“Un segnale di speranza”: così il missionario comboniano Romano Segalini, da Watsa,
città nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo, al confine con l’Uganda,
ha raccontato all’agenzia Misna la liberazione di 22 bambini avvenuta qualche giorno
fa a Lukuku, nei pressi del centro minerario di Durba. I bambini, 11 maschi e 11 femmine,
erano stati rapiti dai ribelli del Lord’s resistance army, Lra, e da mesi vivevano
nella foresta. I più piccoli hanno 10-11 anni e tutti quanti hanno subìto violenze
fisiche e psicologiche: “Sono traumatizzati e alcuni di loro non sono in buone condizioni
di salute – continua il comboniano – speriamo di entrare in contatto con le loro famiglie
e riportarli ai loro cari, se lo vorranno”. La maggior parte dei bimbi proviene da
zone limitrofe, tranne una bambina figlia di profughi sudanesi, il cui villaggio è
stato razziato dai ribelli. Da mesi gli uomini dell’organizzazione Lra sconfinano
dall’Uganda nel Congo, in Sudan e fino nella Repubblica Centrafricana per commettere
atti di violenza, tanto che il governo ugandese ha ottenuto il consenso dai governi
dei Paesi vicini di sconfinare per seguirli. (R.B.)