2009-11-19 14:59:39

Clima, nucleare e Trattato di Lisbona affrontati da mons. van Lyun nella plenaria della Comece


La plenaria di apertura della Comece, la Commissione degli episcopati della Comunità europea, ha visto ieri pomeriggio a Bruxelles mons. Adrianus van Luyn, vescovo di Rotterdam e presidente dell'organismo episcopale, centrare il suo intervento iniziale sul "dialogo", definito "di fatto", che il Trattato di Lisbona ha formalmente inscritto tra le istituzioni europee e le Chiese. "Occorre sapere in che modo e con quali obiettivi dobbiamo condurre tale dialogo”, ha affermato mons. van Luyn, che ha ricordato l’impegno della Comece per il passaggio dalla “clausola difensiva” su tale dialogo, allegata al Trattato di Amsterdam, all'attuale formulazione positiva contenuta nel terzo paragrafo dell’art.17 del Trattato di Lisbona (prossimo all'entrata in vigore il primo dicembre 2009). L’obiettivo della Comece - ha precisato il presidente della Comece, secondo quanto riferito dall'Agenzia Sir - “non è salvaguardare i nostri privilegi nell’area politica europea”, bensì “tentare di fare fruttificare nel processo politico” il Vangelo “che è valido per ogni uomo”. Ciò richiede, ha osservato, “apertura” e disponibilità ad un “dibattito competente e globale” sulle “questioni politiche attuali e pressanti”. Tre, sono in particolare - ha sottolineato il presule, le “importanti sfide per l’immediato futuro: il summit di Copenhagen, il rinegoziato del Trattato di non proliferazione, l’impegno per un’economia sociale di mercato sostenibile. Per il primo punto, il vescovo di Rotterdam ha manifestato un certo scetticismo. Dopo l’incontro dell’Apec (Asia-Pacific Economic Coperation) della scorsa settimana, “è chiaro - ha detto - che a Copenhagen non vi sarà alcun consenso sul protocollo successivo a Kyoto, ma dovrebbe essere possibile un accordo politico su precisi obiettivi”, anche se per il presule Usa, Giappone e Cina dovrebbero mostrare un più deciso impegno sul tema. Mons. van Lyun ha poi affrontato il nodo del sostegno finanziario ai Paesi in via di sviluppo, che li aiuti a "superare un cambiamento climatico causato in gran parte dai Paesi industrializzati". Si tratta, ha ribadito, non di "un’elemosina" ma di "un imperativo di giustizia". Parlando, quindi, del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (maggio 2010), il presidente della Comece ha rilevato che “una convergenza” tra “l’opzione zero americana” dello scorso aprile e “la decisione del governo tedesco” di rimuovere le armi nucleari tattiche dal proprio territorio “potrebbe accrescere la prospettiva di un mondo senza armi nucleari”. E guardando all’impegno della Santa Sede per il successo dei negoziati, si è chiesto "se anche le Chiese in Europa, e nello specifico la Comece, non dovrebbero attivarsi per sostenere l’Ue in questa iniziativa”. Infine, la crisi economica in corso, che per mons. van Lyun ha la sua “causa più profonda" nell’immagine "distorta dell’umano”, esclusivamente "intento alla massimizzazione del profitto e all’affermazione dei diritti individuali”. Richiamandosi ai principi espressi da Benedetto XVI nella Caritas in veritate, il presule ha asserito che con l’adozione del Trattato di Lisbona "l’Ue si è impegnata a creare in Europa un’economia sociale di mercato sostenibile. Nei prossimi mesi - ha ricordato - le istituzioni Ue definiranno una nuova strategia decennale per lo sviluppo economico e sociale, volta a sostituire la Strategia di Lisbona”. Nell’attesa, la Comece pensa di organizzare "con rappresentanti del Parlamento e della Commissione un dialogo sull’immagine di uomo e società sulla quale dovrebbe fondarsi questa nuova strategia”.(A cura di Alessandro De Carolis) RealAudioMP3







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