Filippine: proseguono le indagini sulla strage a Mindanao
Dopo il ritrovamento di altri sei cadaveri in una fossa comune, è salito a 57 morti
il bilancio della strage compiuta a Mindanao, nelle Filippine. Un alleato politico
del presidente, Gloria Arroyo, è stato indicato dalla polizia come il principale sospettato
per il massacro del 23 novembre scorso. Un rapporto della polizia indica in Andamal
Ampatuan Jr. - sindaco di Datu Unsay e figlio del governatore provinciale - il comandante
del gruppo che ha assaltato parenti e sostenitori di Ishmael “Toto” Mangudadatu, vicesindaco
di Buluan e candidato alla carica di governatore della provincia. Ban Ki-moon, segretario
generale delle Nazioni Unite, ha condannato il “crimine ignobile” commesso “nel contesto
di una campagna elettorale locale”. Il presidente Arroyo ha dichiarato per oggi una
giornata di lutto.
Usa-Afghanistan Nessuna trattativa con il governo
Karzai, né un arretramento nella lotta alla islamizzazione dell’Afghanistan. In un
messaggio reso pubblico in occasione della festa dell’Eid Al Adha - ricorrenza islamica
legata al pellegrinaggio alla Mecca - il leader supremo dei talebani, il mullah Mohammad
Omar, ha espresso il suo rifiuto a collaborare con Hamid Karzai. Nei giorni scorsi,
il presidente “rieletto” aveva teso la mano ai “fratelli talebani” chiedendo loro
di partecipare al processo di pace. E nella notte tra ieri e oggi, in Afghanistan,
ci sono state nuove vittime in combattimenti tra guerriglieri talebani e truppe della
coalizione, mentre la tensione si fa sempre più acuta anche nelle zone di frontiera
del vicino Pakistan. Intanto, il presidente statunitense, Barack Obama, ha deciso
la nuova strategia di Washington sull'Afghanistan e la renderà nota entro pochi giorni.
Secondo la Cnn, il piano del capo della Casa Bianca prevede un aumento delle truppe
Usa di circa 34 mila unità.
Iraq Ancora violenza in Iraq. Almeno
25 persone sono rimaste ferite, oggi, per un duplice attentato a Kerbala, città santa
a 120 chilometri a sud di Baghdad. Secondo le forze della sicurezza irachene, la prima
bomba sarebbe scoppiata in un ristorante del centro città, frequentato da molti militari.
Pochi minuti dopo un kamikaze, a bordo di una moto, si è fatto saltare in aria all’ingresso
del locale, mentre arrivavano i soccorsi. Cambogia Una condanna
a 40 anni di carcere. È questa la pena richiesta per Douch, il capo della prigione
del regime dei Khmer Rossi di Pol Pot, in Cambogia, dove almeno 15 mila persone sono
state torturate e uccise, tra il 1975 e il 1979. Il procuratore internazionale, William
Smith, a sorpresa non ha chiesto l'ergastolo per l'accusato - il cui vero nome è Kaing
Guek Eav - giudicato per crimini di guerra e contro l'umanità per aver diretto la
prigione nota come “S-21”. Oggi, l’uomo è comparso in aula riconoscendo di ''essere
stato un membro delle forze di Pol Pot” e di essere “psicologicamente responsabile”
di fronte all'intera popolazione cambogiana”. Douch, 67 anni, aveva già chiesto più
volte perdono sostenendo di non aver avuto altra scelta che eseguire gli ordini, altrimenti
sarebbe stato ucciso. La fine del processo, il primo contro un ex membro del regime
dei Khmer Rossi, che ha causato un milione e 700 mila morti, è prevista per marzo
2010. Gran Bretagna, inchiesta sulla guerra in Iraq Sono
iniziati ieri i lavori della Commissione d'inchiesta sulla partecipazione del Regno
Unito alla guerra in Iraq. Sotto la lente d’ingrandimento la politica estera del Regno
Unito dal 2001 (anno dell'attentato alle Torri gemelle) al 2009 (anno del ritiro delle
truppe britanniche dall'Iraq). L’indagine tenterà di stabilire quali furono le motivazioni
per l’entrata in guerra nel 2003 e la sua stessa legalità. Gli interrogatori pubblici
culmineranno, a febbraio. La deposizione più attesa sarà quella dell’ex premier, Tony
Blair, che non avverrà prima di gennaio. Pakistan, incriminati
sette militanti per attentato a Mumbai Alla vigilia del primo anniversario
dell'attacco terroristico a Mumbai, del 26 novembre 2008, un tribunale pakistano specializzato
nei processi di terrorismo ha incriminato sette militanti islamici considerandoli
implicati in quella sanguinosa vicenda. Lo scrive il quotidiano indiano Hindustan
Times. Fra gli accusati, anche il comandante delle operazioni del movimento Lashkar-e-Taiba,
Zakiur Rehman Lakhvi, considerato la ''mente'' dell'attacco terroristico che per 60
ore sconvolse Mumbai causando oltre 170 morti. Nel complesso, la Corte sta giudicando
16 imputati, fra cui anche Ajmal Kasab, l'unico terrorista catturato vivo e processato
anche in India. I giudici, si è appreso, hanno respinto tutti i ricorsi degli avvocati
difensori degli imputati che si sono dichiarati ''non colpevoli''.
