Nel rapporto sulla popolazione 2009 cambiamenti climatici e ruolo delle donne
E’ dedicato ai cambiamenti climatici in corso – e tema della conferenza internazionale
di Copenhagen a dicembre – il Rapporto 2009 sullo stato della popolazione mondiale
dell’Unfpa, il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione. Nelle 104 pagine del
documento – che conferma la quota di un miliardo di abitanti raggiunta dall’Africa
come già anticipato nelle scorse settimane da altre organizzazioni – si sottolineano
gli effetti che i cambiamenti climatici stanno avendo soprattutto nei paesi del Sud
del mondo e a discapito delle categorie più deboli e delle donne in particolare che
sono, viene più volte ribadito, la chiave di volta vera per affrontare le sfide poste
dal fenomeno. “I cambiamenti climatici in corso – aggiunge il rapporto – comporteranno
un ulteriore aumento dei movimenti migratori con milioni di persone che abbandoneranno
aree sempre più frequentemente alluvionate o colpite da estrema siccità. Milioni di
persone che ora vivono lungo le coste potrebbero essere costrette a spostarsi per
l’innalzamento del livello dei mari così come periodi di prolungata siccità potrebbero
spingere milioni di contadini ad abbandonare le aree rurali per le città”. I cambiamenti
del clima cui si sta assistendo – nell’ultimo secolo i dieci anni più caldi in assoluto
sono stati registrati dal 1997 in poi – secondo l’analisi dei dati raccolti dall’Unfpa
“non solo stanno mettendo a rischio vite umane, ma stanno anche esacerbando le differenze
tra ricchi e poveri e amplificando le ineguaglianze tra uomini e donne”. In molti
paesi, continua il documento, le donne rappresentano la parte più importante della
forza lavoro impiegata in agricoltura e proprio per questo motivo risentono più di
altri delle conseguenze del cambiamento. “La marginalizzazione e la discriminazione
contro le donne, oltre che una mancanza di attenzione all’ineguaglianza di genere
– dice l’Unfpa – costituisce una minaccia alla loro salute e al generale benessere
delle società minando alla base le possibilità di resistenza dei singoli paesi alle
nuove realtà cui vanno incontro”. La resistenza ai cambiamenti climatici – sottolinea
ancora l’organismo dell’Onu – avrà più probabilità di riuscita in quelle società dove
non esistono preclusioni di qualunque tipo all’accesso alle scuole, alla sanità e
dove tutti godono di un’equa protezione da parte della legge partecipando in pieno
alla vita politica e sociale del paese o della comunità di appartenenza. (R.P.)