Il Papa all'udienza generale: il mondo sarebbe più felice se le persone imitassero
il rapporto d'amore nella Trinità
Se le relazioni tra le persone umane fossero modellate sul rapporto d’amore che lega
le tre Persone divine, il mondo sarebbe un luogo più felice, nel quale ciascuno vivrebbe
“per l’altro”. E’ la considerazione con la quale Benedetto XVI ha terminato questa
mattina la catechesi all’udienza generale, in Aula Paolo VI. Il Papa ha tratto ispirazione
dagli scritti di due monaci teologi del XII secolo, Ugo e Riccardo, che vissero nella
famosa abbazia parigina di San Vittore. Il servizio di Alessandro De Carolis:
La storia
degli uomini non è un cieco susseguirsi di fatti orientati dal caos, ma il luogo dove
Dio ha inviato suo Figlio e dove continua ad agire attraverso lo Spirito Santo. E
se l’animo umano fosse più capace di contemplare le realtà celesti sull’esempio della
Trinità, e comportarsi di conseguenza, scoprirebbe che il “miracolo” della felicità
è possibile anche nella realtà terrena. Sono in estrema sintesi gli insegnamenti ricavati
dai due teologi di 800 anni fa - Ugo e Riccardo di San Vittore - che Benedetto XVI
ha proposto alle migliaia di fedeli che lo hanno ascoltato in Aula Paolo VI. Nella
Parigi del XII secolo, San Vittore è un’abbazia dalla “solida identità culturale”,
tanto che i suoi monaci saranno chiamati i “Vittorini”. In essa, ha spiegato il Papa,
“si realizzò una sintesi felice” tra le due correnti teologiche più in voga all’epoca:
la monastica, più “orientata alla contemplazione dei misteri della fede”, e la scolastica,
che utilizzava la ragione “per scrutare i misteri” divini. Ugo di San Vittore, ha
detto il Pontefice, è molto interessato “al rapporto tra fede e ragione” e fonda la
sua scienza teologica sull’approccio storico-letterale della Bibbia: “In
altre parole, prima di scoprire il valore simbolico, le dimensioni più profonde del
testo biblico, occorre conoscere e approfondire il significato della storia narrata
nella Scrittura: diversamente - avverte con un efficace paragone - si rischia di essere
come degli studiosi di grammatica che ignorano l’alfabeto”. Di
qui, argomenta il monaco Ugo, se si conosce il senso della storia nella Bibbia, allora
anche le vicende umane “appaiono segnate dalla provvidenza, secondo un suo disegno
ordinato”: “Così, per Ugo di San Vittore, la storia
non è l’esito di un destino cieco o di un caso assurdo, come potrebbe apparire. Al
contrario, nella storia umana opera lo Spirito Santo, che suscita un meraviglioso
dialogo degli uomini con Dio, loro amico. Questa visione teologica della storia mette
in evidenza l’intervento sorprendente e salvifico di Dio, che realmente entra e agisce
nella storia, quasi si fa parte della nostra storia, ma sempre salvaguardando e rispettando
la libertà e la responsabilità dell’uomo”. Inoltre, ha ricordato
Benedetto XVI, Ugo di San Vittore dà una definizione di “sacramento” che mostra in
modo efficace tanto la “corporeità” del simbolo che rende visibile il sacramento stesso,
quanto la forza della grazia che in esso è contenuta: “È
importante anche oggi che gli animatori liturgici, e in particolare i sacerdoti, valorizzino
con sapienza pastorale i segni propri dei riti sacramentali - questa visibilità e
tangibilità della Grazia - curandone attentamente la catechesi, affinché ogni celebrazione
dei sacramenti sia vissuta da tutti i fedeli con devozione, intensità e letizia spirituale”. A
differenza di Ugo, il suo discepolo Riccardo è un mistico e dunque “privilegia - ha
notato Benedetto XVI - il senso allegorico” della Bibbia. In una sua opera, il monaco:
“Propone
ai fedeli un cammino spirituale che invita anzitutto ad esercitare le varie virtù,
imparando a disciplinare e a ordinare con la ragione i sentimenti ed i moti interiori
affettivi ed emotivi. Solo quando l’uomo ha raggiunto equilibrio e maturazione umana
in questo campo, è pronto per accedere alla contemplazione (...) La contemplazione
quindi è il punto di arrivo, il risultato di un arduo cammino, che comporta il dialogo
tra la fede e la ragione, cioè - ancora una volta - un discorso teologico”. “Questa applicazione del ragionamento alla comprensione della fede”,
ha constatato il Pontefice, viene praticata “in modo convincente” da Riccardo nel
suo capolavoro sulla Trinità. Si tratta di un’acuta descrizione dei rapporti d’amore
che uniscono le tre Persone trinitarie, della “gioia incessante” che li caratterizza.
Un modello, ha affermato il Papa, che se imitato dall’uomo segnerebbe in positivo
l’umanità:
“Come cambierebbe il mondo se nelle
famiglie, nelle parrocchie e in ogni altra comunità i rapporti fossero vissuti seguendo
sempre l’esempio delle tre Persone divine, in cui ognuna vive non solo con l’altra,
ma per l’altra e nell’altra! Lo ricordavo qualche mese fa all’Angelus: ‘Solo l'amore
ci rende felici, perché viviamo in relazione, e viviamo per amare e per essere amati’”. Ai
saluti successivi alle catechesi nelle altre lingue, Benedetto XVI ha rivolto ai giovani,
ai malati e ai nuovi sposi un pensiero sul prossimo inizio dell’Avvento:
“Esorto
voi, giovani, a vivere questo ‘tempo forte’ con vigile preghiera e generoso impegno
evangelico. Incoraggio voi, malati, a sostenere con l'offerta delle vostre sofferenze
il cammino di preparazione al Santo Natale del popolo cristiano. Auguro a voi, sposi
novelli, di essere testimoni dello Spirito d'amore che anima e sostiene l'intera Famiglia
di Dio".