Ituri: il vescovo di Bunia chiede azioni concrete contro l’ingiustizia
Un reale impegno per porre fine al clima d’insicurezza nella Repubblica Democratica
del Congo: è quanto chiede mons. Dieudonné Uringi, vescovo di Bunia, capoluogo dell’Ituri.
Il presule, in un memorandum inviato ai deputati locali, sollecita anche azioni concrete
per promuovere uno sviluppo sostenibile nella regione. Il documento è stato inviato
pochi giorni dopo l’uccisione di un sacerdote. Nonostante alcuni progressi per la
pace e il miglioramento delle condizioni di vita a Bunia – spiega all’agenzia Misna
mons. Dieudonné Uringi - “le terre sono ancora sottoposte a un’insicurezza permanente
a causa dell’esistenza di milizie”. La situazione è preoccupante “in particolare nell’area
di Geti dove uomini armati commettono misfatti ai danni della popolazione. L’insicurezza
permanente sembra diventare fonte di arricchimento per alcuni in tutta impunità”.
Il vescovo chiede inoltre con fermezza, giustizia per la morte di padre Jean-Gaston
Buli, ucciso nella sua parrocchia di Nyakasanza nella notte tra il 9 e il 10 novembre.
Il drammatico evento - ha ricordato il presule durante la messa per i funerali della
vittima - “ci ricorda che lo Stato congolese dovrebbe fare più sforzi per porre fine
alla violenza, ai saccheggi e alle uccisioni”. Non è più possibile “continuare a sopportare
tale situazione”. Una situazione denunciata anche in questi giorni da altre fonti
che hanno espresso preoccupazione per la sorte di circa 40.000 sfollati costretti
ad abbandonare i loro villaggi a causa delle continue minacce. Rivolgendosi ai deputati
dell’Ituri, mons. Uringi ha sottolineato infine che “il Sinodo dei vescovi tenutosi
ad ottobre a Roma ha dimostrato con chiarezza la volontà della Chiesa di lavorare
per la pace e la riconciliazione in Africa”. Dopo l’uccisione di padre Buli il vescovo
ha ordinato la chiusura ‘sine die’ della parrocchia di Nyakasanza. (A.L.)