Nella memoria della Presentazione di Maria la Giornata Pro orantibus
Oggi, memoria della Presentazione della Beata Vergine Maria, la Chiesa celebra la
Giornata Pro orantibus, per ricordare religiosi e religiose che vivono nei monasteri
di clausura. Istituita da Pio XII il 21 novembre del 1953, la Giornata vuole offrire
preghiere in particolare per quei monasteri che si trovano in situazioni di necessità
e la scelta di celebrarla legandola alla figura di Maria è legata al fatto che la
sua presentazione al Tempio è icona profetica di quanti, nella consacrazione religiosa,
offrono la loro vita a lode e gloria di Dio e per la conversione dei cuori. Ma chi
sono oggi i contemplativi? Tiziana Campisi lo ha chiesto a suor Giuseppina
Fragasso, vicepresidente del Segretariato assistenza monache:
R. – Sono
persone che dedicano la loro vita completamente all’incontro con Cristo, all’ascolto
della Parola, alla meditazione, e accolgono questa Parola nella bellezza della liturgia,
del silenzio, della contemplazione. I contemplativi servono il tempo e non si lasciano
dominare dal tempo, perché è tutto tempo della lode a Dio, il cui primato è la loro
vocazione. D. – La Giornata “Pro orantibus” a quali riflessioni
invita? R. – Invita a guardare a quanti testimoniano silenziosamente
che, in mezzo alle vicende quotidiane, talvolta molto convulse, l’unico sostegno che
mai vacilla è Dio, roccia incrollabile di fedeltà e amore. D.
– Quali difficoltà vivono oggi i monasteri? R. – Molte volte
sono proprio monumenti storici, i monasteri; e all’interno di questi monasteri, spesso,
vivono piccole comunità di monache per lo più anziane e malate. Questa è un po’ la
difficoltà. Il Segretariato assistenza monache, voluto da Papa Pio XII e fondato da
padre Isidoro di Sant’Elia, un carmelitano, si prende cura – per quanto possibile
– delle monache inferme e dispone anche di una struttura presso la diocesi di Chiavari
per momenti di ripresa fisica. A tal proposito vorrei rivolgere un appello alle congregazioni
religiose femminili che hanno case per le loro suore anziane, perché offrano accoglienza,
nelle loro comunità, a monache bisognose di cure o assistenza prolungata. Questo,
oltre ad una testimonianza di carità comunionale tra le diverse vocazioni nella Chiesa,
creerebbe anche una simbiosi tra le due realtà di una religiosa di vita attiva e la
presenza di questa lampada vivente nella comunità, che sarebbe proprio la monaca di
clausura. D. – Cosa si può imparare nei giorni nostri da quanti
hanno scelto la clausura? R. – Benedetto XVI definisce i monasteri
un po’ i polmoni verdi di una città; quello che possiamo imparare, proprio in questo
periodo, in questi tempi, è un ritrovare il primato di Dio, questo recuperare Dio,
un lasciarci ricondurre con umiltà alla realtà di essere creature rese in Cristo,
per grazia, Figli di Dio. Questa esperienza propria del mistero cristiano ci permette
di riconoscere che niente più è in balìa del male, ma che tutto è intriso di grazia,
proprio come una grazia è l’esperienza dei monaci e delle claustrali per tutta la
Chiesa, le cui grazie prendono forma proprio dalla giornata che celebriamo oggi pro
orantibus.