2009-11-25 14:49:26

Filippine: proseguono le indagini sulla strage a Mindanao


Dopo il ritrovamento di altri sei cadaveri in una fossa comune, è salito a 57 morti il bilancio della strage compiuta a Mindanao, nelle Filippine. Un alleato politico del presidente, Gloria Arroyo, è stato indicato dalla polizia come il principale sospettato per il massacro del 23 novembre scorso. Un rapporto della polizia indica in Andamal Ampatuan Jr. - sindaco di Datu Unsay e figlio del governatore provinciale - il comandante del gruppo che ha assaltato parenti e sostenitori di Ishmael “Toto” Mangudadatu, vicesindaco di Buluan e candidato alla carica di governatore della provincia. Ban Ki-moon, segretario generale delle Nazioni Unite, ha condannato il “crimine ignobile” commesso “nel contesto di una campagna elettorale locale”. Il presidente Arroyo ha dichiarato per oggi una giornata di lutto.

Usa-Afghanistan
Nessuna trattativa con il governo Karzai, né un arretramento nella lotta alla islamizzazione dell’Afghanistan. In un messaggio reso pubblico in occasione della festa dell’Eid Al Adha - ricorrenza islamica legata al pellegrinaggio alla Mecca - il leader supremo dei talebani, il mullah Mohammad Omar, ha espresso il suo rifiuto a collaborare con Hamid Karzai. Nei giorni scorsi, il presidente “rieletto” aveva teso la mano ai “fratelli talebani” chiedendo loro di partecipare al processo di pace. E nella notte tra ieri e oggi, in Afghanistan, ci sono state nuove vittime in combattimenti tra guerriglieri talebani e truppe della coalizione, mentre la tensione si fa sempre più acuta anche nelle zone di frontiera del vicino Pakistan. Intanto, il presidente statunitense, Barack Obama, ha deciso la nuova strategia di Washington sull'Afghanistan e la renderà nota entro pochi giorni. Secondo la Cnn, il piano del capo della Casa Bianca prevede un aumento delle truppe Usa di circa 34 mila unità.

Iraq
Ancora violenza in Iraq. Almeno 25 persone sono rimaste ferite, oggi, per un duplice attentato a Kerbala, città santa a 120 chilometri a sud di Baghdad. Secondo le forze della sicurezza irachene, la prima bomba sarebbe scoppiata in un ristorante del centro città, frequentato da molti militari. Pochi minuti dopo un kamikaze, a bordo di una moto, si è fatto saltare in aria all’ingresso del locale, mentre arrivavano i soccorsi.
 
Cambogia
Una condanna a 40 anni di carcere. È questa la pena richiesta per Douch, il capo della prigione del regime dei Khmer Rossi di Pol Pot, in Cambogia, dove almeno 15 mila persone sono state torturate e uccise, tra il 1975 e il 1979. Il procuratore internazionale, William Smith, a sorpresa non ha chiesto l'ergastolo per l'accusato - il cui vero nome è Kaing Guek Eav - giudicato per crimini di guerra e contro l'umanità per aver diretto la prigione nota come “S-21”. Oggi, l’uomo è comparso in aula riconoscendo di ''essere stato un membro delle forze di Pol Pot” e di essere “psicologicamente responsabile” di fronte all'intera popolazione cambogiana”. Douch, 67 anni, aveva già chiesto più volte perdono sostenendo di non aver avuto altra scelta che eseguire gli ordini, altrimenti sarebbe stato ucciso. La fine del processo, il primo contro un ex membro del regime dei Khmer Rossi, che ha causato un milione e 700 mila morti, è prevista per marzo 2010.
 
Gran Bretagna, inchiesta sulla guerra in Iraq
Sono iniziati ieri i lavori della Commissione d'inchiesta sulla partecipazione del Regno Unito alla guerra in Iraq. Sotto la lente d’ingrandimento la politica estera del Regno Unito dal 2001 (anno dell'attentato alle Torri gemelle) al 2009 (anno del ritiro delle truppe britanniche dall'Iraq). L’indagine tenterà di stabilire quali furono le motivazioni per l’entrata in guerra nel 2003 e la sua stessa legalità. Gli interrogatori pubblici culmineranno, a febbraio. La deposizione più attesa sarà quella dell’ex premier, Tony Blair, che non avverrà prima di gennaio.
 
Pakistan, incriminati sette militanti per attentato a Mumbai
Alla vigilia del primo anniversario dell'attacco terroristico a Mumbai, del 26 novembre 2008, un tribunale pakistano specializzato nei processi di terrorismo ha incriminato sette militanti islamici considerandoli implicati in quella sanguinosa vicenda. Lo scrive il quotidiano indiano Hindustan Times. Fra gli accusati, anche il comandante delle operazioni del movimento Lashkar-e-Taiba, Zakiur Rehman Lakhvi, considerato la ''mente'' dell'attacco terroristico che per 60 ore sconvolse Mumbai causando oltre 170 morti. Nel complesso, la Corte sta giudicando 16 imputati, fra cui anche Ajmal Kasab, l'unico terrorista catturato vivo e processato anche in India. I giudici, si è appreso, hanno respinto tutti i ricorsi degli avvocati difensori degli imputati che si sono dichiarati ''non colpevoli''.

