Premiati in Vaticano sei scienziati al servizio della pace
Nella suggestiva cornice della Pontificia Accademia delle Scienze, la Federazione
Mondiale degli Scienziati ha premiato stamani sei studiosi che si sono maggiormente
distinti nel promuovere una scienza al servizio della pace. Il "Premio Ettore Majorana
- Erice - Scienza per la Pace" è stato consegnato ad Herbert Aaron Hauptman, che ha
aperto una nuova era nello studio della struttura molecolare, a David Hunter Hubel,
per il suo contributo nella comprensione dei meccanismi sensoriali, a Bengt Ingemar
Samuelsson, per gli studi nel campo della chimica e della biologia. Gli altri tre
scienziati premiati sono Honglie Sun, promotore di una rete cinese per la ricerca
sugli ecosistemi, Ada Yonath, per le sue ricerche sulla biosintesi proteica, e Robert
Huber, per i suoi studi sulla funzione delle proteine. La cerimonia è stata aperta
da mons. Marcelo Sánchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze.
Durante l’incontro è stata ribadita l'alleanza tra scienza e fede. Al microfono di
Amedeo Lomonaco il presidente della Federazione Mondiale degli Scienziati,
prof. Antonino Zichichi:
R. – La cultura
del nostro tempo ha bisogno della scienza, in quanto la scienza è il motore del progresso.
Per capire cosa vuol dire fuoco c’è voluta la scienza galileiana. Capite le leggi
fondamentali della natura, le applicazioni sono innumerevoli. Scienza e fede non sono
nemiche perché la scienza è nata a casa nostra. La scienza nasce con Galilei che vuole
cercare nelle pietre le impronte del Creatore.
D.
– Quali sono oggi i nemici più agguerriti della scienza, della pace e dell’umanità?
R.
– Le ideologie nefaste che incitano all’odio, alla prepotenza e che producono le 63
emergenze planetarie. La più grave è quella culturale. Il terrorismo è un prodotto
dell’emergenza culturale, dell’olocausto culturale verso il quale stiamo andando.
D.
– Come prevenire un olocausto culturale?
R. – Facendo
capire al grande pubblico che la scienza è il motore del progresso. La gente non sa
cosa sia la scienza. Se tutto è scienza, nulla è scienza. Enrico Fermi definì “Hiroshima
culturale” il parlare della scienza senza averne mai fatta, dando alla scienza colpe
che non ha.
D. – Linguaggio, logica e scienza sono
oggi i pilastri di quale futuro?
R. – Sul futuro
dell’umanità io sono ottimista, perché non possiamo dimenticare che 20 anni fa abbiamo
corso il rischio di saltare tutti in aria. Io penso che vinceremo la battaglia culturale
avendo dal nostro lato il grande pubblico. Se facessimo un referendum mondiale su
questi temi, vincerebbe la solidarietà, l’amicizia tra i popoli. Non è un caso che
Benedetto XVI abbia richiamato l’attenzione della cultura moderna sulla ragione. Perché?
Perché siamo l’unica forma di materia vivente dotata di ragione. Per questo il Papa
fa bene a richiamare l’attenzione della cultura sulla ragione. Se noi non fossimo
dotati di ragione non potrebbero esistere il linguaggio, la logica e la scienza. Il
linguaggio ha come grande conquista la memoria collettiva permanente.
D.
– Quali linee guida hanno orientato la scelta dei premiati?
R.
– Sono grandi scienziati che hanno preso parte allo spirito di Erice che vuole una
scienza senza segreti e senza frontiere.