Dichiarazione di dieci vescovi della Patagonia contro la privatizzazione dell’acqua
“Clamor de la Patagonia”: è l’accorato appello rivolto lo scorso 24 novembre da dieci
vescovi, otto della regione patagonica argentina e due di quella cilena, al Segretario
generale dell’Onu Ban Ki-moon per esprimere le loro preoccupazioni per “le minacce
che subisce la Patagonia a causa dei progetti minerari, idroelettrici, e forestali,
inclusi quelli riguardanti le scorie nucleari, che potrebbero ferire gravemente e
irreversibilmente la natura e la vita umana in questa parte del mondo che è una vera
riserva di vita”. Nella prospettiva del Vertice di Copenhagen (7-18 dicembre 2009),
i presuli riflettono in particolare sulla grande e delicata questione dell’acqua,
in particolare dell’acqua dolce e osservano: “L’acqua è fonte di vita e non può essere
sostituita. La vita è un dono di Dio e ogni vita è a sua volta fonte di altre vite.
Così l’acqua è un diritto umano e un patrimonio comune dell’umanità, e perciò, non
può essere privatizzata né tantomeno mercantilizzata. Anzi, l’acqua, aggiungono i
presuli deve essere motivo e fonte di solidarietà, giustizia ed equità tra i popoli”.
I vescovi cileni e argentini chiedono al segretario generale dell’Onu di farsi portavoce
dell’esortazioni di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI che a più riprese, in ogni sede,
hanno chiesto una “globalizzazione della solidarietà” così come l’instaurazione di
“un nuovo ordine mondiale”. In questo contesto i presuli ricordano la necessità di
camminare verso l’elaborazione di “Piano mondiale per l’acqua”. Trattandosi di un
bene comune, osservano, occorre che l’acqua sia gestita da tutti: dal settore pubblico,
dal settore privato e soprattutto dalle comunità locali. In questo senso assicurano
di aspettare dall’Onu un ruolo attivo nella promozione e incoraggiamento di una più
“incisiva cultura della vita e dell’austerità per controbilanciare la cultura consumistica
e dello spreco”. Infine, i presule ricordando il messaggio di Benedetto XVI per la
Giornata mondiale della pace del 1° gennaio 2010 ribadiscono il principio secondo
il quale chi “desidera coltivare la pace deve avere cura del Creato”. (L.B.)