Mons. Piacenza: la comunicazione favorisca la comunione nella Chiesa, no ai preti
showman in tv
Se la comunicazione non favorisce la "comunione nella Chiesa" diventa "protagonismo
individuale oppure, ed è ancora più grave, introduce divisione” e “all’evangelizzazione
non servono i preti showman che vanno in TV”. Con parole molto decise, riferite dall'agenzia
Zenit, l'arcivescovo Mauro Piacenza, segretario della Congregazione per il Clero,
è intervenuto ieri alla Giornata di Studio su “La comunicazione nella missione del
sacerdote”, organizzata dalla Facoltà di Comunicazione della Pontificia Università
della Santa Croce. “Il sacerdote - ha detto il presule - non deve improvvisare quando
utilizza i mezzi di comunicazione e neppure deve comunicare se stesso, ma duemila
anni di comunione nella fede”. Un messaggio, ha concluso, che “può essere trasmesso
soltanto attraverso la propria esperienza e vita interiore”. Il prof. Philip Goyret,
ordinario di Ecclesiologia e Teologia sacramentaria presso l'ateneo pontificio, ha
poi spiegato che la dimensione comunicativa appartiene in qualche modo all’essenza
di ogni sacerdote, “sia in se stesso, in quanto sacramentalmente rappresenta Gesù
Cristo, e dunque deve vivere conformemente a ciò che rappresenta, sia in quanto portatore
di grazia e ministro della Parola di Dio”. Pertanto, ha aggiunto, “consacrazione e
missione sono correlate: la Parola dà senso alla testimonianza e la testimonianza
dà credibilità alla Parola”. Il prof. Mario Maritano, decano della Facoltà di Lettere
cristiane e classiche dell’Università Salesiana, si è soffermato sul ruolo di comunicatori
dei Padri della Chiesa traendone degli esempi pratici, mentre il prof. Sergio Tapia-Velasco,
docente presso la Facoltà di Comunicazione della Santa Croce, ha spiegato come l’omelia
domenicale possa diventare un momento privilegiato della trasmissione della Parola,
constatando che spesso invece si assiste a “troppe omelie lunghe e noiose”. In conclusione
dei lavori, la dott.ssa Alessandra Caneva, della Lux-Vide, ha vagliato l’impatto della
serie televisiva della RAI “Don Matteo”, quale esempio di fiction che riesce a comunicare
la bellezza della vocazione sacerdotale. Alla Giornata, cui ha preso parte anche mons.
Paul Tighe, Segretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, è stata
presentata la ricerca scientifica internazionale Picture (acronimo inglese per le
pratiche d’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione da parte dei
sacerdoti) che ha lo scopo di analizzare “quale è l’uso che i sacerdoti della Chiesa
cattolica fanno di Internet”. Il progetto, che gode del sostegno della Congregazione
per il Clero, cerca di comprendere l’attitudine dei sacerdoti rispetto a questo nuovo
medium, oltre a sviluppare una più efficace comunicazione “on-line” della Chiesa.
Lo studio verrà fatto su un campione estratto dagli oltre 400 mila sacerdoti sparsi
nel mondo e sarà condotto dal New Media in Education Lab dell’Università della Svizzera
italiana (Lugano), in collaborazione con la Facoltà di Comunicazione dell’Università
della Santa Croce. (A.D.C.)