La Romania alle urne per eleggere il nuovo capo dello Stato. L'analisi di Mihaela
Iordache
Elezioni presidenziali, oggi in Romania, in un clima di instabilità politica e recessione
economica, tre anni dopo l'ingresso nell’Ue del primo gennaio 2007. Circa 18,3 milioni
di romeni sono chiamati a eleggere, scegliendo tra 12 candidati, il nuovo capo dello
Stato per i prossimi cinque anni. Un voto ritenuto cruciale per porre fine alla crisi
politica del Paese, guidato da circa due mesi da un governo di minoranza dei democratico-liberali,
sfiduciato dal parlamento lo scorso ottobre. Sulle sfide che attendono il nuovo presidente,
Stefano Leszczynski ha intervistato la giornalista romena Mihaela Iordache:
R. - E’ un
compito molto difficile per il futuro presidente della Romania, perché la situazione
interna è un quadro dipinto con colori non troppo vivaci. C’è una crisi economica
abbastanza profonda, quasi un crollo della crescita economica in un Paese che l’anno
scorso registrava la più grande crescita economica dell’Unione Europea, una crescita
da record: si parlava di un 9 per cento e ora si parla di recessione. D.
- Tra i grandi temi vi è anche il referendum per la riduzione del numero dei parlamentari
nel Paese…
R. - Gli elettori saranno chiamati a rispondere
anche a queste due domande che riguardano una riforma istituzionale: una riduzione
del numero dei parlamentari del 30 per cento e la trasformazione del parlamento da
bicamerale in unicamerale. Ma i romeni, a questo punto, non sono molto entusiasti
e dunque ci sarà probabilmente una bassa affluenza alle urne: c’è meno interesse poiché
i cittadini sono abbastanza stanchi dei continui scandali che hanno scosso ultimamente
il Paese, soprattutto tra l’istituzione presidenziale e il governo o il parlamento
della Romania.
D. - Uno dei punti deboli della Romania,
Stato membro dell’Unione Europea, continua a essere quello della forte emigrazione…
R.
- I romeni non pensano a tornare in questo momento nel loro Paese, perché non offre
possibilità di migliorare la loro vita. Anzi, fanno di tutto per rimanere là dove
si trovano per continuare a mandare in patria aiuti alle loro famiglie. Perciò, l’aspetto
dell’emigrazione è percepito anche dai politici nei loro discorsi elettorali. Questo
argomento non ha trovato però, in realtà, grandi possibilità di sviluppo per quanto
riguarda i romeni e il loro ritorno in patria.
D.
– Recentemente, si è parlato molto della caduta del Muro di Berlino. La Romania come
è uscita da questo ventennio?
R. - A vent’anni dalla
caduta del regime comunista, c’è ancora una polemica e ci si chiede ancora se in Romania
ci sia stata veramente una rivoluzione, oppure un colpo di Stato. Se si parla di questi
due aspetti, possiamo capire come il discorso della caduta del regime comunista sollevi
ancora problemi, discorsi e polemiche.