Clima, nucleare e Trattato di Lisbona affrontati da mons. van Lyun nella plenaria
della Comece
La plenaria di apertura della Comece, la Commissione degli episcopati della Comunità
europea, ha visto ieri pomeriggio a Bruxelles mons. Adrianus van Luyn, vescovo di
Rotterdam e presidente dell'organismo episcopale, centrare il suo intervento iniziale
sul "dialogo", definito "di fatto", che il Trattato di Lisbona ha formalmente inscritto
tra le istituzioni europee e le Chiese. "Occorre sapere in che modo e con quali obiettivi
dobbiamo condurre tale dialogo”, ha affermato mons. van Luyn, che ha ricordato l’impegno
della Comece per il passaggio dalla “clausola difensiva” su tale dialogo, allegata
al Trattato di Amsterdam, all'attuale formulazione positiva contenuta nel terzo paragrafo
dell’art.17 del Trattato di Lisbona (prossimo all'entrata in vigore il primo dicembre
2009). L’obiettivo della Comece - ha precisato il presidente della Comece, secondo
quanto riferito dall'Agenzia Sir - “non è salvaguardare i nostri privilegi nell’area
politica europea”, bensì “tentare di fare fruttificare nel processo politico” il Vangelo
“che è valido per ogni uomo”. Ciò richiede, ha osservato, “apertura” e disponibilità
ad un “dibattito competente e globale” sulle “questioni politiche attuali e pressanti”.
Tre, sono in particolare - ha sottolineato il presule, le “importanti sfide per l’immediato
futuro: il summit di Copenhagen, il rinegoziato del Trattato di non proliferazione,
l’impegno per un’economia sociale di mercato sostenibile. Per il primo punto, il vescovo
di Rotterdam ha manifestato un certo scetticismo. Dopo l’incontro dell’Apec (Asia-Pacific
Economic Coperation) della scorsa settimana, “è chiaro - ha detto - che a Copenhagen
non vi sarà alcun consenso sul protocollo successivo a Kyoto, ma dovrebbe essere possibile
un accordo politico su precisi obiettivi”, anche se per il presule Usa, Giappone e
Cina dovrebbero mostrare un più deciso impegno sul tema. Mons. van Lyun ha poi affrontato
il nodo del sostegno finanziario ai Paesi in via di sviluppo, che li aiuti a "superare
un cambiamento climatico causato in gran parte dai Paesi industrializzati". Si tratta,
ha ribadito, non di "un’elemosina" ma di "un imperativo di giustizia". Parlando, quindi,
del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (maggio 2010), il presidente
della Comece ha rilevato che “una convergenza” tra “l’opzione zero americana” dello
scorso aprile e “la decisione del governo tedesco” di rimuovere le armi nucleari tattiche
dal proprio territorio “potrebbe accrescere la prospettiva di un mondo senza armi
nucleari”. E guardando all’impegno della Santa Sede per il successo dei negoziati,
si è chiesto "se anche le Chiese in Europa, e nello specifico la Comece, non dovrebbero
attivarsi per sostenere l’Ue in questa iniziativa”. Infine, la crisi economica in
corso, che per mons. van Lyun ha la sua “causa più profonda" nell’immagine "distorta
dell’umano”, esclusivamente "intento alla massimizzazione del profitto e all’affermazione
dei diritti individuali”. Richiamandosi ai principi espressi da Benedetto XVI nella
Caritas in veritate, il presule ha asserito che con l’adozione del Trattato
di Lisbona "l’Ue si è impegnata a creare in Europa un’economia sociale di mercato
sostenibile. Nei prossimi mesi - ha ricordato - le istituzioni Ue definiranno una
nuova strategia decennale per lo sviluppo economico e sociale, volta a sostituire
la Strategia di Lisbona”. Nell’attesa, la Comece pensa di organizzare "con rappresentanti
del Parlamento e della Commissione un dialogo sull’immagine di uomo e società sulla
quale dovrebbe fondarsi questa nuova strategia”.(A cura di Alessandro De Carolis)