Yemen
Cinque persone, tra cui due militari, sono rimasti uccise e altre 10 ferite negli scontri scoppiati alle porte di Ataq, città del sud dello Yemen. Le tensioni sono esplose quando le forze di sicurezza e i soldati hanno cercato di impedire ad alcune migliaia di manifestanti di entrare in città per prendere parte al corteo in occasione dell'anniversario della proclamazione dell'indipendenza dell'ex Yemen del Sud, nel 1967. Le violenze nella parte meridionale dello Yemen sono cominciate nel 1990, anno dell’unificazione con il Nord: appelli alla secessione vengono lanciati spesso dai separatisti del sud, che ritengono di essere discriminati rispetto ai nordisti.

Israele-Hamas
L’accordo fra Israele e Hamas per lo scambio di prigionieri sembra più vicino. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha convocato oggi il Consiglio di difesa forse per discutere le modalità dell’eventuale intesa con Hamas. Secondo la radio militare, la consultazione è stata posticipata dalla mattina al pomeriggio nell'ipotesi che nel frattempo giunga una risposta di Hamas per decidere gli ultimi dettagli. Nei giorni precedenti, Netanyahu aveva espresso forti dubbi richiedendo un “dibattito politico” precedente all’eventuale accordo. Con lo scambio, Israele intende recuperare il caporale Ghilad Shalit (rapito a Gaza nel giugno 2006) e accetta di liberare diverse centinaia di palestinesi.

Belgio: Yves Leterme nominato primo ministro
Il cristiano democratico fiammingo, Yves Leterme, è stato nominato oggi primo ministro del Belgio da Re Alberto II, al posto di Hermann Van Rompuy, che ha lasciato l'incarico per quello di presidente stabile dell'Ue. Leterme, 49 anni, è al suo secondo mandato. Alla guida del governo dopo aver vinto le elezioni nel 2007, un anno fa era stato costretto alle dimissioni, travolto dalle accuse di aver fatto pressione sui giudici nell'ambito dell'inchiesta sul salvataggio della Banca Fortis. Il ritorno di Leterme suscita timori soprattutto nella parte del paese di lingua francese, che lo ritiene un fiammingo su posizioni radicali e più propenso verso le richieste di autonomia che vengono dalla regione delle Fiandre, di cui è stato presidente.

Honduras
Il presidente eletto dell'Honduras, Manuel Zelaya, deposto nel giugno scorso a seguito di un colpo di Stato, ha esortato gli Stati Uniti a non sostenere le elezioni del prossimo 29 novembre. Secondo l’ex presidente, la consultazione elettorale, giudicata “illegale”, potrebbe dividere le Americhe e costituire un ''pericoloso precedente'' per gli Usa se decidessero di appoggiarla. Washington non ha ancora preso una posizione ufficiale sul voto. Alle elezioni non sono candidati né Zelaya né il leader de facto, Roberto Micheletti.
 Economia, Bce
Le banche dovrebbero rafforzare i propri bilanci e utilizzare i profitti per rimpinguare le riserve, invece di destinarli alla distribuzione di dividendi. È quanto ha detto il presidente della Banca centrale europea (Bce), Jean-Claude Trichet, in un'intervista al giornale olandese Het Financieele Dagblad. Trichet ha anche ribadito la necessità che i governi europei taglino i deficit. Quanto alla situazione economica e alla crisi, ha detto che la Bce è stata in grado di evitare che il rischio di deflazione diventasse un forte ancoraggio delle aspettative di inflazione.

Congo
Appaiono fallimentari i risultati della missione dei Caschi Blu nella Repubblica Democratica del Congo. E' quanto si legge in un rapporto presentato da una missione di esperti dell'Onu svolta sul territorio, e presentata all'inizio di novembre al Palazzo di vetro. La missione - la più imponente del mondo, forte di circa 25 mila uomini - non è riuscita a bloccare la deriva anarchica della ricchissima regione dell'Est del Congo (Nord e Sud Kivu), di fatto sotto il controllo delle truppe ribelli degli hutu ruandesi, i cui capi si erano rifugiati in quella zona dopo il genocidio del '94. Il gruppo delle Forze Democratiche per la Liberazione del Rwanda, non solo non è stato sbaragliato ma ha esteso, con spietate violenze sui civili, il suo controllo nel Kivu e sul commercio dei suoi ricchissimi prodotti naturali. Secondo il rapporto, i ribelli godono anche del sostegno di una rete internazionale di finanziamenti e appoggi.
 
