2009-11-20 14:51:20

Il belga Van Rompuy e la britannica Ashton alla guida dell'Ue


E’ il premier belga Herman Van Rompuy il primo presidente stabile dell’Unione Europea. Alla carica di ministro degli Esteri, invece, è stata chiamata la britannica Catherine Ashton, già commissaria europea per il Commercio. Le scelte, fatte ieri sera a Bruxelles, rappresentano il primo atto concreto delle modifiche istituzionali apportate dal Trattato di Lisbona. Il servizio di Giancarlo La Vella:RealAudioMP3

Reazioni decisamente positive alle nomine di Van Rompuy e della Ashton. Tra le prime congratulazione giunte ai neoeletti, quelle del presidente statunitense, Barack Obama, che ha parlato di un’Europa ancora più forte e partner idoneo di Washington. Sulla stessa linea il premier cinese, Wen Jiabao, che ha definito le nomine una tappa importante verso l’integrazione europea. Altri messaggi augurali sono giunti dai capi di Stato e di governo dei Paesi europei e del resto del mondo. Il premier belga Van Rompuy, 62 anni, che guiderà l’Unione per i prossimi due anni e mezzo, è cristiano-democratico, fiammingo, apprezzato negoziatore, capace di ricomporre nel suo Paese i contrasti tra francofoni e fiamminghi belgi. Catherine Ashton, 53 anni, in passato è stata membro della Camera dei Lord e, pur non avendo una grande esperienza internazionale, ha raccolto consensi nel ruolo di commissario al Commercio dell'Unione Europea. Insomma due nomine attraverso le quali l’Europa dei 27 si avvia ad intraprendere la strada di un “superstato”. Ne abbiamo parlato con Luigi Geninazzi, esperto di questioni europee del quotidiano Avvenire:
 
R. – Diciamo che con il Trattato di Lisbona l’Unione Europea ha voluto darsi una struttura più formale e anche speriamo più consistente per affrontare il mondo globalizzato. Ci ricordiamo tutti della battuta di Henry Kissinger che diceva sempre: “Quando devo capire come la pensa l’Europa, che numero di telefono devo fare?”. Ecco, adesso potremmo rispondere che un numero di telefono c’è. La domanda che resta aperta è se queste personalità potranno veramente dare impulso e far fare un salto di qualità alla visione politica europea o se invece saranno semplicemente dei segretari esecutivi, dei coordinatori dei 27 Paesi.
 
D. – Secondo te, sarà possibile ricondurre ad unità la posizione europea, soprattutto sulle varie crisi internazionali?
 
R. – Un’unità si sta delineando. E’ un po’ sempre quella tradizionale, sia pure riveduta e corretta: è un’unità fatta dal motore franco-tedesco, che tiene soprattutto d’occhio la posizione della Gran Bretagna, che come sappiamo è su posizioni un po’ diverse. Sembra che tutti gli altri siano destinati, poco o tanto, a fare da comparse. Questa mi sembra realisticamente la situazione. Se da qui nascerà veramente qualcosa di nuovo lo speriamo.
 
D. – Sarà possibile arrivare ad un rapporto realmente paritetico tra gli Stati fondatori e gli Stati recentemente entrati nell’Unione?
 
R. – Il problema non è tanto fra la Vecchia e la Nuova Europa. Il problema, come sappiamo, è che la Germania, che ha riacquistato il ruolo di baricentro geopolitico dell’Europa, stringe ovviamente forti alleanze con la Francia, ma, quello che preoccupa i Paesi del centro Europa è che ha stretto un’asse privilegiato con la Russia di Putin. Questo vorrà dire che prima di tutto, per quanto riguarda la politica energetica e la politica dei gasdotti, ci saranno forti tensioni e discussioni.







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