Congo: i missionari propongono una soluzione per i distretti minerari del Kivu
Centinaia di migliaia di sfollati, migliaia di casi di stupro, centinaia di villaggi
interamente incendiati, almeno mille vittime civili, rappresaglie e lo spostamento
delle Forze Democratiche per la Liberazione del Rwanda (FDLR) verso l’interno della
foresta congolese. Nella Repubblica democratica del Congo iniziano ad emergere i danni
collaterali dell’operazione militare Kimya II condotta dall’esercito congolese con
l’appoggio della Monuc (Missione delle Nazioni Unite in Congo) contro i ribelli del
Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo. A puntare i riflettori su
questi crimini è in particolare la rete “Pace per il Congo”, promossa dai missionari
che operano nel Paese, che offre in una dettagliata analisi della situazione in un
documento inviato all’Agenzia Fides. Secondo i missionari i risultati dell’operazione
sono “abbastanza diversi dalla versione ufficiale che parla di successi militari,
di obiettivi raggiunti, di restaurazione dell’Autorità dello Stato e di ripristino
della pace”. “Se uno degli obiettivi di Kimya II è quello di allontanare le Fdlr
dai siti minerari – si legge nel documento -, in vista di impedire loro l’accesso
a fonti di autofinanziamento, sembra che l’operazione in corso sia fallimentare, dal
momento in cui, una volta allontanate dalle miniere le milizie vi ritornano poi in
seguito, perché né il governo congolese, né la MONUC riescono a mantenerne il controllo”.
I missionari propongono quindi una soluzione non militare: “Invece di investire tanti
mezzi finanziari in un’operazione dall’esito incerto, si potrebbero impiegare quelle
stesse risorse finanziarie per il monitoraggio e controllo delle frontiere, dei centri
di acquisto ed esportazione, degli aeroporti, della rete stradale, delle vie fluviali
e lacustri attraverso cui si realizza il commercio illegale dei minerali del Kivu”.
“Tali misure – sostengo i missionari - contribuirebbero non solo alla soluzione del
conflitto, ma anche alla regolamentazione del settore minerario e preparerebbero le
basi per un maggior sviluppo economico e commerciale della regione”. Alla dura analisi
della rete “Pace per il Congo” si aggiungono le dichiarazioni delle Ong aderenti alla
Congo Advocacy Coalition e del relatore speciale dell'ONU sulle esecuzioni extra-giudiziarie,
Philip Alston, che in riferimento alle offensiva militare parlano senza mezzi termini
di conseguenze “semplicemente disastrose”sul piano umanitario e dei diritti umani.
(M.G.)