Il Papa all'udienza generale: le cattedrali del Medioevo ci ricordano che la bellezza
è una via affascinante per incontrare Dio. Appello per i bambini di tutto il mondo
La bellezza è forse l’itinerario “più attraente ed affascinante, per giungere ad incontrare
ed amare Dio”. Lo ha affermato Benedetto XVI all’udienza generale di questa mattina
in Aula Paolo VI, dedicata al racconto di come l’arte romanica e gotica, simboleggiata
dalle cattedrali, permise di educare alla fede intere generazioni cristiane nel Medioevo.
Il Papa si è rivolto idealmente agli artisti, che incontrerà sabato prossimo, e al
termine ha levato un appello in favore dell’infanzia sofferente, a 20 anni dall’adozione
della Convenzione Onu sui diritti del fanciullo. Il servizio di Alessandro De Carolis:
“Accadde
che il mondo (…) scuotendosi di dosso i vecchi cenci, volesse rivestirsi dappertutto
della bianca veste di nuove chiese”. Il mondo descritto da queste parole di Rodolfo
il Glabro - antico monaco francese e uno dei maggiori cronisti medievali - è quello
che dall’XI al XIII secolo vede svettare in Europa un numero impressionante di chiese,
nuove o ristrutturate, tra le quali spiccano le cattedrali, definite dal Papa, “vera
gloria del Medioevo cristiano”. Un mondo dalle città e dal benessere in espansione,
che attraverso innovative soluzioni architettoniche o artistiche vuole rappresentare
in forma d’arte quel risveglio d’anime innescato dallo “zelo spirituale del monachesimo”.
Per una volta, Benedetto XVI tralascia di offrire il ritratto di un pensatore cristiano
del Medioevo e del suo capolavoro di teologia per soffermarsi sui capolavori dell’arte
romanica e gotica, protagoniste di quell’epoca. Quello che ne scaturisce è una catechesi
appassionata e appassionante, che prende il via dall’analisi del fermento che portò
alla nascita dello stile romanico:
“Gli architetti
individuavano soluzioni tecniche sempre più elaborate per aumentare le dimensioni
degli edifici, assicurandone allo stesso tempo la saldezza e la maestosità (...) Nacquero
così le chiese e le cattedrali romaniche, caratterizzate dallo sviluppo longitudinale,
in lunghezza, delle navate per accogliere numerosi fedeli; chiese molto solide, con
muri spessi, volte in pietra e linee semplici ed essenziali". Dal
nord della Francia del 1300 e del 1400, prosegue il Papa, si diffonde un altro tipo
di architettura sacra: il gotico. Se il romanico si sviluppava in lunghezza, il gotico
predilige, dice il Pontefice, alti pilastri e volte a sesto acuto, “lo slancio verticale
e la luminosità”: “Le cattedrali gotiche mostravano
una sintesi di fede e di arte armoniosamente espressa attraverso il linguaggio universale
e affascinante della bellezza, che ancor oggi suscita stupore (...) Lo slancio verso
l’alto voleva invitare alla preghiera ed era esso stesso una preghiera. La cattedrale
gotica intendeva tradurre così, nelle sue linee architettoniche, l’anelito delle anime
verso Dio”. Benedetto XVI mette a confronto anche le scelte
decorative dei due stili. Le sculture romaniche sono una novità e si prefiggono di
educare i fedeli con “impressioni forti”. Ad assolvere questa funzione sono soprattutto
i portali delle chiese, che separano il tempo e lo spazio del sacro dal resto del
quotidiano. Nelle cattedrali gotiche sono invece le vetrate dipinte a colori a catturare
lo sguardo, trasformando la storia della salvezza - nota il Papa - in una “cascata
di luce” che coinvolge la gente. Inoltre, “un altro pregio delle cattedrali gotiche
è costituito - sottolinea il Pontefice - dal fatto che alla loro costruzione e alla
loro decorazione”:
“…in modo differente ma corale,
partecipava tutta la comunità cristiana e civile; partecipavano gli umili e i potenti,
gli analfabeti e i dotti, perché in questa casa comune tutti i credenti erano istruiti
nella fede. La scultura gotica ha fatto delle cattedrali una ‘Bibbia di pietra’”. Sullo
sfondo delle considerazioni di Benedetto XVI c’è l’atteso incontro che il Papa avrà
sabato prossimo in Vaticano con alcune centinaia di importanti artisti di tutto il
mondo. Vorrei rinnovare, ha affermato il Pontefice, “quella proposta di amicizia tra
la spiritualità e l’arte” già auspicata da Paolo VI e Giovanni Paolo II:
“Un
artista, che ha testimoniato sempre l’incontro tra estetica e fede, Marc Chagall,
ha scritto che ‘i pittori per secoli hanno intinto il loro pennello in quell'alfabeto
colorato che era la Bibbia’. Quando la fede, in modo particolare celebrata nella liturgia,
incontra l’arte, si crea una sintonia profonda, perché entrambe possono e vogliono
parlare di Dio, rendendo visibile l’Invisibile”. E citando
Sant’Agostino quando afferma di vedere nella bellezza della natura e delle creature
un riflesso della “Bellezza Immutabile” del loro Creatore, Benedetto XVI conclude: “La
forza dello stile romanico e lo splendore delle cattedrali gotiche ci rammentano che
la via pulchritudinis, la via della bellezza, è un percorso privilegiato
e affascinante per avvicinarsi al Mistero di Dio (...)Cari fratelli
e sorelle, ci aiuti il Signore a riscoprire la via della bellezza come uno degli itinerari,
forse il più attraente ed affascinante, per giungere ad incontrare ed amare Dio”. Al
termine dell’udienza, Benedetto XVI ha ricordato che dopodomani, alle Nazioni Unite,
si svolgerà la Giornata Mondiale di Preghiera e di Azione per i Bambini, in occasione
del 20.mo anniversario dell’adozione della Convenzione sui diritti del fanciullo.
Rivolgendosi a “tutti i bambini del mondo” e specialmente - ha affermato - a quanti
vivono soffrono per violenze, abusi, malattia, guerra o fame, il Papa leva un appello
alla comunità internazionale affinché, ha detto:
“Si
moltiplichino gli sforzi per offrire un’adeguata risposta ai drammatici problemi dell’infanzia.
Non manchi il generoso impegno di tutti affinché siano riconosciuti i diritti dei
fanciulli e rispettata sempre più la loro dignità”. Tra
i saluti particolari, da rilevare fra gli altri quelli che Benedetto XVI ha rivolto
ai partecipanti alla plenaria della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli
- ringraziati “per il generoso impegno” speso in “favore della diffusione del messaggio
evangelico” - e quelli indirizzati ai rappresentanti della Federazione italiana degli
addetti al culto “per l’opera importante” svolta “nella preparazione e nella cura
degli spazi liturgici, come pure dei Beni culturali custoditi nelle chiese”.