2009-11-20 15:43:03

L’Arma per l’Arte: con una mostra a Firenze, i Carabinieri celebrano 40 anni al servizio dei Beni Culturali. Intervista al generale Nistri


Quarant’anni fa, nel maggio del 1969, veniva istituito il Nucleo Tutela Patrimonio Artistico dei Carabinieri. Per celebrare questo evento, apre domani al pubblico, a Palazzo Pitti a Firenze, una grande mostra sul tema “L’Arma per l’Arte. Aspetti del Sacro ritrovati”. Oggetto di particolare attenzione dell’evento è il rapporto che lega la comunità religiosa alle opere delle chiese e dei luoghi di culto. Per una riflessione sull’opera dei Carabinieri al servizio dei Beni Culturali, Alessandro Gisotti ha intervistato il generale Giovanni Nistri, comandante del Nucleo Tutela Patrimonio Artistico:RealAudioMP3

R. – Sintetizzare questi 40 anni di attività evidentemente non è facile. Possiamo, però, evidenziare come il Comando Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale costituisca un esempio concreto della primazia che il mondo riconosce all’Italia nel settore dei beni culturali. Infatti, il Comando è stato istituito nel 1969, un anno prima che l’Unesco invitasse la comunità internazionale a dotarsi di servizi finalizzati alla tutela dei rispettivi patrimoni culturali.
 
D. – Il tema della mostra: “L’Arma per l’arte: aspetti del sacro ritrovati”. Viene sottolineato quanto i carabinieri abbiano fatto, in particolare in questi 40 anni, a servizio della Chiesa e dunque dei fedeli?
 
R. – Per la stessa diffusione capillare sul territorio nazionale di chiese e istituti religiosi, evidentemente il patrimonio ecclesiastico e comunque più in generale l’arte sacra come uno dei filoni principali dell’identità nazionale e dunque come uno dei filoni maggiormente esplorati dei nostri artisti, in ragione di questa diffusione l’arte sacra è evidentemente uno degli oggetti privilegiati dall’aggressione criminale, e pertanto l’Arma dei Carabinieri capillarmente diffusa sul territorio nazionale può certamente essere uno dei referenti principali anche per la tutela anche del patrimonio culturale ecclesiastico, sottolineando che tale patrimonio non è certamente solo ed esclusivamente un patrimonio di natura economico-finanziaria o di natura artistica, ma è anche e soprattutto un patrimonio identitario. E’ l’identità della nostra nazione che come tale dev’essere conservata e, se possibile, rinverdita per il futuro.
 
D. – Cosa si prova quando si recupera un’opera d’arte, magari al termine di un lungo lavoro, di tanta fatica: quali emozioni?
 
R. – A questa domanda potrebbero rispondere molto e molto meglio di me i collaboratori. Per me come comandante, la cosa più bella è vedere la soddisfazione del personale alle mie dipendenze, la soddisfazione che trasuda dai loro volti allorquando riescono ad ottenere quanto hanno ricercato così a lungo, e la soddisfazione che loro hanno e che diventa anche la mia soddisfazione, nel poter restituire queste opere d’arte alla collettività dalla quale provengono.
 
D. – Da ultimo, la mostra a Firenze propone anche un messaggio di educazione alla legalità, sicuramente molto fruttuoso per le giovani generazioni …
 
R. – Questo è un altro, importante obiettivo della celebrazione di un quarantennale che non vuole essere solamente agiografica o auto-celebrativa, ma vuole viceversa costituire un momento di sensibilizzazione per la pubblica opinione, di riflessione sull’importanza del patrimonio culturale nazionale, sull’importanza della tutela di questo patrimonio; una tutela che non può essere rilasciata alle sole forze di polizia, ma che deve riguardare necessariamente tutti i cittadini, tutta la collettività nazionale perché i primi custodi del nostro patrimonio culturale siamo noi come cittadini.







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