Thailandia
Le ''camicie rosse'' thailandesi - i sostenitori dell'ex premier, Thaksin Shinawatra - hanno rinviato a data da destinarsi la grande manifestazione contro il governo di Abhisit Vejjajiva, indetta per sabato prossimo. La protesta di piazza, ribattezzata ''lo scontro finale'', doveva durare cinque giorni. Il rinvio è stato annunciato oggi dai leader del movimento, all'indomani della decisione dell'esecutivo di applicare la “legge per la sicurezza interna”, che conferisce maggiori poteri all'esercito. A un anno dall'occupazione dei due aeroporti di Bangkok da parte delle ''camicie gialle'', un movimento monarchico-nazionalista ostile a Thaksin, la tensione in Thailandia è recentemente tornata alta. Le ''camicie gialle'' hanno comunque indetto una manifestazione per il 5 dicembre, giorno in cui il re Bhumibol compirà 82 anni.

Israele: Ong finanziate da Ue
''Un cavallo di Troia” è questo il titolo del rapporto, redatto dall''Istituto di strategie sioniste e dalla ong “Ngo-Monitor”, che analizza l'impatto dei finanziamenti dei governi europei sulle Ong in Israele. Le organizzazioni oggetto dello studio - fra cui organizzazioni ben note come Peace Now, Betzelem e Ir Amim - nonostante si proclamino israeliane in diversi casi, ricevono cospicui finanziamenti stranieri che sono divenuti determinanti per le loro attività. Questa è la severa conclusione del rapporto che sarà discusso prossimamente alla Knesset, il parlamento israeliano. Il gruppo per i diritti umani Betzelem ha disposto, nel 2007, finanziamenti per il 27% provenienti dall'estero. Il 40% per Peace Now, il 46% per Shovrim Shtikà, Ong formata da ex militari israeliani impegnanti nella denuncia di soprusi patiti ai danni dei palestinesi in Cisgiordania. Fra i principali finanziatori sono menzionati, fra gli altri, l'Unione europea e i ministeri degli Esteri di Gran Bretagna, Germania e Olanda.
 
Iran, ex deputato riformista condannato a 74 frustate
Un ex deputato riformista iraniano, Ali Tajernia, arrestato dopo le elezioni presidenziali dell'estate scorsa, è stato condannato a sei anni di reclusione e a 74 frustate. La pena corporale gli è stata comminata per ''avere insultato il presidente Mahmud Ahmadinejad e il governo''. Tajernia è uno dei molti esponenti riformisti arrestati dopo le contestate presidenziali, che hanno visto rieletto Ahmadinejad. Un altro oppositore, Soheil Navidi Yekta, è stato condannato a sette anni di reclusione e 74 frustate. Cinque anni di reclusione sono stati inflitti a Tajernia per ''raduni e complotti volti a turbare la sicurezza pubblica'' e un anno per ''propaganda contro il sistema'' islamico. La magistratura ha reso noto la settimana scorsa che cinque persone arrestate per le proteste post elettorali sono state condannate a morte e altre 81 a pene detentive fino a 15 anni di reclusione. Per tutte si attendono i processi d'appello.

Iran
Molti studenti sono stati incarcerati in Iran, probabilmente per evitare che nel corso della Giornata dello studente, prevista il mese prossimo, scoppino nuove proteste come quelle avvenute dopo le contestate elezioni presidenziali del 12 giugno. L'opposizione riformista sostiene che le elezioni siano state segnate da brogli diffusi per assicurare che il presidente uscente, Ahmadinejad, venisse rieletto. Le autorità hanno sempre respinto l'accusa. "Per mettere a tacere il movimento studentesco, è in corso un massiccio giro di vite sugli studenti iraniani, che non solo viola i loro diritti, ma turba il loro percorso di studi e la vita dei loro familiari", ha scritto ieri in un comunicato il portavoce del gruppo, Hadi Ghaemi, denunciando che alcuni sono stati addirittura sospesi dal loro corso di studi. Finora, sono stati arrestati circa 60 leader studenteschi", scrive il sito riformista Norooz.

Indonesia: Greenpeace contro la deforestazione, arrestati 14 attivisti
Le autorità indonesiane hanno arrestato 14 attivisti di Greenpeace mentre stavano protestando contro la Asia Pulp and Paper (APP), il principale gruppo cartario indonesiano, divenuto tristemente noto agli ambientalisti per l'abbattimento di vaste aree di foreste convertite in piantagioni per la produzione di cellulosa. Nove degli attivisti detenuti sono stranieri, quattro di loro sono tutt’ora incatenati su una gru, nelle strutture portuali nella provincia di Riau, Sumatra, sventolando striscioni di contestazione. Tra loro ci sono ambientalisti provenienti da Australia, Canada, Germania e India. All'inizio del mese, a seguito di un'analoga protesta nella provincia di Riau, le autorità indonesiane hanno arrestato 13 attivisti di Greenpeace e due giornalisti stranieri, tra cui un italiano. Secondo le ultime stime, la crescente deforestazione ha reso l'Indonesia il terzo più grande emettitore di gas serra del mondo. (Panoramica internazionale a cura di Roberta Rizzo e Chiara Pileri)

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 329

 
E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.org/italiano.







All the contents on this site are copyrighted ©.