Taiwan: il vescovo di Tai Chung sulla chiusura dei 150 anni dell’evangelizzazione
dell'isola
“Nell’anno di grazia” che ricorda i 150 anni dell’evangelizzazione dell’isola di Taiwan,
“come possiamo dimenticare e non ringraziare i missionari stranieri, soprattutto i
primi, la loro completa dedizione e l’amore che è inciso nel nostro cuore”. Ciò che
comporta non può essere altro che un richiamo a “prendere il largo, diventare mani
e piedi di Cristo”. Mons. Martin Su Yao Wen, ordinario della diocesi di Tai Chung,
ha espresso con queste parole i suoi sentimenti in vista della chiusura delle celebrazioni
per i 150 anni dell’evangelizzazione di Taiwan. In vista di questa importante celebrazione
giubilare, che si terrà domani, presieduta dall’Inviato speciale del Papa, il cardinale
Jozef Tomko, il bollettino settimanale dell’arcidiocesi di Tai Pei ha presentato una
serie di interventi dei vescovi delle diocesi taiwanesi. Collegandosi alla realtà
diocesana - riferisce l'agenzia Fides - il vescovo di Tai Chung ha ripercorso la storia
dell’evangelizzazione iniziata nel lontano 1875 con i missionari domenicani. “Di fronte
a ben 2000 anni di storia della Chiesa, ovviamente la nostra, di 150 anni, è veramente
breve, a conferma che siamo ancora una Chiesa giovane. Ma nello stesso tempo è anche
un richiamo alla responsabilità di una evangelizzazione continua, a portare il Vangelo
e l’Amore di Cristo a tutti nella terra di Taiwan”. Quindi, afferma il presule, “credo
che la celebrazione di chiusura in realtà sia l’inizio di una nuova era dell’evangelizzazione,
perché prendiamo il largo e diventiamo le mani e i piedi di Cristo”. (R.P.)