2009-11-25 15:22:23

Il Papa all'udienza generale: il mondo sarebbe più felice se le persone imitassero il rapporto d'amore nella Trinità


Se le relazioni tra le persone umane fossero modellate sul rapporto d’amore che lega le tre Persone divine, il mondo sarebbe un luogo più felice, nel quale ciascuno vivrebbe “per l’altro”. E’ la considerazione con la quale Benedetto XVI ha terminato questa mattina la catechesi all’udienza generale, in Aula Paolo VI. Il Papa ha tratto ispirazione dagli scritti di due monaci teologi del XII secolo, Ugo e Riccardo, che vissero nella famosa abbazia parigina di San Vittore. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

La storia degli uomini non è un cieco susseguirsi di fatti orientati dal caos, ma il luogo dove Dio ha inviato suo Figlio e dove continua ad agire attraverso lo Spirito Santo. E se l’animo umano fosse più capace di contemplare le realtà celesti sull’esempio della Trinità, e comportarsi di conseguenza, scoprirebbe che il “miracolo” della felicità è possibile anche nella realtà terrena. Sono in estrema sintesi gli insegnamenti ricavati dai due teologi di 800 anni fa - Ugo e Riccardo di San Vittore - che Benedetto XVI ha proposto alle migliaia di fedeli che lo hanno ascoltato in Aula Paolo VI. Nella Parigi del XII secolo, San Vittore è un’abbazia dalla “solida identità culturale”, tanto che i suoi monaci saranno chiamati i “Vittorini”. In essa, ha spiegato il Papa, “si realizzò una sintesi felice” tra le due correnti teologiche più in voga all’epoca: la monastica, più “orientata alla contemplazione dei misteri della fede”, e la scolastica, che utilizzava la ragione “per scrutare i misteri” divini. Ugo di San Vittore, ha detto il Pontefice, è molto interessato “al rapporto tra fede e ragione” e fonda la sua scienza teologica sull’approccio storico-letterale della Bibbia:
 
“In altre parole, prima di scoprire il valore simbolico, le dimensioni più profonde del testo biblico, occorre conoscere e approfondire il significato della storia narrata nella Scrittura: diversamente - avverte con un efficace paragone - si rischia di essere come degli studiosi di grammatica che ignorano l’alfabeto”.

 
Di qui, argomenta il monaco Ugo, se si conosce il senso della storia nella Bibbia, allora anche le vicende umane “appaiono segnate dalla provvidenza, secondo un suo disegno ordinato”:
 
“Così, per Ugo di San Vittore, la storia non è l’esito di un destino cieco o di un caso assurdo, come potrebbe apparire. Al contrario, nella storia umana opera lo Spirito Santo, che suscita un meraviglioso dialogo degli uomini con Dio, loro amico. Questa visione teologica della storia mette in evidenza l’intervento sorprendente e salvifico di Dio, che realmente entra e agisce nella storia, quasi si fa parte della nostra storia, ma sempre salvaguardando e rispettando la libertà e la responsabilità dell’uomo”.
 
Inoltre, ha ricordato Benedetto XVI, Ugo di San Vittore dà una definizione di “sacramento” che mostra in modo efficace tanto la “corporeità” del simbolo che rende visibile il sacramento stesso, quanto la forza della grazia che in esso è contenuta:
 
“È importante anche oggi che gli animatori liturgici, e in particolare i sacerdoti, valorizzino con sapienza pastorale i segni propri dei riti sacramentali - questa visibilità e tangibilità della Grazia - curandone attentamente la catechesi, affinché ogni celebrazione dei sacramenti sia vissuta da tutti i fedeli con devozione, intensità e letizia spirituale”.

 
A differenza di Ugo, il suo discepolo Riccardo è un mistico e dunque “privilegia - ha notato Benedetto XVI - il senso allegorico” della Bibbia. In una sua opera, il monaco:

 
“Propone ai fedeli un cammino spirituale che invita anzitutto ad esercitare le varie virtù, imparando a disciplinare e a ordinare con la ragione i sentimenti ed i moti interiori affettivi ed emotivi. Solo quando l’uomo ha raggiunto equilibrio e maturazione umana in questo campo, è pronto per accedere alla contemplazione (...) La contemplazione quindi è il punto di arrivo, il risultato di un arduo cammino, che comporta il dialogo tra la fede e la ragione, cioè - ancora una volta - un discorso teologico”.

“Questa applicazione del ragionamento alla comprensione della fede”, ha constatato il Pontefice, viene praticata “in modo convincente” da Riccardo nel suo capolavoro sulla Trinità. Si tratta di un’acuta descrizione dei rapporti d’amore che uniscono le tre Persone trinitarie, della “gioia incessante” che li caratterizza. Un modello, ha affermato il Papa, che se imitato dall’uomo segnerebbe in positivo l’umanità:

 
“Come cambierebbe il mondo se nelle famiglie, nelle parrocchie e in ogni altra comunità i rapporti fossero vissuti seguendo sempre l’esempio delle tre Persone divine, in cui ognuna vive non solo con l’altra, ma per l’altra e nell’altra! Lo ricordavo qualche mese fa all’Angelus: ‘Solo l'amore ci rende felici, perché viviamo in relazione, e viviamo per amare e per essere amati’”.
 
Ai saluti successivi alle catechesi nelle altre lingue, Benedetto XVI ha rivolto ai giovani, ai malati e ai nuovi sposi un pensiero sul prossimo inizio dell’Avvento:

 
“Esorto voi, giovani, a vivere questo ‘tempo forte’ con vigile preghiera e generoso impegno evangelico. Incoraggio voi, malati, a sostenere con l'offerta delle vostre sofferenze il cammino di preparazione al Santo Natale del popolo cristiano. Auguro a voi, sposi novelli, di essere testimoni dello Spirito d'amore che anima e sostiene l'intera Famiglia di Dio".







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