Mons. Volante sul Vertice Fao: è servito a ricordare che c'è chi muore di fame
Chiuso a Roma il Vertice mondiale sull’alimentazione: nessun impegno concreto per
sconfiggere la fame. Insoddisfatto e rammaricato il direttore generale della Fao.
Il servizio di Roberta Gisotti:
“Non
è andata come volevo”, ha confidato Jacques Diouf ai giornalisti. La lotta alla fame
è un problema sociale economico, finanziario e culturale – ha spiegato - e invece
siamo andati fuori tema riducendo il dibattito per lo più a livello tecnico. Ha poi
accusato i leader dei Paesi occidentali di aver disertato il Vertice, ribadendo la
delusione per la mancanza nella Dichiarazione finale di cifre concrete e scadenze
per eliminare la fame. Ma gli sforzi – ha aggiunto – per organizzare il Vertice non
sono stati vani. Dello stesso parere mons. Renato Volante, osservatore
permanente della Santa Sede presso la Fao:
R. – Il primo fine del Vertice
era quello di attirare e di rinnovare l’attenzione sul problema della fame nel mondo.
Qui si tratta di approfondire, studiare, esaminare i modi, affinché questo tremendo
flagello, che può facilmente essere cancellato, effettivamente venga cancellato. C’è
cibo a sufficienza per tutti gli uomini, le donne, i bambini, i vecchi del mondo.
Più che a sufficienza! Questo cibo viene sprecato. Non è che il Vertice potesse dare
in due giorni e mezzo, con la partecipazione di centinaia di migliaia di persone,
delle indicazioni precisissime. La mia personale idea su questi Vertici è che servono
ad attirare l’attenzione delle persone – la mia, la sua, quella delle singole persone,
delle singole coscienze – su un problema drammatico e vergognoso che ci coinvolge
tutti e che noi, per nostra tranquillità, desideriamo dimenticare. Non vogliamo pensarci
- è molto semplice – perché ci vergogniamo, perché ci dà tristezza, ci dà angustia
sapere che ogni sei secondi muore un bambino. Cerchiamo di dimenticarlo: è normale
nella psicologia di ogni persona. Questi vertici servono a dirci: “No, non puoi dimenticarti
di questo, devi ricordartelo”.
D. – E’ pur vero che
il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, aveva chiesto a questo Vertice di offrire
delle risposte reali ad un miliardo e venti milioni di persone che non hanno da mangiare
per vivere. E, in questo senso, l’intervento del Papa ha offerto un’analisi socio-economica
davvero originale, supportata da osservazioni etiche da cui però non si può prescindere
per dare un nuovo ordine di giustizia a questo mondo...
R.
– Ci sono i punti fondamentali che poi sono ripresi anche nella Dichiarazione finale
e che trovano – se mi permette – la loro radice nella necessità che ogni persona umana
senta che la sua dignità è condivisa da ogni altro uomo e donna della terra. Questo
ci porta a scoprire una dimensione etica, morale, di giustizia, di amore e di dono
anche nel nostro rapporto reciproco con l’altro e nel nostro rapporto sociale con
tutti gli altri.