella tensione verso nuovi imperativi economici: come l’etica amica
della persona, la gratuità, il dono, il bene comune. La forza per realizzare questo
progetto è da ricercare, secondo il Pontefice, nella "caritas", che - come si legge
nell’Enciclica Deus Caritas est - è il nome stesso di Dio. Ma come concretizzare
l’esortazione del Papa a costruire un’etica amica della persona per il corretto funzionamento
dell’economia? Ancora mons. Paglia:
“La concretizzazione inizia anzitutto
partendo da un cambiamento del proprio cuore, del proprio modo di porsi nella società,
perché la dimensione dell’egoismo è causata dal cuore di molti. Questo comporta dei
microcambiamenti, ma ogni microcambiamento è come un piccolo sasso di solidarietà
gettato in uno stagno: in acqua le onde, in un modo o nell’altro, arriveranno a contagiare
l’intero sistema. Perché noi non siamo dei piccoli ingranaggi di una macchina, noi
siamo gli attori della storia e la storia possiamo o subirla o governarla.”
Perseguire
il bene comune significa anche puntare su una crescita sostenibile, per dare aiuto
alle famiglie impoverite dalla crisi e sostenere l’imprenditorialità. Questo il fine
del microcredito, una nuova visione di lavoro che ha come obiettivo il benessere della
persona. Ascoltiamo l’on. Mario Baccini, presidente del Comitato
nazionale per il microcredito:
“Bisogna uscire dall’assistenza per creare
lavoro, perché la sussidiarietà è un aspetto importante del microcredito. Quindi,
finanziare non più i consumi, ma finanziare il lavoro. Bisogna passare decisamente
all’economia sociale di mercato, come input di fondo, e questo significa rimettere
al centro la persona e creare - a partire dalle sacche più emarginate: le donne, i
giovani, gli immigrati, gli ex detenuti, cioè quelle fasce oltre la linea della povertà
- la possibilità di rimetterle nel mondo del lavoro, creando delle microimprese.”
L’economia,
sostiene infine l'amministratore delegato di Intesa SanPaolo, Corrado Passera, presente
all’incontro, deve essere basata sul principio della responsabilità, e le banche possono
fare molto per la crescita del mercato. Non senza il sostegno del pubblico, del privato
e della società. Intanto, un’esperienza concreta di microcredito è rappresentata dal
"Prestito della speranza", avviato dalla Cei in collaborazione con Intesa SanPaolo,
come conferma lo stesso Passera:
“Dal microcredito fatto assieme alla
Cei, noi ci siamo presi l’incarico di trovare destinazioni, per 100 milioni di euro
di questo credito, in favore di famiglie in difficoltà che hanno bisogno di microcredito
a prenderlo, utilizzarlo e quindi poi restituirlo”.