Yemen Cinque
persone, tra cui due militari, sono rimasti uccise e altre 10 ferite negli scontri
scoppiati alle porte di Ataq, città del sud dello Yemen. Le tensioni sono esplose
quando le forze di sicurezza e i soldati hanno cercato di impedire ad alcune migliaia
di manifestanti di entrare in città per prendere parte al corteo in occasione dell'anniversario
della proclamazione dell'indipendenza dell'ex Yemen del Sud, nel 1967. Le violenze
nella parte meridionale dello Yemen sono cominciate nel 1990, anno dell’unificazione
con il Nord: appelli alla secessione vengono lanciati spesso dai separatisti del sud,
che ritengono di essere discriminati rispetto ai nordisti.
Israele-Hamas L’accordo
fra Israele e Hamas per lo scambio di prigionieri sembra più vicino. Il premier israeliano,
Benjamin Netanyahu, ha convocato oggi il Consiglio di difesa forse per discutere le
modalità dell’eventuale intesa con Hamas. Secondo la radio militare, la consultazione
è stata posticipata dalla mattina al pomeriggio nell'ipotesi che nel frattempo giunga
una risposta di Hamas per decidere gli ultimi dettagli. Nei giorni precedenti, Netanyahu
aveva espresso forti dubbi richiedendo un “dibattito politico” precedente all’eventuale
accordo. Con lo scambio, Israele intende recuperare il caporale Ghilad Shalit (rapito
a Gaza nel giugno 2006) e accetta di liberare diverse centinaia di palestinesi.
Belgio:
Yves Leterme nominato primo ministro Il cristiano democratico fiammingo, Yves
Leterme, è stato nominato oggi primo ministro del Belgio da Re Alberto II, al posto
di Hermann Van Rompuy, che ha lasciato l'incarico per quello di presidente stabile
dell'Ue. Leterme, 49 anni, è al suo secondo mandato. Alla guida del governo dopo aver
vinto le elezioni nel 2007, un anno fa era stato costretto alle dimissioni, travolto
dalle accuse di aver fatto pressione sui giudici nell'ambito dell'inchiesta sul salvataggio
della Banca Fortis. Il ritorno di Leterme suscita timori soprattutto nella parte del
paese di lingua francese, che lo ritiene un fiammingo su posizioni radicali e più
propenso verso le richieste di autonomia che vengono dalla regione delle Fiandre,
di cui è stato presidente.
Honduras Il presidente eletto dell'Honduras,
Manuel Zelaya, deposto nel giugno scorso a seguito di un colpo di Stato, ha esortato
gli Stati Uniti a non sostenere le elezioni del prossimo 29 novembre. Secondo l’ex
presidente, la consultazione elettorale, giudicata “illegale”, potrebbe dividere le
Americhe e costituire un ''pericoloso precedente'' per gli Usa se decidessero di appoggiarla.
Washington non ha ancora preso una posizione ufficiale sul voto. Alle elezioni non
sono candidati né Zelaya né il leader de facto, Roberto Micheletti. Economia,
Bce Le banche dovrebbero rafforzare i propri bilanci e utilizzare i profitti
per rimpinguare le riserve, invece di destinarli alla distribuzione di dividendi.
È quanto ha detto il presidente della Banca centrale europea (Bce), Jean-Claude Trichet,
in un'intervista al giornale olandese Het Financieele Dagblad. Trichet ha anche ribadito
la necessità che i governi europei taglino i deficit. Quanto alla situazione economica
e alla crisi, ha detto che la Bce è stata in grado di evitare che il rischio di deflazione
diventasse un forte ancoraggio delle aspettative di inflazione.
Congo Appaiono
fallimentari i risultati della missione dei Caschi Blu nella Repubblica Democratica
del Congo. E' quanto si legge in un rapporto presentato da una missione di esperti
dell'Onu svolta sul territorio, e presentata all'inizio di novembre al Palazzo di
vetro. La missione - la più imponente del mondo, forte di circa 25 mila uomini - non
è riuscita a bloccare la deriva anarchica della ricchissima regione dell'Est del Congo
(Nord e Sud Kivu), di fatto sotto il controllo delle truppe ribelli degli hutu ruandesi,
i cui capi si erano rifugiati in quella zona dopo il genocidio del '94. Il gruppo
delle Forze Democratiche per la Liberazione del Rwanda, non solo non è stato sbaragliato
ma ha esteso, con spietate violenze sui civili, il suo controllo nel Kivu e sul commercio
dei suoi ricchissimi prodotti naturali. Secondo il rapporto, i ribelli godono anche
del sostegno di una rete internazionale di finanziamenti e appoggi. Thailandia
Le ''camicie rosse'' thailandesi - i sostenitori dell'ex premier, Thaksin
Shinawatra - hanno rinviato a data da destinarsi la grande manifestazione contro il
governo di Abhisit Vejjajiva, indetta per sabato prossimo. La protesta di piazza,
ribattezzata ''lo scontro finale'', doveva durare cinque giorni. Il rinvio è stato
annunciato oggi dai leader del movimento, all'indomani della decisione dell'esecutivo
di applicare la “legge per la sicurezza interna”, che conferisce maggiori poteri all'esercito.
