2009-11-19 14:50:33

Popolari europei a Venezia. Intervista con Carlo Casini


Al via a Venezia la Conferenza internazionale, promossa dal gruppo parlamentare del Partito popolare europeo, dedicato al dialogo con le Chiese cristiane e le altre istituzioni religiose. Un dialogo, quello promosso dal Ppe, con rappresentanti del cristianesimo, dell’ebraismo e dell’islam, che mira a rafforzare i comuni valori europei come la tolleranza, la diversità ed il rispetto reciproco. Il servizio del nostro inviato Stefano Leszczynski: RealAudioMP3

Il dialogo interreligioso come strumento per promuovere e rafforzare i valori fondanti dell’Unione Europea. Con questo intento, si sono riuniti a convegno a Venezia, nello storico complesso monumentale dell’isola di San Servolo, i rappresentanti del Ppe e quelli delle Chiese cristiane, dell’islam e dell’ebraismo. Un dialogo iniziato 15 anni fa dal presidente del Ppe, Wilfried Martens, ex primo ministro belga, e diretto inizialmente a rafforzare i legami con il mondo della chiesa ortodossa. Oggi che il progetto europeo ha conosciuto uno sviluppo insperato nel passato, la ricerca di un’identità europea diviene irrinunciabile e passa necessariamente per l’identificazione dei principi che uniscono i cittadini europei. Il tema del dialogo interreligioso - sottolinea l’europarlamentare Mario Mauro - ha un importante valore politico nell’Europa di oggi. Se, infatti, è vero che le religioni da sole non possono trovare soluzione agli attuali problemi politici dell’Europa, è anche vero - sottolinea Mauro - che la politica non può non tener conto delle istanze religiose nella realizzazione dei propri programmi.

 
L’Unione Europea con i suoi 27 Stati e le 23 differenti lingue parlate al suo interno offre un modello unico nel suo genere circa i risultati che il dialogo interculturale può conseguire. In questo ambito - anche se la disciplina dei rapporti tra le religioni e gli Stati esula dal campo prettamente comunitario - il dialogo con le religioni può portare un importante contributo in campo etico e morale in tutto ciò che riguarda la vita quotidiana dei cittadini dell’Unione. La difesa della libertà religiosa e della dignità dell’essere umano costituiscono, nella parole dei relatori al convegno, lo strumento fondamentale per contrastare il relativismo che avanza da più parti in ambito europeo: una concezione errata della laicità, che ha prodotto distorsioni degli ideali europei come la sentenza della Corte di Strasburgo sul divieto di esporre i crocifissi nelle scuole italiane.(Da Venezia, Stefano Leszczynski, Radio Vaticana)

Sull’importanza del patrimonio cristiano per la vita sociale e politica del Vecchio continente, il nostro inviato a Venezia, Stefano Leszczynski, ha intervistato il deputato del Ppe, Carlo Casini, presidente della Commissione affari costituzionali del parlamento europeo: RealAudioMP3

R. - Il cristianesimo dovrebbe essere anche il nostro "humus" politico. Quindi, il rapporto con le Chiese è estremamente importante. Ci sono evidentemente due problemi. Uno è quello di garantire da parte della politica la libertà delle Chiese, che è problema non soltanto extraeuropeo, a volte gravissimo, ma è un problema anche interno all’Europa. Tuttavia, c’è anche il problema di verificare assieme alle Chiese cristiane questa nostra identità. Sotto questo profilo è utile parlare di dignità umana, che è il linguaggio comune sia della visione religiosa, sia della visione politica. Se poi non sappiamo in che cosa consiste questa dignità umana, le Chiese, in questo senso, ci possono aiutare. C’è poi, però, una connessione con tutti i problemi che discendono da questo concetto. Ce ne sono stati piccolissimi accenni finora, ma se pensiamo alla famiglia - soprattutto al significato della vita nei momenti della sua estrema fragilità - si capisce che il dialogo con le Chiese è estremamente importante. Non è un dialogo clericale, non è confessionale: è un dialogo per scoprire esattamente chi è l’uomo e quindi quale sia la radice della nostra azione politica. La politica, alla fine, deve servire l’uomo.

 
D. - Sembra che si diffonda sempre di più in Europa, ma anche nei vari Stati membri, una distorta idea di laicità: quindi, la laicità come esclusione della Chiesa dalla vita sociale e dalla vita istituzionale e politica. Come deve essere una corretta interpretazione della laicità?

 
R. - Io parlerei di una visione corrotta della laicità, perché la visione cristiana applicata alla vita civile è una visione laica, cioè non pretende, nella modernità, di imporre la fede a nessuno. La fede non può nascere e crescere se non nella libertà di coscienza individuale. Intende indicare la visione religiosa dell’uomo e della società, il primato della persona umana, che è esattamente il valore che renderebbe nobile la laicità. Purtroppo, oggi, la laicità viene intesa non solo come opposizione alla Chiesa, ma c’è una visione, più in generale, corrotta, che è quella per cui essere laici significa non avere alcuna verità, cioè essere l’uomo del dubbio. Non credo che questa sia una visione nobile. Io penso che una visione vera della laicità sia quella che nasce dalla storia, che cioè afferma la possibilità di tutti gli uomini di lavorare e di vivere, crescere, sperare insieme, perché ci sono alcuni valori comuni. Questi valori comuni non sono necessariamente quelli dell’appartenenza ad una religione invece che ad un’altra, ma della comune considerazione, del valore dell’uomo come valore supremo all’interno del mondo. Dunque, la dignità umana come valore uguale per tutti e la ragione come strumento che tutti abbiamo in comune. Si è laici nella misura in cui si crede alla ragione e se si ritiene che vi sia un obiettivo comune: quello di riconoscere l’uguaglianza di tutti gli esseri umani. Una visione corrotta della laicità è quella che dice: “No, nemmeno questa è una cosa vera, noi facciamo ciò che ci pare”. E allora si arriva al contrario della laicità: si abbandona la ragione e si nega l’uomo. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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