L'incontro di Benedetto XVI con gli artisti nella Cappella Sistina: il vostro genio
testimoni al mondo la speranza e un riflesso dell'Infinito
“Siate anche voi, attraverso la vostra arte, annunciatori e testimoni di speranza
per l’umanità”. Con queste parole - definite un “amichevole ed appassionato appello”
- Benedetto XVI ha concluso questa mattina l’atteso incontro con il mondo dell’arte.
Nella splendida cornice della Cappella Sistina, il Papa si è rivolto a oltre 250 personaggi
di fama internazionale nell’ambito delle arti figurative, della musica, del cinema,
del teatro e dell’architettura, che hanno risposto all’invito del Pontefice. Sullo
sfondo dell’evento, una doppia commemorazione: i dieci anni della Lettera agli artisti
di Giovanni Paolo II e i 45 anni dall’analogo incontro con gli artisti voluto da Paolo
VI. La cronaca di Alessandro De Carolis:
Arte che
esprime la bellezza: una bellezza che scuote l’uomo dal suo torpore, lo induce a superare
i limiti del mero estetismo, gli apre il cuore alla speranza, lo spinge verso un Oltre,
verso una trascendente bellezza che tocca lo spirito fino a riflettere i contorni
del volto di Dio. E’ questo, in sostanza, il percorso, alto e profondo, della via
pulchritudinis che Benedetto XVI ha delineato “per riaffermare - ha detto - l’amicizia
fra la Chiesa e le arti”. Come per Paolo VI nel 1964, è stato il “santuario di fede
e creatività umana” della Cappella Sistina a ospitare la cerimonia, introdotta e conclusa
dalle note di Giovanni Pierluigi da Palestrina.
(musica)
Il
Papa è partito dagli affreschi di Michelangelo per avviare la sua articolata e densa
riflessione sulla bellezza come punto di convergenza tra fede e arte: “Questo
affresco pone davanti ai nostri occhi anche il pericolo della caduta definitiva dell’uomo,
minaccia che incombe sull’umanità quando si lascia sedurre dalle forze del male. L’affresco
lancia perciò un forte grido profetico contro il male; contro ogni forma di ingiustizia.
(…) La drammatica bellezza della pittura michelangiolesca, con i suoi colori e le
sue forme, si fa dunque annuncio di speranza, invito potente ad elevare lo sguardo
verso l’orizzonte ultimo”. A più
riprese le affermazioni di Benedetto XVI si sono riferite alle celebri parole di Paolo
VI del 7 maggio di 45 anni fa, in particolare sulla maestria degli artisti nel saper
rendere accessibile il mondo dello spirito, dell’invisibile, sottolineate anche dall’arcivescovo
Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, nel suo indirizzo
di saluto al Papa. Così come sono riecheggiate le considerazioni di Giovanni Paolo
II agli artisti contenute nella Lettera del 1999, della quale l’attore italiano, Sergio
Castellitto, ha letto alcuni brani:
“Nessuno meglio
di voi, artisti, geniali costruttori di bellezza, può intuire qualcosa del pathos
con cui Dio all’alba della creazione guardò all’opera delle sue mani (...) Voi sapete,
tuttavia, che la Chiesa ha continuato a nutrire un grande apprezzamento per il valore
dell’arte come tale: questa, infatti, anche al di là delle sue espressioni più tipicamente
religiose, quando è autentica ha un’intima affinità con il mondo della fede”. Nel
momento attuale “purtroppo segnato - ha riconosciuto Benedetto XVI - oltre che da
fenomeni negativi a livello sociale ed economico”, da uno sfruttamento spesso non
saggio delle risorse del pianeta, “che cosa - si è chiesto il Papa - può ridare entusiasmo
e fiducia, che cosa può incoraggiare l’animo umano” a “sognare una vita degna della
sua vocazione se non la bellezza?”:
“Una funzione
essenziale della vera bellezza, infatti, già evidenziata da Platone, consiste nel
