Per i vescovi inglesi la depenalizzazione del suicidio assistito può diventare istigazione
al reato
Un’istigazione a violare l’attuale legge sul suicidio. Così i vescovi inglesi e gallesi
bocciano le recenti direttive decise dal direttore della Procura generale inglese
sulla depenalizzazione del suicidio assistito. Le nuove direttive – lo ricordiamo
- sono state pubblicate in Inghilterra e Galles il 23 settembre scorso dopo la battaglia
legale vinta da Debbie Purdy, una donna malata di sclerosi multipla che si era rivolta
ai giudici per sapere quale sarebbe stato il destino del marito nel caso in cui questi
l’avesse aiutata ad andare all’estero per un suicidio assistito. Esse stabiliscono
che una persona che aiuta a morire un malato terminale non è penalmente perseguibile
se non si può dimostrare che essa ha agito per ottenere un vantaggio economico personale.
Chiamati ad esprimere un parere nell’ambito di una consultazione pubblica sulla questione,
i vescovi inglesi hanno ribadito il loro fermo no alla misura che - affermano - prende
di mira i disabili, i malati terminali, le persone depresse e gli anziani e “potrebbe
incoraggiare comportamenti criminali”, mandando il messaggio che uccidere queste persone
è accettabile. I presuli accusano poi il Procuratore generale della Corona Keir Starmer
di avere abusato dei suoi poteri, ignorando la volontà del Parlamento che per ben
due volte in 18 mesi ha rigettato tentativi di modificare l’attuale legge sul suicidio
in vigore dal 1961: “Considerato il chiaro orientamento espresso dal Parlamento sulla
questione – scrivono - l’inclusione di categorie come le malattie terminali e degenerative
e la disabilità incurabile tra le condizioni per la non perseguibilità va oltre le
competenze della Procura Generale”. Contro la legalizzazione e la depenalizzazione
del suicidio assistito si sono mobilitati in questi mesi anche le altre Chiese nel
Regno Unito e la comunità ebraica. Ultimamente i leader delle Chiese cristiane scozzesi
si sono incontrati con il Primo Ministro scozzese Alex Salmond per esprimere le loro
preoccupazioni circa la possibilità che la depenalizzazione possa essere introdotta
anche in Scozia, che ha un ordinamento autonomo da quello inglese e gallese. (L.Z.)