Il belga Van Rompuy e la britannica Ashton alla guida dell'Ue
E’ il premier belga Herman Van Rompuy il primo presidente stabile dell’Unione Europea.
Alla carica di ministro degli Esteri, invece, è stata chiamata la britannica Catherine
Ashton, già commissaria europea per il Commercio. Le scelte, fatte ieri sera a Bruxelles,
rappresentano il primo atto concreto delle modifiche istituzionali apportate dal Trattato
di Lisbona. Il servizio di Giancarlo La Vella:
Reazioni
decisamente positive alle nomine di Van Rompuy e della Ashton. Tra le prime congratulazione
giunte ai neoeletti, quelle del presidente statunitense, Barack Obama, che ha parlato
di un’Europa ancora più forte e partner idoneo di Washington. Sulla stessa linea il
premier cinese, Wen Jiabao, che ha definito le nomine una tappa importante verso l’integrazione
europea. Altri messaggi augurali sono giunti dai capi di Stato e di governo dei Paesi
europei e del resto del mondo. Il premier belga Van Rompuy, 62 anni, che guiderà
l’Unione per i prossimi due anni e mezzo, è cristiano-democratico, fiammingo, apprezzato
negoziatore, capace di ricomporre nel suo Paese i contrasti tra francofoni e fiamminghi
belgi. Catherine Ashton, 53 anni, in passato è stata membro della Camera dei
Lord e, pur non avendo una grande esperienza internazionale, ha raccolto consensi
nel ruolo di commissario al Commercio dell'Unione Europea. Insomma due nomine attraverso
le quali l’Europa dei 27 si avvia ad intraprendere la strada di un “superstato”. Ne
abbiamo parlato con Luigi Geninazzi, esperto di questioni europee
del quotidiano Avvenire: R. – Diciamo che con il Trattato di
Lisbona l’Unione Europea ha voluto darsi una struttura più formale e anche speriamo
più consistente per affrontare il mondo globalizzato. Ci ricordiamo tutti della battuta
di Henry Kissinger che diceva sempre: “Quando devo capire come la pensa l’Europa,
che numero di telefono devo fare?”. Ecco, adesso potremmo rispondere che un numero
di telefono c’è. La domanda che resta aperta è se queste personalità potranno veramente
dare impulso e far fare un salto di qualità alla visione politica europea o se invece
saranno semplicemente dei segretari esecutivi, dei coordinatori dei 27 Paesi. D.
– Secondo te, sarà possibile ricondurre ad unità la posizione europea, soprattutto
sulle varie crisi internazionali? R. – Un’unità si sta delineando.
E’ un po’ sempre quella tradizionale, sia pure riveduta e corretta: è un’unità fatta
dal motore franco-tedesco, che tiene soprattutto d’occhio la posizione della Gran
Bretagna, che come sappiamo è su posizioni un po’ diverse. Sembra che tutti gli altri
siano destinati, poco o tanto, a fare da comparse. Questa mi sembra realisticamente
la situazione. Se da qui nascerà veramente qualcosa di nuovo lo speriamo. D.
– Sarà possibile arrivare ad un rapporto realmente paritetico tra gli Stati fondatori
e gli Stati recentemente entrati nell’Unione? R. – Il problema
non è tanto fra la Vecchia e la Nuova Europa. Il problema, come sappiamo, è che la
Germania, che ha riacquistato il ruolo di baricentro geopolitico dell’Europa, stringe
ovviamente forti alleanze con la Francia, ma, quello che preoccupa i Paesi del centro
Europa è che ha stretto un’asse privilegiato con la Russia di Putin. Questo vorrà
dire che prima di tutto, per quanto riguarda la politica energetica e la politica
dei gasdotti, ci saranno forti tensioni e discussioni.