A un anno dall'occupazione dei due aeroporti di Bangkok da parte delle ''camicie gialle'',
un movimento monarchico-nazionalista ostile a Thaksin, la tensione in Thailandia è
recentemente tornata alta. Le ''camicie gialle'' hanno comunque indetto una manifestazione
per il 5 dicembre, giorno in cui il re Bhumibol compirà 82 anni.
Israele:
Ong finanziate da Ue ''Un cavallo di Troia” è questo il titolo del rapporto,
redatto dall''Istituto di strategie sioniste e dalla ong “Ngo-Monitor”, che analizza
l'impatto dei finanziamenti dei governi europei sulle Ong in Israele. Le organizzazioni
oggetto dello studio - fra cui organizzazioni ben note come Peace Now, Betzelem e
Ir Amim - nonostante si proclamino israeliane in diversi casi, ricevono cospicui finanziamenti
stranieri che sono divenuti determinanti per le loro attività. Questa è la severa
conclusione del rapporto che sarà discusso prossimamente alla Knesset, il parlamento
israeliano. Il gruppo per i diritti umani Betzelem ha disposto, nel 2007, finanziamenti
per il 27% provenienti dall'estero. Il 40% per Peace Now, il 46% per Shovrim Shtikà,
Ong formata da ex militari israeliani impegnanti nella denuncia di soprusi patiti
ai danni dei palestinesi in Cisgiordania. Fra i principali finanziatori sono menzionati,
fra gli altri, l'Unione europea e i ministeri degli Esteri di Gran Bretagna, Germania
e Olanda. Iran, ex deputato riformista condannato a 74 frustate Un
ex deputato riformista iraniano, Ali Tajernia, arrestato dopo le elezioni presidenziali
dell'estate scorsa, è stato condannato a sei anni di reclusione e a 74 frustate. La
pena corporale gli è stata comminata per ''avere insultato il presidente Mahmud Ahmadinejad
e il governo''. Tajernia è uno dei molti esponenti riformisti arrestati dopo le contestate
presidenziali, che hanno visto rieletto Ahmadinejad. Un altro oppositore, Soheil Navidi
Yekta, è stato condannato a sette anni di reclusione e 74 frustate. Cinque anni di
reclusione sono stati inflitti a Tajernia per ''raduni e complotti volti a turbare
la sicurezza pubblica'' e un anno per ''propaganda contro il sistema'' islamico. La
magistratura ha reso noto la settimana scorsa che cinque persone arrestate per le
proteste post elettorali sono state condannate a morte e altre 81 a pene detentive
fino a 15 anni di reclusione. Per tutte si attendono i processi d'appello.
Iran Molti
studenti sono stati incarcerati in Iran, probabilmente per evitare che nel corso della
Giornata dello studente, prevista il mese prossimo, scoppino nuove proteste come quelle
avvenute dopo le contestate elezioni presidenziali del 12 giugno. L'opposizione riformista
sostiene che le elezioni siano state segnate da brogli diffusi per assicurare che
il presidente uscente, Ahmadinejad, venisse rieletto. Le autorità hanno sempre respinto
l'accusa. "Per mettere a tacere il movimento studentesco, è in corso un massiccio
giro di vite sugli studenti iraniani, che non solo viola i loro diritti, ma turba
il loro percorso di studi e la vita dei loro familiari", ha scritto ieri in un comunicato
il portavoce del gruppo, Hadi Ghaemi, denunciando che alcuni sono stati addirittura
sospesi dal loro corso di studi. Finora, sono stati arrestati circa 60 leader studenteschi",
scrive il sito riformista Norooz.
Indonesia: Greenpeace contro la deforestazione,
arrestati 14 attivisti Le autorità indonesiane hanno arrestato 14 attivisti
di Greenpeace mentre stavano protestando contro la Asia Pulp and Paper (APP), il principale
gruppo cartario indonesiano, divenuto tristemente noto agli ambientalisti per l'abbattimento
di vaste aree di foreste convertite in piantagioni per la produzione di cellulosa.
Nove degli attivisti detenuti sono stranieri, quattro di loro sono tutt’ora incatenati
su una gru, nelle strutture portuali nella provincia di Riau, Sumatra, sventolando
striscioni di contestazione. Tra loro ci sono ambientalisti provenienti da Australia,
Canada, Germania e India. All'inizio del mese, a seguito di un'analoga protesta nella
provincia di Riau, le autorità indonesiane hanno arrestato 13 attivisti di Greenpeace
e due giornalisti stranieri, tra cui un italiano. Secondo le ultime stime, la crescente
deforestazione ha reso l'Indonesia il terzo più grande emettitore di gas serra del
mondo. (Panoramica internazionale a cura di Roberta Rizzo e Chiara Pileri)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 329 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.