Al Festival di Torino di scena l'immigrazione e l'integrazione
Famiglie, padri e madri, figli e figlie, a scuola o al lavoro: la società scricchiola
e il cinema al Festival di Torino – sperimentale, d’autore, di nicchia, curioso –
corteggia e affronta un tema centrale, attuale, offuscato da polemiche e sinceramente
non procrastinabile nelle sue diverse declinazioni: l’immigrazione, l’accoglienza,
l’integrazione, la legalità. L’Italia, prima di tutto: Pietro Marcello in "La bocca
del lupo" – realizzato con il contributo della Fondazione San Marcellino di Genova,
legata alla Compagnia di Gesù – non lesina immagini che penetrano nella marginalità
più spaventosa, anche affettiva, sul palcoscenico di una Genova astratta e verista;
Ivano De Matteo mette in scena un fosco teatrino perbenista in "La bella gente", che
bella proprio non è: cultura democratica, immagine di progressisti benefattori, ma
quando la famiglia tutta dedita alla difesa dei diritti altrui entra in crisi per
aver accolto una prostituta romena che inizia veramente a redimersi e integrarsi,
diventa un persecutore feroce e intollerante; "La cosa giusta", di Marco Campogiani,
è quella che, invece, devono decidere di fare due poliziotti alle prese con un arabo
sospettato di terrorismo. Anche il cinema d’Oltralpe comincia ad interrogarsi e guardare
in faccia il problema: "Welcome" di Philippe Loiret è uscito in Francia con strascichi
di polemiche, forte però di un incasso d’oltre dieci milioni di euro. E’ un film intenso,
commovente, benissimo orchestrato e diretto in una Calais che sembra una Babele attraversata
da umanità disgraziata, rigettata, perseguitata, offesa, alla deriva prima ancora
di raggiungere le bianche scogliere di Dover. Finale amaro e molte coscienze interrogate
sul futuro, nostro e altrui. Ma la crisi tocca anche le volpi: nel delizioso e divertente
"Fantastic Mr. Fox" di Wes Anderson, un gioiello di animazione stop-motion, Mr. Fox
e Mrs. Fox sono alle prese con una guerra scatenata dagli umani cattivi e dalle cattive
abitudini di papà volpe. Come ben si sa questo simpatico animale perde il pelo ma
non il vizio, che qui consiste nel rubare polli, piccioni e sidro. Ironia e comicità
riflettono in questo mondo di fiaba le tensioni di ogni giorno, tra chi fa il bene
e il male, tra chi perdona e offende. Questa volta, e fa riflettere, vincono le volpi,
che almeno agiscono per la loro sopravvivenza e non per la sete di denaro, piacere
e potere, come fanno invece i tre cattivi padroni del circondario. (Da Torino,
Luca Pellegrini)