2009-11-22 13:58:55

La rubrica sull'Anno Sacerdotale dedicata alla parrocchia della periferia di Milano dedicata al Santo Curato d'Ars. Intervista col parroco, don Renzo Marnati


La nostra rubrica sull’Anno Sacerdotale ci porta oggi in Lombardia. “Amare con un cuore grande”: così don Renzo Marnati, parroco della Chiesa del Santo Curato d’Ars di Milano, riassume il significato della vita sacerdotale. La parrocchia guidata da don Marnati si trova alla periferia di Milano, in una zona di forte degrado. Ma quali problematiche presenta, principalmente? Ascoltiamo lo stesso don Marnati, al microfono di Isabella Piro:RealAudioMP3

R. - Anzitutto, la presenza degli anziani: ci sono delle case popolari che risalgono al 1939, erano state costruite per quelli che tornavano dalle colonie. Ci sono tante persone che sono dentro da quei tempi, quindi persone anziane che sono entrate quando il complesso era un giardino. Adesso c’è una situazione di degrado impressionante, anche perché, laddove gli anziani sono morti o sono andati via, le case non si sono più potute dare a causa del degrado e quindi sono arrivati molti abusivi: è diventata una convivenza veramente strana. La seconda cosa, come un po’ in tutte le periferie, riguarda la presenza dei giovani che, da una parte, ci sono - e questa è una bella cosa - d’altra parte, chiaramente, ci sono fenomeni di solitudine, che riguardano davvero anche il mondo giovanile.

 
D. - La vostra parrocchia organizza sistemi sociali di accoglienza, di sostegno, sia per gli anziani, sia per i giovani?

 
R. - Abbiamo in atto mille iniziative: collaboriamo con un’iniziativa del vescovo sul Fondo di solidarietà e poi abbiamo lanciato un tentativo di microcredito… In questi giorni, ci sono quasi 200 ragazzi che stanno vivendo l’esperienza dell’oratorio feriale. Anche se non in tutte le parrocchie qui intorno ci sono queste iniziative, quelli coinvolti sono davvero tanti.

 
D. - Di cosa hanno bisogno, a suo parere, le chiese situate in zone difficili della città?

 
R. - Di sentire che c’è un tessuto globale. Si sta cercando da anni di collegare “in rete” il territorio: qualche tentativo c’è, qualche sperimentazione è in atto. A livello ecclesiale si lavora un po’ assieme, è una cosa molto bella. Però, anche in questo caso, non è tutto immediatamente facile. A volte ci vuole lavoro…

 
D. - La sua parrocchia è intitolata al Santo Curato d’Ars, in onore del quale è stato indetto l’Anno Sacerdotale. Quale modello rappresenta per lei, questo Santo?

 
R. - E’ un modello importantissimo perché è stato semplicemente parroco: niente di più di quello, ma attraverso quel ministero ha percorso la via della santità. Quindi, vuol dire che non c’è bisogno di cose particolari, ma anche solo esercitando il ministero in quanto tale si può percorrere la via della santità. E questa, secondo me, è una cosa bellissima. Non c’è bisogno di cercare l’eccezionalità, ma nella strada del ministero quotidiano si trovano delle ricchezze grandissime.

 
D. - Don Renzo, com’è nata in lei la vocazione?

 
R. - E’ nata un po’ dalla famiglia, un po’ dal contesto del paese: io sono di Vanzago, piccolo paese vicino a Rho, dove l’oratorio ha compiuto 85 anni qualche anno fa. Questo ambiente dell’oratorio è sempre stato un ambiente molto vivo, pieno, partecipato. Frequento l’oratorio da quando avevo sei anni ed è sempre stato un ambiente in cui ho trovato tanto. E poi, c’è dietro un po’ anche la figura di mia nonna, che andava in chiesa tutte le mattine e mi portava con sé: sicuramente, anche questo è stato un riferimento importante.

 
D. - Se tornasse indietro, rifarebbe la stessa scelta?

 
R. - Subito, volentieri!

 
D. - Cosa si sente di dire a chi vuole intraprendere la vita sacerdotale?

 
R. - Che è una bella scommessa: che vuol dire amare con il cuore grande, non tirarsi indietro di fronte alle sfide e che bisogna gustare lo stare con gli altri, vivere la comunità, lo scoprire che c’è tanta gente che vuol bene al Signore ed è bello camminare insieme.







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