comunicare all’uomo una salutare 'scossa', che lo fa uscire da se stesso, lo strappa
alla rassegnazione, all’accomodamento del quotidiano, lo fa anche soffrire, come un
dardo che lo ferisce, ma proprio in questo modo lo 'risveglia' aprendogli nuovamente
gli occhi del cuore e della mente, mettendogli le ali, sospingendolo verso l’alto”. Tuttavia,
ha chiarito il Pontefice, la ricerca della bellezza di cui parlo, evidentemente, non
consiste in alcuna fuga nell’irrazionale o nel mero estetismo. Né è quel tipo di bellezza,
ha osservato, “illusoria”, “superficiale e abbagliante fino allo stordimento”, che
schiavizza l’animo anziché liberarlo:
“Si tratta
di una seducente ma ipocrita bellezza, che ridesta la brama, la volontà di potere,
di possesso, di sopraffazione sull’altro e che si trasforma, ben presto, nel suo contrario,
assumendo i volti dell’oscenità, della trasgressione o della provocazione fine a se
stessa. L’autentica bellezza, invece, schiude il cuore umano alla nostalgia, al desiderio
profondo di conoscere, di amare, di andare verso l’Altro, verso l’Oltre da sé”. E
qui, Benedetto XVI ha spinto in avanti il suo pensiero. “La bellezza - ha detto -
da quella che si manifesta nel cosmo e nella natura a quella che si esprime attraverso
le creazioni artistiche, proprio per la sua caratteristica di aprire e allargare gli
orizzonti della coscienza umana, di rimandarla oltre se stessa, di affacciarla sull’abisso
dell’Infinito può diventare una via verso il Trascendente, verso il Mistero ultimo,
verso Dio”:
“L’arte, in tutte le sue espressioni,
nel momento in cui si confronta con i grandi interrogativi dell’esistenza, con i temi
fondamentali da cui deriva il senso del vivere, può assumere una valenza religiosa
e trasformarsi in un percorso di profonda riflessione interiore e di spiritualità”. Molte
sono state le citazioni sulla bellezza di Santi come Agostino, o di grandi scrittori
come Dostoevskij, che hanno costellato il discorso del Papa. In particolare, parlando
della cosiddetta via pulchritudinis - ovvero di quella “via della bellezza
che costituisce al tempo stesso un percorso artistico, estetico, e un itinerario di
fede, di ricerca teologica” - Benedetto XVI ha ricordato una frase del teologo Hans
Urs von Balthasar sul concetto di bellezza:
“Chi,
al suo nome, increspa al sorriso le labbra, giudicandola come il ninnolo esotico di
un passato borghese, di costui si può essere sicuri che – segretamente o apertamente
– non è più capace di pregare e, presto, nemmeno di amare”. Ecco
stabilita la connessione ultima tra l’arte e la sua capacità di proiettare l’uomo
verso il mondo dello spirito, che rende i suoi interpreti, gli artisti, “custodi della
bellezza del mondo”, secondo le parole di Paolo VI. Benedetto XVI ha suggellato questo
rinnovato legame col mondo artistico con quello che ha definito “un cordiale, amichevole
ed appassionato appello”: “Siate anche voi, attraverso
la vostra arte, annunciatori e testimoni di speranza per l’umanità! E non abbiate
paura di confrontarvi con la sorgente prima e ultima della bellezza, di dialogare
con i credenti, con chi, come voi, si sente pellegrino nel mondo e nella storia verso
la Bellezza infinita! La fede non toglie nulla al vostro genio, alla vostra arte,
anzi li esalta e li nutre, li incoraggia a varcare la soglia e a contemplare con occhi
affascinati e commossi la méta ultima e definitiva, il sole senza tramonto che illumina
e fa bello il presente”. (applausi) Sul
lungo, insistito, applauso tributato alle sue parole, Benedetto XVI si è congedato
dalla Sistina, mentre a suo nome è stato come previsto mons. Ravasi a consegnare agli
artisti presenti una medaglia del Pontefice coniata per l’occasione.