Memoria di San Clemente. Il Papa: la Chiesa non è una struttura politica. Nessuna
contrapposizione tra laici e gerarchia
La Chiesa celebra oggi San Clemente Romano, terzo Successore di Pietro, venerato fin
dai primi secoli del Cristianesimo con il titolo di martire. A questo grande Padre
della Chiesa, Benedetto XVI ha dedicato la catechesi dell’udienza generale del 7 marzo
2007. In particolare, il Papa si è soffermato sulla Lettera di San Clemente ai Corinti,
un documento che offre una illuminante riflessione sull’identità della Chiesa e sul
ruolo dei laici. Ripercorriamo la catechesi su San Clemente nel servizio di Alessandro
Gisotti: “Sotto
Clemente, essendo sorto un contrasto non piccolo tra i fratelli di Corinto, la Chiesa
di Roma” inviò loro “una lettera importantissima per riconciliarli nella pace” e “rinnovare
la loro fede”: Benedetto XVI riprende le parole di Sant’Ireneo per sottolineare quanto
sia stato importante questo intervento di Papa Clemente. Un documento in cui i fedeli
sono esortati “all’umiltà e all’amore fraterno”. Una Lettera in cui, per la prima
volta, compare il termine “laico” nella letteratura cristiana con la quale si indica
“membro del popolo di Dio”. In questa Lettera, rileva il Pontefice, San Clemente sottolinea
che le membra del Corpo di Cristo sono unite senza distinzione:
“La
netta distinzione tra il «laico» e la gerarchia non significa per nulla una contrapposizione,
ma soltanto questa connessione organica di un corpo, di un organismo, con le diverse
funzioni. La Chiesa infatti non è luogo di confusione e di anarchia, dove uno può
fare quello che vuole in ogni momento: ciascuno in questo organismo, con una struttura
articolata, esercita il suo ministero secondo la vocazione ricevuta”. Clemente,
prosegue, “esplicita chiaramente la dottrina della successione apostolica”, evidenziando
che “le norme che la regolano derivano in ultima analisi da Dio stesso”. Tutto procede
“ordinatamente dalla volontà di Dio”, scrive San Clemente. E di qui, afferma Benedetto
XVI, viene sottolineato che “la Chiesa ha una struttura sacramentale e non una struttura
politica”:
“La Chiesa è soprattutto dono di Dio
e non creatura nostra, e perciò questa struttura sacramentale non garantisce solo
il comune ordinamento, ma anche questa precedenza del dono di Dio, del quale abbiamo
tutti bisogno”. La Lettera, ricorda ancora il Papa, si conclude
con una preghiera per le istituzioni politiche. Così, “all’indomani della persecuzione,
i cristiani, ben sapendo che sarebbero continuate le persecuzioni, non cessano di
pregare per quelle stesse autorità che li avevano condannati ingiustamente”. Il motivo,
constata Benedetto XVI “è anzitutto di ordine cristologico: bisogna pregare per i
persecutori, come fece Gesù sulla croce”. Ma, aggiunge, “questa preghiera contiene
anche un insegnamento che guida, lungo i secoli, l’atteggiamento dei cristiani dinanzi
alla politica e allo Stato”:
“Pregando per le
autorità, Clemente riconosce la legittimità delle istituzioni politiche nell’ordine
stabilito da Dio; nello stesso tempo, egli manifesta la preoccupazione che le autorità
siano docili a Dio e «esercitino il potere, che Dio ha dato loro, nella pace e nella
mansuetudine con pietà» (61,2). Cesare non è tutto. Emerge un’altra sovranità, la
cui origine ed essenza non sono di questo mondo, ma «di lassù»: è quella della Verità,
che vanta anche nei confronti dello Stato il diritto di essere ascoltata”.