L’Arma per l’Arte: con una mostra a Firenze, i Carabinieri celebrano 40 anni al
servizio dei Beni Culturali. Intervista al generale Nistri
Quarant’anni fa, nel maggio del 1969, veniva istituito il Nucleo Tutela Patrimonio
Artistico dei Carabinieri. Per celebrare questo evento, apre domani al pubblico, a
Palazzo Pitti a Firenze, una grande mostra sul tema “L’Arma per l’Arte. Aspetti del
Sacro ritrovati”. Oggetto di particolare attenzione dell’evento è il rapporto che
lega la comunità religiosa alle opere delle chiese e dei luoghi di culto. Per una
riflessione sull’opera dei Carabinieri al servizio dei Beni Culturali, Alessandro
Gisotti ha intervistatoil generale Giovanni Nistri, comandante
del Nucleo Tutela Patrimonio Artistico:
R. – Sintetizzare
questi 40 anni di attività evidentemente non è facile. Possiamo, però, evidenziare
come il Comando Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale costituisca un esempio
concreto della primazia che il mondo riconosce all’Italia nel settore dei beni culturali.
Infatti, il Comando è stato istituito nel 1969, un anno prima che l’Unesco invitasse
la comunità internazionale a dotarsi di servizi finalizzati alla tutela dei rispettivi
patrimoni culturali. D. – Il tema della mostra: “L’Arma per
l’arte: aspetti del sacro ritrovati”. Viene sottolineato quanto i carabinieri abbiano
fatto, in particolare in questi 40 anni, a servizio della Chiesa e dunque dei fedeli? R.
– Per la stessa diffusione capillare sul territorio nazionale di chiese e istituti
religiosi, evidentemente il patrimonio ecclesiastico e comunque più in generale l’arte
sacra come uno dei filoni principali dell’identità nazionale e dunque come uno dei
filoni maggiormente esplorati dei nostri artisti, in ragione di questa diffusione
l’arte sacra è evidentemente uno degli oggetti privilegiati dall’aggressione criminale,
e pertanto l’Arma dei Carabinieri capillarmente diffusa sul territorio nazionale può
certamente essere uno dei referenti principali anche per la tutela anche del patrimonio
culturale ecclesiastico, sottolineando che tale patrimonio non è certamente solo ed
esclusivamente un patrimonio di natura economico-finanziaria o di natura artistica,
ma è anche e soprattutto un patrimonio identitario. E’ l’identità della nostra nazione
che come tale dev’essere conservata e, se possibile, rinverdita per il futuro. D.
– Cosa si prova quando si recupera un’opera d’arte, magari al termine di un lungo
lavoro, di tanta fatica: quali emozioni? R. – A questa domanda
potrebbero rispondere molto e molto meglio di me i collaboratori. Per me come comandante,
la cosa più bella è vedere la soddisfazione del personale alle mie dipendenze, la
soddisfazione che trasuda dai loro volti allorquando riescono ad ottenere quanto hanno
ricercato così a lungo, e la soddisfazione che loro hanno e che diventa anche la mia
soddisfazione, nel poter restituire queste opere d’arte alla collettività dalla quale
provengono. D. – Da ultimo, la mostra a Firenze propone anche
un messaggio di educazione alla legalità, sicuramente molto fruttuoso per le giovani
generazioni … R. – Questo è un altro, importante obiettivo della
celebrazione di un quarantennale che non vuole essere solamente agiografica o auto-celebrativa,
ma vuole viceversa costituire un momento di sensibilizzazione per la pubblica opinione,
di riflessione sull’importanza del patrimonio culturale nazionale, sull’importanza
della tutela di questo patrimonio; una tutela che non può essere rilasciata alle sole
forze di polizia, ma che deve riguardare necessariamente tutti i cittadini, tutta
la collettività nazionale perché i primi custodi del nostro patrimonio culturale siamo
noi come cittadini.