Quattro libri su "La Parola dipinta. La Bibbia nella Cappella Sistina" per riscoprire
i simboli in un tempo di oscuramento dei segni
Un importante evento editoriale: per la prima volta l’intero complesso decorativo
della Cappella Sistina viene raccontato nel suo significato iconografico, con il collegamento
tra immagine dipinta e Scrittura. Si tratta de “La Parola dipinta. La Bibbia nella
Cappella Sistina”, quattro libri unici realizzati dalle Edizioni Musei Vaticani e
dal Sole 24 Ore. Il primo volume dedicato agli affreschi michelangioleschi della
volta sarà distribuito con il Sole 24 Ore, a partire da venerdì 20 novembre al costo
di 14,90 euro oltre al prezzo del giornale. Seguiranno i 2 tomi sugli affreschi quattrocenteschi
e infine quello relativo al Giudizio Universale. L’opera è stata presentata ieri
ai Musei Vaticani. C’era per noi Paolo Ondarza:
Rivelare
all’uomo la profondità e l’ampiezza della Parola di Dio attraverso le immagini. Questo
da sempre è stato, nella bimillenaria tradizione cristiana, il compito o meglio la
vocazione, di ogni artista. Niente più di una pittura, un disegno o una scultura
– secondo le intenzioni dei vari Pontefici - poteva dare forma e colore alla Bibbia,
senza tradirla. Tante le dimostrazioni nel corso dei secoli: prima fra tutte la Cappella
Sistina che, attraverso i capolavori degli artisti quattrocenteschi nelle pareti e
della volta e del Giudizio di Michelangelo, costituisce una galleria ineguagliabile
di testi sacri e – per dirla con il direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci
- una “foresta” di simboli religiosi”. I volumi, realizzati dalle Edizioni Musei Vaticani
e dal Sole 24, attraverso le pregiate riproduzioni fotografiche dei laboratori vaticani
e il competente commento di mons. Roberto Zagnoli, ripropongono all’uomo contemporaneo,
spesso dimentico del valore dei simboli religiosi, una visione dell’arte come ancella
della teologia e rivelatrice dei significati delle Sacre Scritture. Antonio
Paolucci:
R. - L’arte può aiutare a comprendere
tutto: il destino degli uomini, la storia e naturalmente anche la fede. Il fatto è
che viviamo in un’epoca di black out semantico, di oscuramento dei segni. La nostra
cultura si è retta per secoli, per quasi due millenni, su questi simboli, su questi
soggetti, su queste immagini. La gente di oggi, anche laureata, anche presuntivamente
colta, in realtà ha perduto l’alfabeto dei segni. Questo è molto grave, perché significa
inaridimento, appiattimento, omologazione. Il guaio del mondo globale è anche questo.
D.
– E questi segni, i segni che invece erano così vivi nella tradizione, nella cultura
del ‘400 e del ‘500, possono continuare a parlare all’uomo contemporaneo...
R.
– ...però vanno rispiegati. Bisogna impararli e quando uno li ha imparati, riesce
a capire un sacco di cose. Quanti sanno che cos’è la caduta della manna? Quanti, chiedendolo
in giro per le strade, lo saprebbero? E qual è il significato di prefigurazione eucaristica
della caduta della manna?
L’auspicio di chi ha curato i volumi è che
attraverso il genio di grandi artisti rinascimentali, primo fra tutti Michelangelo
“esperto conoscitore delle Scritture” - come ricordato dal cardinale Giovanni Lajolo,
presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano – ogni uomo possa
entrare a contatto con quella Parola che da sempre orienta e dà senso alla vita.