Sudan: appello delle Chiese cristiane per salvare gli accordi di pace del 2005
“Il processo di pace in Sudan è giunto ad un punto critico. A meno di cinque mesi
dalle elezioni e a poco più di un anno dal referendum sull’indipendenza del Sud Sudan,
il fragile ’Accordo inclusivo di pace’ (Cpa) è sull'orlo del naufragio”. Le Chiese
cristiane sudanesi si uniscono all’allarme lanciato nei giorni scorsi dal vescovo
cattolico di Rumbeck Cesare Mazzolari sulla situazione del Paese, dove si moltiplicano
gli scontri interetnici e le violenze contro i civili in Sud Sudan, gli attacchi dell’Esercito
di Resistenza del Signore nell’Equatoria Occidentale e continua il conflitto nella
regione del Darfur. In un comunicato congiunto intitolato “Insieme per la pace”, il
Forum ecumenico del Sudan e il Consiglio delle Chiese del Sudan richiamano il Governo
di Unità Nazionale a Khartoum e il governo del Sud a Juba ad “adempiere al loro dovere
di proteggere i cittadini e a consegnare alla giustizia i responsabili” delle violenze.
Ma a preoccupare le Chiese cristiane sudanesi sono anche i ritardi e i problemi incontrati
nella preparazione delle prossime elezioni del 2010 e del referendum che nel 2011
(secondo i termini degli accordi di pace siglati a Nairobi nel 2005) dovrà decidere
l’indipendenza del Sud. Essi segnalano lo stallo politico sul quorum necessario, il
basso numero di cittadini che si sono registrati per partecipare al voto, ma anche
la mancata preparazione della transizione dopo la consultazione. Quale che sia l’esito
del referendum, sottolinea a questo proposito il comunicato, “è indispensabile porre
in essere accordi significativi per una transizione pacifica. Nel caso esso mantenga
l’unità, dovranno essere affrontate le questioni dell’identità nazionale e della distribuzione
del potere e della ricchezza. In caso di separazione, devono essere affrontate questioni
come lo status dei sud-sudanesi e delle Chiese nel nord, la distribuzione delle risorse
come il petrolio e l'acqua, e lo status del Sud Kordofan e del Nilo Blu, per garantire
relazioni pacifiche tra i due nuovi vicini”. Le Chiese cristiane sudanesi ribadiscono
quindi il loro fermo impegno a promuovere la pace, il dialogo e lo sviluppo del Paese,
a non tacere di fronte alle gravi violazioni dei diritti umani e a fare il possibile
per salvare il Cpa. A questo scopo essi fanno appello ai mediatori degli accordi e
ai Paesi dell'Igad (Inter Governmental Authority on Development, che se ne sono fatti
garanti) e a tutta la comunità internazionale. (L.Z.)