Elezioni presidenziali, domani, in Romania, tre anni dopo l'ingresso nell'Ue del primo
gennaio 2007. Circa 18,3 milioni di romeni sono chiamati a eleggere, scegliendo tra
12 candidati, il nuovo capo dello Stato per i prossimi cinque anni. Il servizio di
Fausta Speranza: Clima di instabilità
politica e recessione economica. La prima scommessa sarà porre fine alla crisi politica
del Paese, guidato da circa due mesi da un governo di minoranza dei democratico-liberali,
sfiduciato dal Parlamento lo scorso ottobre. Dopo nove anni di crescita economica
continua, nel 2009 la recessione ha portato la disoccupazione al 7,1% e una contrazione
economica stimata all'8% per fine anno. Il governo di Bucarest ha concordato un prestito
di circa 20 miliardi di Euro con il Fondo monetario internazionale (Fmi), Commissione
europea, Banca mondiale e Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers).
Ma restano problemi di fondo: la corruzione e la mancanza di riforme strutturali.
Secondo la classifica 2009 di "Transparency International", presentata nei giorni
scorsi, la Romania è il più corrotto degli Stati Ue, principalmente a causa della
crisi del sistema giudiziario. Il presidente uscente Traian Basescu, che corre ora
per un secondo mandato, aveva vinto le elezioni del 2004 usando come cavallo di battaglia
la lotta al “sistema scellerato”, come definiva la corruzione. Alcuni ritengono che
in questi anni sia rimasto egli stesso vittima della corruzione. Qualcuno denuncia
campagne denigratorie nei suoi confronti da parte di gruppi di media privati: a dare
fastidio sarebbero state le scelte di Basescu di condannare il comunismo e di aprire
gli archivi della Securitate, l'ex polizia politica del regime. In ogni caso, a sfidarlo
ci sono il socialdemocratico Mircea Geoana e il candidato liberale Crin Antonescu.