La disgregazione del tessuto familiare dietro l'aumento degli abusi sessuali sui minori.
Intervista con don Fortunato Di Noto
“Lo sfruttamento sessuale dei bambini produce un giro d’affari che va dai 2,5 ai 13,5
miliardi di euro l’anno”. Meter, una delle associazioni che lavora in prima linea
nella tutela dei minori, torna a rilanciare l’allarme pedofilia. “La crisi della famiglia
e una mentalità normalizzante aiutano il diffondersi di questo fenomeno”, spiega don
Fortunato Di Noto, presidente di Meter. Ma quali sono le dimensioni di questa realtà?
Giuseppe Petrocelli lo ha intervistato:
R. - Nell’ultimo
Rapporto dei diritti umani all’Onu, emerge come 200 mila minori ogni anno vengano
coinvolti nel mercato della pedopornografia e della produzione. Oltre a quello, anche
noi come associazione Meter, abbiamo già segnalato dall’inizio dell’anno circa 10
mila siti pedopornografici e questo dimostra come si tratti di un fenomeno esteso,
un fenomeno globale.
D. - Lei ha sostenuto che la
crisi della famiglia e un certo tipo di mentalità sono alleati della pedofilia. Cosa
significa?
R. - Significa che oggi, più che mai -
proprio perché la famiglia è minacciata e sta vivendo una grande crisi educativa,
non è più un punto di riferimento e tante sono le famiglie disgregate - in tale contesto
si sta insinuando una sub-cultura di "normalizzazione" delle relazioni affettive,
anche sessuali, di adulti con bambini. In altre parole, è come se tali relazioni riempissero
in maniera forte questo vuoto che sta vivendo la famiglia. Sono vuoti affettivi, esistenziali,
educativi e credo che il nostro impegno, l’impegno di tutti, sia quello di aiutare
le famiglie ad uscire fuori, perché aiutare la famiglia significa innestare la logica
dell’amore e i bambini non si sentono abbandonati. Perché nella misura in cui i bambini
sono abbandonati a se stessi, è normale che questa mentalità - alimentata anche da
alcuni soggetti adulti che vogliono sfruttare i bambini - riempia questi vuoti affettivi,
diventando molto delicata e pericolosa.
D. - Cosa
ritiene fondamentale per vincere questa battaglia?
R.
- Aiutare i bambini attraverso i centri di ascolto e di prima accoglienza resta fondamentale:
noi già abbiamo accompagnato più di 780 bambini alle rispettive famiglie. Certo, il
problema è anche l’accompagnamento giudiziario, di sostegno alle vittime: io ritengo
che, sia il governo italiano sia altri, dovrebbero creare un fondo di sostegno alle
vittime, perché le famiglie spesso sono dissanguate dalle lungaggini processuali.
Noi come associazione abbiamo aiutato circa 160 deputati a formulare norme che blocchino
questa istigazione alla normalità degli abusi sessuali sull’infanzia. Dall’altra parte,
dobbiamo anche dire - se vogliamo fare un cenno all’aspetto ecclesiale - che le comunità
dovrebbero impegnarsi sempre di più nel promuovere i diritti dell’infanzia: essere
più vigilanti, compiere un percorso educativo affinché le famiglie non si sentano
sole. E’ l’impegno della Chiesa, ma l’impegno anche degli uomini di buona volontà.